La Regione Lazio si accinge a varare la Proposta di Legge n 132 per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare.
Un'ottima iniziativa che però contiene due seri limiti che causeranno diffuse diseguaglianze e contenziosi più che prevedibili

Innanzitutto, c'è  il comma 1 dell'articolo 2 dove leggiamo che “il caregiver familiare è la persona che assiste e si prende cura del coniuge, dell’altra parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto ai sensi della legge 20 maggio 2016, n. 76 (Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze) e successive modifiche, di un familiare o di un affine entro il secondo grado”.

Tutto bene? No, se a seguire c'è scritto che la Regione Lazio riconosce il caregiver familiare “nei soli casi " degli assistiti "che, a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di sé”.

Una definizione di caregiver che nel complesso diventa pesantemente limitativa o discriminatoria per i caregiver che assistono persone parzialmente autosufficienti che nel Lazio non potranno ottenere un attestato per i datori di lavoro allo scopo di accedere a part time o smart working.

Stiamo parlando di TUTTI i lavoratori che assistono familiari:  cardiopatici (infarti e fibrillazione inclusi), oncologici, epilettici e malati del metabolismo o immunodepressi, malati con limitazioni nella deambulazione o nella manualità o alla vista (temporanee o croniche), malati in terapia del dolore, malati con deficit cognitivo lieve, malati con disturbi mentali, tossicodipendenti eccetera senza dimenticare i bambini.

Una lunga lista di caregiver che non di rado si trovano costretti divenire 'disoccupati' per assistere i propri cari, con danno sociale incrementale, come ben sappiamo tutti.
E dire che si tratta di una problematica ben nota ai Sindacati che da diversi anni incontrano serie difficoltà nel contrattualizzare e garantire questi diritti (part time e smart working) e che ancor più ne incontreranno 'grazie' alla definizione di caregiver decisa dalla Regione.

In secondo luogo, a creare discriminazioni c'è il comma 5 dell'articolo 7 che limita il sostegno per i caregiver alla “soglia massima di ISEE per l’accesso al contributo di cui al comma 1 è stabilita in euro 24.000,00.” 

Eppure, la sentenza del 29 febbraio 2016 del Consiglio di Stato aveva escluso il calcolo del reddito ai fini ISEE per l'indennità di accompagnamento dei disabili non autosufficienti.
Il Consiglio di Stato aveva tenuto a chiarire che "l'indennità di accompagnamento (ndr. la forma più essenziale di caregiving) serve non a renumerare alcunché,  ... bensì a compensare una oggettiva e ontologica situazione di inabilità che provoca di per se disagi e diminuzione della capacità reddituale."

E per superare un'ISEE di 24mila euro non serve molto: basta essere una coppia di  lavoratori pensionati.

Un diritto di cittadinanza e non solo assistenziale o salutistico.

La Proposta di Legge n 132 è ancora in fase di approvazione:  è stata adottata dalla Giunta Regionale con l’8 febbraio 2024 ed è stata proposta al Consiglio Regionale il 9 febbraio, la discussione è iniziata il 22 febbraio.
C'è ancora tempo per approfondire e rimediare.

Speriamo, dunque, che la Regione Lazio non vorrà escludere le decine di migliaia di caregiver di malati parzialmente autosufficienti che non hanno bisogno di un sostegno economico ma "semplicemente" di una attestazione per ottenere il diritto al part time e allo smart working sul lavoro che i vari contratti di categoria riconoscono.

Speriamo, anche, che di non dover attendere anni di contenziosi e le rispettive sentenze per estendere il diritto di riconoscimento del caregiving a tutti i malati che ne hanno diritto nel Lazio e non solo alle fasce ISEE più basse.