Ieri il presidente della Liguria, Giovanni Toti, è stato interrogato per molte ore dai magistrati che lo hanno messo agli arresti domiciliari per alcune vicende in cui vengono ipotizzati dei reati a suo carico, a partire dalla corruzione.
Nel momento in cui Toti firmava il verbale che confermava le sue dichiarazioni ai magistrati, alla stampa il suo entourage forniva un lungo comunicato in cui dichiara che
"ogni euro [da lui] incassato ha avuto una destinazione politica: nessun contributo ha prodotto arricchimento o utilità personale a me, agli altri appartenenti al mio partito o a terzi privati. ... Ogni dazione di denaro è stata accreditata con metodi tracciabili e rendicontata. Del pari tutte le spese sostenute sono state rendicontate e pubblicizzate in termini di legge e anche oltre".
Queste affermazioni fanno seguito alle dichiarazioni (trapelate) fatte dall'imprenditore Aldo Spinelli, anche lui ai domiciliari, agli stessi magistrati che lo hanno interrogato, in cui l'imprenditore ligure, candidamente, ha affermato di aver finanziato il partito e le campagne elettorali di Giovanni Toti per ottenerne dei benefici relativi alle richieste che di volta in volta faceva a Toti, richieste relative ad utilità che lo avrebbero di certo avvantaggiato.
In pratica, mettendo insieme le due testimonianza, per quel poco che se ne può sapere, è comunque evidente l’esistenza di un "do ut des", tra finanziamenti e decisioni politiche... al di là che questo poi abbia portato dei vantaggi sia a Toti che a Spinelli.
Entrambi, senza neppure farsi sfiorare dall'idea del grottesco e del ridicolo, ritengono che ciò non solo sia normale, ma oltretutto dovuto.
Naturalmente, che tutto questo possa costituire o meno ipotesi di reato è roba di cui si deve occupare chi ne ha titolo! Invece, per quanto riguarda l'etica politica, non c'è bisogno di raccogliere ulteriori prove per stabilire che quanto fatto da Toti sia inaccettabile, tanto da dimostrare che l'attuale sistema di finanziamento della politica è sicuramente sbagliato e, pertanto, da riformare.
Ma la cosa che fa ancor più arrabbiare è il fatto che Toti non si sia ancora dimesso e che tra coloro che lo sostengono ci sia gente che ritiene che non si debba dimettere.
Pier Luigi Bersani, ospite di Tagadà su La7 si è rivolto direttamente al Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, dicendo:
"Ma cosa aspetti a dimetterti? Io ricordo esempi che con problemi infinitamente minori, per cose che poi sono svanite nel nulla, da Josefa Idem a Vasco Errani, si sono dimessi per preservare il profilo dell’istituzione.Come si fa a non avere una sensibilità di questo genere? È inaccettabile aspettare la magistratura per dimetterti, perché quello che è successo l’han visto anche i bambini. Qui sono venuti meno l’onore e la dignità di chi svolge funzioni pubbliche. Qui siamo di fronte ad amministratori e soggetti economici che se la cantano e se la suonano, probabilmente mercanteggiando le decisioni pubbliche.E questo viene ben prima del reato su cui indaga la magistratura: è un colpo enorme allo spirito pubblico e alla fiducia dei cittadini. Quindi, io non mi rallegro affatto di questa vicenda. Dopodiché, se penso che il più grande porto del Mediterraneo sia finito in mezzo a questa situazione, mi rendo conto che stiamo ricevendo un danno d’immagine colossale".
C'è bisogno di aggiungere altro?