Mercoledì, alle commissioni Lavoro e Affari costituzionali della Camera, il Governo ha presentato un emendamento al decreto sulla Pubblica Amministrazione, con lo scopo di limitare il controllo della Corte dei Conti sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

Il contenuto del testo presentato oggi prevede la proroga di un anno (fino al 30 giugno 2024) del cosiddetto "scudo erariale", che limita la possibilità di contestare il danno erariale solo in alcuni casi, ritenuti più rilevanti, e esclude la Corte dei Conti dal "controllo concomitante" sul Pnrr.

La "scure" di Fitto (e Meloni) sulla magistratura contabile che adesso viene esclusa dalla verifica di spesa di decine di miliardi fa seguito alla presentazione, avvenuta il 25 maggio, del Rapporto sul Coordinamento della finanza pubblica 2023, dove la Corte dei Conti, in relazione al Pnrr aveva rilevato che 

"nei primi quattro mesi del 2023, calcola la Corte, sono stati spesi 1,2 miliardi sul totale dei 32,7 miliardi previsti per quest’anno. Al 4 maggio, quindi, il contatore della spesa effettiva del piano si attesta a quota 25,7 miliardi, una somma pari al 13,4% del valore complessivo in un dato che però è spinto soprattutto dai crediti d’imposta automatici mentre gli investimenti pubblici languono. Al netto di questo filone, la spesa è a 10,5 miliardi, con un tasso di realizzazione del 6,4% che dunque non mostra variazioni sostanziali rispetto al 6% indicato due mesi fa".

E adesso, per nascondere ulteriori future figure imbarazzanti, ecco come il Governo ha posto rimedio al problema: niente più controllo concomitante della Corte dei Conti sui progetti del Pnrr.

"[Sulla Corte dei Conti] non rispondo io, rispondono i fatti", ha poi dichiarato il ministro competente, Raffaele Fitto in conferenza stampa. "Nessuno va contro i magistrati. Stiamo prorogando una norma decisa dal governo Conte e prorogata dal governo Draghi. La proroghiamo noi e scoppia il caso? Mi pare singolare". 

Ma poi aggiunge: "Lo scontro si fa in due. Non c'e' nessuno scontro con la Corte dei Conti. Abbiamo massimo rispetto nella Corte dei Conti, ma anche il governo chiede un analogo rispetto".

E le opposizioni? 

Valentina Barzotti e Alfonso Colucci, capigruppo M5S nelle commissioni Lavoro e Affari Costituzionali: "Prima l'attacco ad Anac, poi le proposte di legge per smantellare l'abuso d'ufficio, quando magistrati e altri esperti hanno spiegato chiaramente che quel reato non va toccato e che le strade per superare la paura della firma sono altre, infine oggi arriva l'emendamento per eliminare il controllo concomitante della Corte dei Conti su tutte le spese dei fondi del Pnrr e del Piano Nazionale per gli Investimenti Complementari, peraltro in un provvedimento che c'entra poco o nulla con il ruolo della Corte dei Conti. L'azione del governo Meloni su legalità e trasparenza assume sempre i più i connotati dell'incubo".

Francesco Boccia, presidente dei senatori Pd: "L'emendamento per limitare i poteri di controllo della Corte dei Conti presentato alla Camera dal Governo al Dl PA è vergognoso e inaccettabile. Vergognoso perché intende sottrarre alla Corte il controllo e la verifica sull'utilizzo delle risorse del PNRR. Inaccettabile perché toglie a Camera e Senato, cioè al Parlamento, la possibilità di chiedere alla Corte la verifica, tramite una relazione, dell'iter dei progetti. Siamo di fronte ad alterazione dell'equilibrio dei poteri e ad una riduzione delle prerogative parlamentari che non è sopportabile".