Ho immaginato la fusione di due note hit di musica italiana, codificate nel titolo di quest’articolo (nel rispetto delle metriche dei rispettivi ritornelli, provate) per evocare uno psichedelico duetto tra Jovanotti e Zucchero, che possa fare talmente chiasso da svegliarci definitivamente, e salvarci, da questo manifesto incubo. Perché, ahimé!, non intravedo alcun imminente e naturale risveglio.

Devo confessarvi che attendevo da tempo un sistema per poter gustare la carne senza dovermi sentire in colpa. Perché tra il gustare e il nutrirsi esiste il confine del superfluo che crea appunto qualche senso di colpa: per l’animale che si può risparmiare e per l’ambiente che se ne gioverebbe non poco.

Da accanito onnivoro con tendenze ampiamente carnivore, come scrivevo ne “Letica degli onnivori”, mi piacerebbe cambiare qualche abitudine riducendo al minimo sindacale il consumo di carne. Concludevo così:

Se è vero che in medio stat virtus, allora oggi noi possiamo solo dirigerci verso un maggior consumo di vegetali, riducendo sicuramente e gradualmente al minimo il consumo di carni animali, e conseguire un duplice obiettivo: dare un segnale alla politica e al comparto industriale di allevamenti intensivi e senza regole, in modo da favorire una transizione a mio avviso inevitabile e destinata anche alla cosiddetta “carne vegetale” o “coltivata”; adattare il nostro organismo a tale graduale transizione, che nelle generazioni future potrà essere mano a mano più tollerante, non solo per particolare robustezza o tolleranza genetica ma per naturali processi evolutivi di adattamento.

Sono indubbiamente un ignorante, profano e certamente illetterato patologico. Non so come possa essermi venuto in mente un qualche segnale da dare alla politica per meglio favorire la transizione alla carne vegetale o coltivata. Sono stato talmente incompetente e zotico dall’errare persino la definizione, che grazie al ministro Lollobrigida, questo governo, la Meloni, o chicchessia, insomma, di eccelsa caratura intellettuale e scientifica, so adesso dover chiamare “carne sintetica”. Altro che!

Allora mi pento? Certo. Lo farei davvero volentieri, senza la minima esitazione. Ma temo che l’età mi stia facendo diventare cocciuto come un mulo, e quindi credo che, di fronte al nulla siderale delle argomentazioni fuffeggianti, anche stavolta mi terrò la mia ignoranza.

Per prima cosa, continuerò a credere che tra carne “coltivata” e “sintetica” ci siano delle differenze scientifiche abissali. I termini - sempre nella mia ignoranza, eh! - non sono intercambiabili, e ad oggi non si ha notizia di nessun laboratorio che faccia esperimenti per creare la “carne sintetica”. Non esiste, insomma.

La sintesi, in qualunque ambito della scienza degli ignorantoni come il sottoscritto, è sinonimo di “imitazione”. In biologia, quindi, la creazione di carne animale dovrebbe avvenire tramite un processo che parta da alcuni elementi di base di ciò che si vuole imitare (ma non per forza necessari) e tramite ingegneria genetica, chimica e altre componenti biologici o altrettanto sintetici, si ottiene il prodotto finale. E’ un processo molto delicato e complesso.

La coltivazione, invece, parte dall’elemento biologico naturale che si vuole semplicemente moltiplicare. Nel caso della carne coltivata si prelevano le cellule staminali (non specializzate) da un animale vivo e si procede alla loro coltivazione in laboratorio, che consiste in un più semplice processo nutritivo per le cellule stesse che vivono autonomamente e si riproducono specializzandosi in fibra muscolare. Ed ecco la carne, esattamente come si svilupperebbe in natura.

E io vorrei mangiarla.

Non mangerei invece la pelle umana coltivata e gli organoidi in genere. Specie di sera a cena, appesantiscono un po’ troppo. Lasciamoli usare come accade da anni in farmacologia, medicina e chirurgia, con trapianti già avvenuti in pazienti soddisfatti, e ricerche proiettate avanti che hanno prodotto perfino fegato, reni, cuore e trachee (ma Lollobrigida è a conoscenza di quest’altro vergognoso scempio e tratta di organi umani “sintetici”…?).

Tornando alla carne che mangerei, anche se potrò farlo probabilmente in clandestinità (spero solo da pusher onesti), direi che per ora si mantiene ancora più costosa della carne tradizionale macellata (che brutta parola, ma tant’è!). Accade per qualunque nuovo prodotto che deve ancora trovare stabilità nel mercato di massa. Negli USA e a Singapore i prezzi sono più accessibili poiché si è diffusa e si consuma ormai da anni, senza problemi.

Da noi non sarà possibile, per fortuna. Saremo così salvi dal trasformarci in Frankenstein, o azzannare qualche tumore insinuato nella proliferazione di cellule coltivate a casaccio, che notoriamente non può esistere nella carne macellata infarcita di antibiotici e da animali che si cibano con farine “d.o.c.”. Va beh, nei polli ogni tanto c’è l’aviaria, nelle mucche il prione omonimo della “mucca pazza”, gli antibiotici (si, ma l’abbiamo già detto). Tutta roba ben più salutare del dubbio sul “chissà come la coltivano”. Perché il problema è sempre quello: noncielodicono!!!

Lollobrigida ha ragione. Ripeto, sono io testardo, ignorante e dunque irragionevole. Il ministro è pure un illuminato e lungimirante precursore, Il governo ha infatti orgogliosamente proclamato l’Italia primo paese al mondo salvato dalla proliferazione di cibo sintetico (ecco di nuova la parola… sintetico, sì).

La verità è che noi tutta questa fortuna non ce la meritiamo!



📸 base foto: Fotogramma del film cult “Frankenstein Junior”, senza attribuzione (sorgente: it.wikipedia.org/w/index.php?curid=596832)