"Tutta la mia solidarietà personale e istituzionale alla Comunità Ebraica di Trieste che ha visto sfregiata la propria Sinagoga con indegne scritte antisemite. Un gesto vile che va condannato con fermezza. Combattiamo l'ignoranza, difendiamo la libertà e la democrazia".
Queste le parole di Massimiliano Fedriga, presidente della regione Friuli, a commento di una scritta dipinta sulla facciata della sinagoga di Trieste che diceva:
"Gli ebrei sono i novi razzisti e fascisti".
Oltre al presidente della regione, altri, tra rappresentanti delle istituzioni e cittadini, si sono precipitati a condannare la scritta come antisemita.
Ma perché una qualsiasi critica contro gli ebrei dovrebbe essere etichettata come antisemita?
Che cos'è l'antisemitismo?
Da enciclopedia Treccani: L'avversione e la lotta contro gli Ebrei. Anche se il termine venne usato per la prima volta agli inizi del 19° secolo, si tratta di un fenomeno molto più antico. A un'ostilità di carattere religioso, viva fin dai primi secoli del cristianesimo (gli Ebrei come deicidi) e intensificatasi dopo i Concili Lateranensi 3° e 4°, nel Medioevo si aggiunse un'ostilità economico-sociale dovuta al costituirsi degli Ebrei in gruppo a sé stante, avente spesso, in seguito alle preclusioni della Chiesa in proposito, il monopolio dell'usura o del prestito di denaro. L'antisemitismo ottocentesco si innestò su tale patrimonio secolare di odi religiosi e sociali, come risultò evidente in Russia, in Polonia, nella penisola balcanica, dove la persecuzione antiebraica diede luogo a clamorosi episodi di violenza (pogrom). In Occidente l'antisemitismo, con l'involuzione del principio di nazionalità in nazionalismo e il manifestarsi di ideologie antidemocratiche, razziste e filo-ariane (come quelle di H.S. Chamberlain), cominciò a diffondersi anche nelle masse popolari. Esso, inoltre, rientrava in un preciso programma politico: così in Francia fu sfruttato dai gruppi clericali e monarchici nel tentativo di rovesciare la 3a Repubblica (vedi il caso Dreyfus), mentre in Germania fu in sostanza un diversivo alla lotta di classe. Hitler (che era stato influenzato dall'agitatore austriaco G. von Schönerer) nel Mein Kampf e A. Rosenberg nel Mythus des 20 Jahrhunderts accusarono apertamente gli Ebrei di essere responsabili della sconfitta della Germania nella Prima guerra mondiale e di costituire un'internazionale di capitalisti e di sfruttatori tendente al dominio del mondo (si citavano, in appoggio a queste affermazioni, i Protocolli dei Savi Anziani di Sion, dimostrati falsi nel 1921) e all'oppressione della razza ariana. Con le leggi di Norimberga del 1935 gli Ebrei furono quindi allontanati dalla vita pubblica, fatti oggetto di persecuzioni e di un piano di sterminio freddamente e razionalmente attuato nel corso della guerra mediante i campi di sterminio (Auschwitz, Buchenwald, Belsen ecc.). In Italia il peso della tradizione risorgimentale aveva impedito, anche dopo l'ascesa del fascismo, il sorgere di un problema ebraico. Ma in seguito alla formazione dell'Asse Roma-Berlino si ebbe la Dichiarazione della razza (15 luglio 1938), sottoscritta da un gruppo di docenti universitari, e la promulgazione di un decreto legge del 1° settembre 1938 che iniziò la persecuzione degli Ebrei: prima di quelli non italiani, poi, con altre disposizioni legislative, anche di quelli italiani. Il nuovo mito della difesa della razza entrò a far parte dell'ideologia fascista, nonostante l'opposizione manifestata dalla Santa Sede, da alcune personalità del regime e la generale impopolarità nell'opinione pubblica.Nel secondo dopoguerra, dopo la sconfitta del nazismo, manifestazioni di antisemitismo sono state per lo più limitate alle episodiche attività di singoli movimenti neonazisti, peraltro di scarsa consistenza, presenti in alcuni paesi. La nascita dello Stato di Israele (1948) ha inoltre determinato il diffondersi di un ampio movimento antisionista nell'ambito del quale sono comparsi anche elementi di antisemitismo. Quanto all'antica ostilità del cristianesimo nei confronti degli Ebrei, una revisione di questo atteggiamento è stata iniziata in particolar modo all'interno della Chiesa cattolica negli anni precedenti il concilio Vaticano II, trovando poi la sua massima espressione nella dichiarazione conciliare Nostra aetate (1965), con sviluppi e applicazioni in successivi documenti vaticani (1974 e 1985). Di rilevante significato è stata anche la visita di Giovanni Paolo II alla sinagoga di Roma (1986).
Pertanto, perché la scritta "Gli ebrei sono i novi razzisti e fascisti" dovrebbe essere considerata antisemita?
Imbrattare un edificio pubblico o privato, qualunque esso sia, è ovviamente un atto vandalico con tutte quelle che sono e devono essere le conseguenze del caso. Pertanto, deturpare una sinagoga è di per sé condannabile.
Ma in questo caso tutti o quasi non si sono soffermati sul possibile danno alla facciata di un edificio religioso, ma sul significato della scritta... definita antisemita, perché - immagino - critica nei confronti degli ebrei.
Prima considerazione: ma allora significa che qualsiasi cosa dica o faccia un ebreo (cioè un cittadino di qualunque nazione di religione ebraica) è sempre giusto a prescindere, perché un ebreo non può comunque essere criticato, perché altrimenti la critica sarebbe catalogabile come antisemitismo?
A leggere i commenti in relazione a tale scritta, questa è l'unica spiegazione logica.
A questo punto, però, si affaccia una successiva considerazione, basata su fatti del tutto oggettivi.
Pochi anni fa, il governo dello Stato di Israele, dello Stato ebraico di Israele, ha approvato la legge Stato-Nazione, un provvedimento di natura costituzionale (in Israele non esiste una costituzione, ma alcune leggi di riferimento che vanno intese come principi su cui la Knesset deve legiferare) che, in pratica, afferma che un cittadino israeliano di religione ebraica gode di tutti i diritti garantiti da quello Stato, mentre per gli arabi israeliani non è così.
Inoltre, ci avviciniamo ormai ai 60 anni di occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele. Un'occupazione militare che, secondo almeno tre diversi enti/organizzazioni, hanno portato Israele ad instaurare un regime di apartheid contro il popolo palestinese... non in base ad argomentazioni di fantasia, ma in base a quanto sancito dal diritto internazionale sull'analisi delle leggi licenziate e attuate dalle municipalità israeliane e dal governo di Tel Aviv.
Non tutti gli ebrei israeliani approvano l'apartheid di Israele, una parte lo condanna apertamente e coraggiosamente (attributo da rimarcare visti i tempi). Lo stesso vale per molti ebrei che sono cittadini di altre nazioni.
Ma allora perché definire antisemita una denuncia nei confronti di chi sta praticando e supportando (lo Stato ebraico e chi ne condivide le politiche attuali) razzismo e fascismo? Perché questo è l'apartheid.
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