"La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome rileva numerosi punti di attenzione,  nel testo del decreto – legge [che dirotta 1,2 mld da fondo complementare ai fondi sull'edilizia sanitaria], alcuni molto significativi, nel metodo e nel merito della  definizione del testo e sulle coperture finanziarie, precisando che si auspica che non si  debba più percorrere una modalità elaborativa di decreti legge che trattano materie di  competenza regionale, senza alcuna interlocuzione con la Conferenza delle Regioni. La Conferenza esprime, pertanto, parere condizionato all'accoglimento delle proposte emendative prioritarie e chiede, inoltre, l'impegno formale ad individuare le risorse  necessarie anche negli anni successivi; in caso negativo le Regioni valuteranno iniziative  anche giurisdizionali a tutela delle programmazioni già avviate".

È il parere espresso dalla Conferenza delle Regioni sullo schema di conversione in legge del dl 2 marzo 2024: "Ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza".

Una posizione che il presidente della Conferenza delle Regioni, il leghista Massimiliano Fedriga ha riassunto in questi termini:

"Ci siamo sempre mossi in modo costruttivo seppure in uno scenario critico, ovvero per quanto riguarda i fondi ex articolo 20 abbiamo chiesto che venga eliminato il definanziamento o che venga preso un impegno formale per rifinanziarli negli anni successivi. Il nostro parere è condizionato a questa richiesta. Utilizzeremo tutti i canali della collaborazione e anche quelli di non collaborazione, se necessario, per tutelare il più possibile il servizio sanitario nazionale. Penso che sia un obiettivo di tutti, in primis del governo, dare una risposta che possa migliorare la risposta sanitaria del Paese. Da un'interlocuzione informale abbiamo visto un'apertura del governo".

Pertanto, dopo rima l'appello dei 14 esperti, dopo l'allarme della Ragioneria dello Stato, adesso sui tagli alla sanità è arrivato anche il monito della Conferenza delle Regioni.

Il Governo, nel decreto PNRR sopra ricordato, toglie al SSN 1,2miliardi, ridimensionando al 6,2% la spesa sanitaria in rapporto al PIL.

Questo non può non  avere conseguenze, ad esempio, sulle liste d'attesa che saranno più lunghe, sul numero di medici e infermieri (che verrà ridoto), sul numero di strutture sul territorio, sulla medicina di prossimità, sui lavori di messa in sicurezza e ammodernamento degli ospedali...

E per giustificarsi Meloni si arrampica sugli specchi...