Dopo quasi un quarto di secolo, Putin torna in Corea el Nord e firma un patto di mutua difesa tra la Russia e il regime di Kim Jong-un, suscitando reazioni e preoccupazioni in tutto il mondo, viste le capacità nucleari di Mosca e le velleità militari in tale settore da parte del regime di Pyongyang.
Accolto con grande sfarzo e cerimonia da Kim Jong-un. Le discussioni tra i due leader hanno spaziato su vari temi, dalla cooperazione economica e tecnologica alla sicurezza regionale e internazionale. Però, il momento culminante della visita è stato la firma del patto che, in caso di aggressione o minaccia esterna, nei confronti della Russia e/o della Corea del Nord impegna i due Paesi a difendersi reciprocamente.
Si tratta di un passo significativo, che consolida l'alleanza tra Mosca e Pyongyang e rafforza la posizione della Corea del Nord nello scenario internazionale.
Gli Stati Uniti e i loro alleati, tra cui la Corea del Sud e il Giappone, hanno espresso forte preoccupazione per le implicazioni di questo accordo sulla stabilità della regione Asia-Pacifico. Le tensioni, già alte a causa dei programmi nucleari e missilistici nordcoreani, rischiano di aumentare ulteriormente.
L'Unione Europea ha condannato l'accordo, sottolineando la necessità di mantenere le sanzioni contro Pyongyang fino a quando non verranno compiuti progressi significativi nella denuclearizzazione della penisola coreana. Allo stesso tempo, la Cina, storico alleato della Corea del Nord, ha accolto con cautela la notizia, osservando attentamente gli sviluppi e le loro possibili ripercussioni sulla sicurezza regionale.
L'alleanza tra Russia e Corea del Nord è una risposta strategica alla pressione internazionale e alle sanzioni economiche imposte a entrambi i paesi. Per Putin, il patto rappresenta un'opportunità per rafforzare la presenza russa nell'Asia orientale e per consolidare un alleato strategico in una regione chiave. Per Kim Jong-un, l'accordo offre una garanzia di supporto militare e politico in un contesto globale sempre più ostile.