Emanuela è stata un'altra cosa.
Si potrebbe cominciare così il racconto della storia più misteriosa d'Italia che ancora oggi rimane un caso irrisolto: il rapimento della quindicenne Emanuela Orlandi avvenuto il 22 giugno del 1983.
La pista più credibile è sicuramente quella del denaro, o per lo meno, a quel tipo di denaro che non era legato al riscatto della ragazza, ma che orbitava in un circuito politico-religioso e malavitoso che si era, per così dire, disperso in investimenti sbagliati: peccato che molto di quel denaro non era di chi lo spese ma di chi lo aveva consegnato allo IOR (istituto per le opere di religione Vaticano) e che poi, lo stesso IOR, aveva disseminato in ogni dove.
Da un lato c'erano quindi i proprietari del denaro, come la Mafia, la M'Drangheta, la Magliana, e via dicendo, e dall'altro c'era il banco Ambrosiano di Calvi che grazie alla P2 costruiva altre banche nel modo utilizzando anche soldi "non propri". Lo IOR, di conto suo, aveva diversi investimenti nel mondo ma uno in particolare, che stava molto a cuore al pontefice Giovanni Paolo II, era sicuramente Solidarnosc e il finanziamento copioso per combattere il comunismo partendo dalla Polonia.
Non era bastato l'omicidio di Calvi per frenare le ire di chi voleva indietro il proprio investimento e quindi, il rapimento della Orlandi, fece comodo a molti che lo usarono per ricattare la Santa Sede, e che forse riuscirono pure ad ottenerne benefici.
Abbiamo già parlato di un gruppo specializzato nell'adescamento di giovani ragazze e non si esclude che fu sempre questo gruppo a "preparare" Emanuela al rapimento. Lo stesso gruppo, successivamente, venne completamente distrutto e alcuni dei propri membri uccisi in modo brutale.
Il gruppo di adescamento non fu lo stesso che si occupò del rapimento ma ebbe un ruolo di controller in tutta l'operazione. Venne pagato per il proprio ruolo e inizialmente si occupò anche di depistare con telefonate in casa Orlandi per prendere tempo: il tempo che la trattativa con Casaroli finesse in fretta e che si raggiungesse un accordo.
La storia ci dice che non andò in questo modo e che Emanuela fu probabilmente uccisa dopo qualche giorno la scomparsa. La seconda azione dei rapitori fu infatti una lunga trattativa, l'americano telefonista ne è una prova certa e lui, con l'avvocato Egidio, furono quindi gli arbitri della partita.
Alla fine andavano messi fuori gioco alcuni esponenti scomodi. In qualche modo si misero a tacere padri con la morte dei loro figli e ragazze minorenni per un tacitamento omicidiario cruento che doveva essere da monito per tutti gli altri a non dire più nulla sul caso Orlandi. Questo succedeva 50 anni fa.
Se ci chiediamo come mai questo caso non è ancora risolto l'unica spiegazione è sempre la più logica: tutti contenti gli attori e morti quelli poco interessanti. Coinvolgimento di altissimi livelli di politica, di religione e di malavita. Vorremmo sperare ancora che venga qualcuno a dirci la verità sui moventi?
In poche parole sembra rivedere un caso USTICA, quello dove tutti sapevano e hanno taciuto solo per questioni di relazioni internazionali.
Il caso Orlandi non è da meno, ma ha una speranza in più. Il Vaticano e la chiesa non sono più quei capisaldi nella mente di ogni essere umano. Chi ha paura di loro, per fede o per ritegno sappia che deve andare avanti solo la verità.
E' il momento dove chi ha qualcosa da dire lo dica perché, a pensarci bene, saranno rimaste meno di 10 le persone che sanno e che sono ancora in vita.