In una rara intervista dell'avvocato Gennaro Egidio si scopre che fin dal 1987 il zelante avvocato avesse già chiaro il concetto che tutti i telefonisti facessero capo di un solo uomo, ovvero all'"americano", che una recente perizia ha dimostrato essere Marco Accetti. 

L'americano ebbe infatti un ruolo indiscusso da protagonista in tutta la vicenda, e dopo i depistaggi iniziali di Mario e di Pierluigi, si occupò di chiamare sia casa Orlandi - ma anche e soprattutto - la Segreteria di Stato vaticana, con la quale intendeva (forse) instaurare un dialogo per un eventuale riscatto.


Tuttavia la storia insegna che anche le chiamate presso il Vaticano erano frutto di un depistaggio, che nascondeva un movente ancora più complesso, rendendo quindi la città leonina vittima da carnefice, innocente da colpevole, poiché conosceva tutti i segreti che avevano portato al rapimento della giovane Emanuela Orlandi.

L'apparato romano malavitoso che si era occupato, soprattutto nel 1983, di creare delle teatrali macchinazioni al fine di rapire delle giovani ragazze, venne quindi allo scoperto con il caso di Emanuela Orlandi mentre, negli anni precedenti, aveva operato in silenzio con un solo scopo: soddisfare le voglie di personaggi illustri probabilmente legati anche allo Stato pontificio.

Era un apparato difficilmente descrivibile ma si può trovare un'analogia di similitudine con il rapporto che si crea tra un protettore e le sue prostitute. Un rapporto che si basava su una gerarchia verticale, dove il capo indiscusso era quello che dava gli ordini e prendeva decisioni, mentre le ragazze si prestavano solo ad obbedire tacitamente, senza nemmeno chiedersi (forse) il motivo delle loro azioni. 
Benché la similitudine possa sembrare esagerata bisogna entrare nelle dinamiche di quel tipo di relazioni, e soprattutto bisognerebbe intuire quanto fosse pericoloso quel genere di attività: all'apparenza semplici adescamenti di giovani donne per fini di cinema o di fotografia, mentre poi si trattava di condurle in un destino crudele e spesso fatale.

Con il caso Orlandi venne immediatamente l'idea di poter usare la ragazza per ottenere molto di più di quanto arrivava dei proventi illeciti del cosiddetto "catalogo".
Era una cittadina vaticana e in qualche modo bisognava fare di tutto per ottenere il massimo profitto.
Utilizzando una logica altamente perversa proprio il Vaticano risultava diventare vittima da primo attore e motivatore dei fatti. Allo stesso tempo divenne ricattato sotto l'aspetto di una trattativa che si concluse soltanto dopo qualche anno.

Dispiace dover ammettere che probabilmente Emanuela Orlandi e anche Mirella Gregori furono delle vittime di attività di bassissimo livello mirate solo a soddisfare requisiti (anche in ambito settario oppure in ambito satanico) soprattutto in ambito sessuale, riservati a pochi eletti che si preoccuparono costantemente di mantenere il segreto e di pagare, con grandi quantità di denaro, questo sporco gioco ai danni delle adolescenti.

Assieme al cosiddetto "protettore" sì mossero e tacquero, come lo fanno anche oggi, molte figure femminili (in modo inconsapevole o consapevole) che si occuparono di mettere in atto una macchinazione vergognosa che ha tenuto l'Italia bloccata per 42 anni in un caso difficile da raccontare, ma ancora vivo nella mente di tutti.