La scoperta del cadavere di Matteotti, in agosto, sommuove le acque stagnanti. La lotta è ripresa con maggiore violenza verbale. E, sempre  più viva, si protrae fino al 4 novembre. Questa data pare si presti sempre compiacente alle grandi congiure. I mutilati vogliono  commemorare l'armistizio in modo insolito, e si fanno promotori di grandi adunate popolari in tutta Italia. La giornata si chiude con una esplosione di antifascismo. Nessuno pensava che l'avversione al regime fosse ancora così profonda e generale. Questa giornata - spiega l'opposizione monarchica - serve a far decidere il re. Anzi, è lo stesso re che l'ha espressamente richiesta. Ma il re pare non accorgersi dello straordinario spettacolo. I memoriali, ultima riserva della battaglia ormai al termine, sono fatti tutti manovrare. Ad essi, i dirigenti avevano assegnato un compito strategico di estrema importanza. I memoriali di Filippelli e Rossi sono fatti arrivare al re. Il re li accoglie, a piè fermo, senza batter ciglio.Stanco di temporeggiamenti, Amendola, il 29 dicembre, fa pubblicare dal 'Mondo' il memoriale di Rossi. I giornali di tutta Italia lo riproducono integralmente. La causa passa dal re alla nazione, in sede di appello. Il paese è nuovamente in fiamme. E' dunque veramente Mussolini il mandante! Come potrà più restare al potere un sol giorno? Si reclama, come colpo di grazia, la pubblicazione del memoriale di Filippelli .Mussolini si difende attaccando. Decreta la censura preventiva dei giornali ed ordina la mobilitazione generale della Milizia. E' veramente l'ora suprema. Tre ministri non vogliono più passare per complici e si dimettono. Amendola, informato dal re, fa sapere che Mussolini sarà finalmente obbligato a dimettersi, e invita alla calma: raccomandazione superflua. Una trentina di personaggi illustri, sciolto dignitosamente il riserbo, si dichiarano pronti a sacrificarsi a diventare presidenti del Consiglio. Anche Delcroix presenta, con espressione di estrema modestia, la sua candidatura. E' difficile trovare posto per trenta presidenti del Consiglio in una volta. Ma ciascuno si dichiara sicuro e cerca i collaboratori. In meno di mezza giornata, gli aspiranti al nuovo governo sono più di trecento. E' dunque la vittoria...

Tra amarezza e ironia, Lussu riassume così quanto accaduto dopo la scoperta del cadavere di Giacomo Matteotti, rapito e ucciso nel giugno del 1924. E quando il fascismo sembrava sul punto di evaporare, Mussolini il 3 gennaio 1925 si presentò in Parlamento per poi pronunciare il famoso discorso che dà inizio alla dittatura, quello in cui si assume la responsabilità politica dell'assassinio del parlamentare socialista: 

"Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l’arco di Tito? Ebbene, io dichiaro qui, al cospetto di questa assemblea, ed al cospetto di tutto il popolo italiano, che assumo (io solo!) la responsabilità (politica! morale! storica!) di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il Fascismo non è stato che olio di ricino e manganello e non invece una superba passione della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il Fascismo è stato un’associazione a delinquere (omissis), a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato".

Questo è un passaggio del discorso di Mussolini. Perché citarlo? Perché oggi, Repubblica, ha rivelato che Claudio Anastasio, nominato da Giorgia Meloni a capo della società pubblica 3-I creata appositamente per gestire i sistemi software di Inail, Inps e Istat, lo ha utilizzato (riadattandolo) all'interno di una mail inviata ai membri del CdA:

"Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l’arco di Tito? Ebbene, io dichiaro qui, al cospetto di Voi, ed al cospetto di tutto il governo italiano, che assumo (io solo!) la responsabilità di 3-I (politica! morale! storica!) di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se 3-I è stata una mia colpa, a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho alimentato nel mio ruolo".

Dopo che la diffusione della notizia, Anastasio - secondo Repubblica amico della pronipote di Benito Mussolini, Rachele, consigliera di FdI al Comune di Roma,  e di Francesco Lollobrigida, il cognato di Giorgia Meloni, divenuto adesso ministro - ha rassegnato le proprie dimissioni dall'incarico.

3-I S.p.A. è la società creata dal governo Meloni a dicembre 2022 per lo sviluppo, la manutenzione e la gestione di soluzioni software e dei servizi informatici dell'Istituto Nazionale Previdenza Sociale (INPS), dell'Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), dell'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL), della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e delle altre Pubbliche Amministrazioni Centrali sarà a cura di "3-I S.p.A.", una software house a capitale e partecipazione interamente pubblica. 

"La società dell'informazione in cui siamo immersi ci ha insegnato che la gestione congiunta e trasversale del dato è fondamentale. Con questo progetto si apre alla possibilità di processare più strategicamente, per le rispettive competenze, le informazioni che la pubblica amministrazione già conosce. Un connubio dalle ampie potenzialità se si guarda alla nascita della società "3-I" come a uno strumento in grado di favorire l'avvicinamento del mercato del lavoro alle reali esigenze dell'economia", aveva dichiarato la Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone.

Mentre le opposizioni gridano allo scandalo, nessuna dichiarazione, su quanto accaduto è stata fatta dal governo e dalla maggioranza  che lo supporta. C'è comunque da sottolineare quale sia lo stupore che un post-fascista possa citare Benito Mussolini.

Chiunque sia dotato di un minimo di onestà intellettuale sa che il conservatorismo di Giorgia Meloni è un eufemismo per evitare che lei ed il suo governo siano etichettati con la loro vera identità, quella di post-fascisti.