"La stragrande maggioranza dei lavoratori di Roma non ha partecipato allo sciopero indetto dai sindacati: il 72% dei dipendenti Atac si è recato a lavoro, il 62% di quelli di Ama, addirittura il 90% in Zetema. Asili e scuole dell'infanzia sono rimasti aperti, salvo qualche rara eccezione. I lavoratori delle aziende partecipate di Roma hanno ritenuto che non fosse giustificata una mobilitazione, lanciata dalle vecchie sigle sindacali dopo aver rifiutato il confronto e soprattutto dopo aver ignorato quella mano che l'altro ieri avevo teso per evitare inutili disagi alla città e alle persone.Significa che i lavoratori credono nel nostro percorso di risanamento delle aziende: abbiamo salvato Atac dal fallimento e 11mila persone dalla perdita del posto di lavoro, impegnandoci a rilanciare un'azienda che ci hanno lasciato con un debito di 1,3 miliardi di euro. Abbiamo messo in strada 400 bus e stiamo assumendo autisti per rilanciare il servizio per i cittadini. Questi sono dati incontrovertibili.Nessuno si sogna di attaccare il diritto di sciopero, anche se esercitato da una minoranza. Ma se l'attacco è politico è legittimo giudicare nel merito i motivi e l'opportunità di una protesta portata avanti dai vertici dei sindacati locali; non c'era alcun motivo per scendere in piazza. Tanto più alla luce delle offerte di confronto avanzate dall'Amministrazione Capitolina. Non ci siamo mai sottratti al dialogo, come dimostrano i risultati raggiunti insieme a quelle categorie sindacali che hanno messo al centro il merito e l'interesse dei lavoratori. Voglio citare come esempi i rinnovi dei contratti per i dipendenti capitolini e lo sblocco delle assunzioni in tutti i settori dell'Amministrazione, dalla scuola alla Polizia Locale.Sino a oggi nelle aziende partecipate capitoline non si è perso neanche un posto di lavoro. Abbiamo assicurato in ogni sede che vogliamo garantire i livelli occupazionali. La richiesta sindacale di oggi poggia quindi sul nulla.E a fare le spese di questa smania di protagonismo politico sono solo i cittadini".
Quella sopra riportata è la dichiarazione della sindaca di Roma, Virginia Raggi, sullo sciopero di lavoratori delle aziende partecipate dal comune di Roma, da lei definito un flop esercitato da una minoranza di vecchie sigle sindacali, animate da protagonismo politico, le cui richieste odierne poggiavano sul nulla.


Adesso l'interpretazione dello sciopero da parte dei sindacati.

Adesioni altissime: 75 percento all'Ama, 90 percento a Roma Metropolitane, asili quasi tutti chiusi. Allo sciopero hanno partecipato tutti gli addetti di tutte le società partecipate dal Comune: Ama, Atac, Farmacap, Multiservizi, Aequa Roma, Zetema, Risorse per Roma, Roma Servizi, Roma Metropolitane.

Natale Di Cola, segreteria Cgil di Roma e Lazio:
"L'alta adesione allo sciopero dimostra che stavamo dalla parte giusta e che la sindaca Raggi non aveva capito cosa stava accadendo. Ci aspettiamo ora una radicale inversione di tendenza sulla gestione delle partecipate, altrimenti la mobilitazione continuerà.Se la giunta vuole riconciliarsi con il mondo del lavoro servono atti importanti. Ci aspettiamo grande discontinuità nella gestione. La sindaca esca dal silenzio e dica cose vuole lasciare in eredità sulle partecipate, perché la gestione attuale è quella che ha portato tutti i lavoratori in piazza.Quando abbiamo incontrato la sindaca in passato ci è stato raccontato che le aziende rimarranno pubbliche e non saranno liquidate, poi però abbiamo capito che qualcuno non diceva la verità: Ama ha cambiato cda per l'ennesima volta ed è stata decisa la liquidazione di Roma Metropolitane. Evidentemente il dipartimento Partecipate ha deciso di privatizzare le municipalizzate capitoline facendole morire.Nell'amministrazione capitolina – ha proseguito – 5 mila persone sono andate in pensione e sono state sostituite, nelle partecipate invece sono andati in pensione in 4 mila, ma non una persona è stata assunta. Non c'è alcun progetto di rilancio: non abbiamo neanche potuto dire di no perché non ci è stato proposto nulla.Lo sciopero è uno sciopero per Roma. Anche le associazioni dei consumatori sono dalla nostra parte, perché i servizi non sono all'altezza. Non c'è un progetto sul ciclo dei rifiuti, sulla mobilità né sull'amministrazione. È ora di dire basta e mettere un freno al degrado di questa città.Da tanto non sentiamo la sindaca, ma vorremmo chiarire una cosa: la liquidazione significa che una società chiude, non può significare un'altra cosa".


Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini:
"Non si tratta affatto, come sostenuto da alcuni, di uno sciopero politico. Lo sciopero parte dal fatto che è sotto gli occhi di tutti come le aziende non stanno funzionando e c'è una responsabilità anche del Comune nel non affrontare, anche insieme ai sindacati, un problema molto serio che riguarda il funzionamento di quelle aziende".

Questo il commento del segretario della Uil Lazio, Alberto Civita:
"È il primo sciopero generale di Roma. Prima non c'era mai stato, perché quello che facemmo con Marino era uno sciopero dei dipendenti pubblici. È uno sciopero politico da quando ci hanno mandato la polizia a forzare il cordone di lavoratori al presidio di Roma Metropolitane".


Sulla stessa linea Gianpaolo Pavon di Cisl:
"Ce l'abbiamo messa tutta a trovare gli accordi con questa amministrazione, ma poi gli accordi sono diventati carta straccia. Noi vogliamo difendere le partecipate e il loro carattere pubblico".


In pratica, tutte le parti hanno dichiarato di essere soddisfatte del risultato dello sciopero del 25 ottobre a Roma.