Il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, ha criticato duramente la Corte dei Conti per il suo ruolo di controllo sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Secondo Fitto, la Corte dei Conti ha fatto un'analisi parziale e negativa del Pnrr, evidenziando il ritardo nelle spese previste per il 2023 e mettendo in dubbio la capacità del governo di realizzare i progetti e rendicontarli in modo adeguato. Per questo il ministro ha chiesto alla Corte dei Conti di essere più costruttiva e di supportare i soggetti attuatori nella fase di rendicontazione, di campionamento e di verifica del raggiungimento dei risultati.

Fitto ha anche sottolineato che il Pnrr è una sfida per tutto il Paese e che da parte di tutte le istituzioni serva un approccio che privilegi la prudenza e il confronto preventivo. Il ministro ha assicurato che nei prossimi mesi partiranno le rendicontazioni di molti progetti e di molti interventi e che il governo sta lavorando per rimodulare il Pnrr in sede europea.

Tutto è nato a seguito della presentazione, avvenuta il 25 maggio, del Rapporto sul Coordinamento della finanza pubblica 2023 da parte della Corte dei Conti.

Come fa notare il Sole 24 Ore, la reazione di Fitto è causata da tale documento nel passaggio in cui la Corte aggiorna i calcoli della relazione semestrale di fine marzo sul tasso di spesa effettiva degli interventi previsti dal piano.

I dati, inevitabilmente, non offrono novità rilevanti rispetto al quadro asfittico tracciato nella relazione. Nei primi quattro mesi del 2023, calcola la Corte, sono stati spesi 1,2 miliardi sul totale dei 32,7 miliardi previsti per quest’anno. Al 4 maggio, quindi, il contatore della spesa effettiva del piano si attesta a quota 25,7 miliardi, una somma pari al 13,4% del valore complessivo in un dato che però è spinto soprattutto dai crediti d’imposta automatici mentre gli investimenti pubblici languono. Al netto di questo filone, la spesa è a 10,5 miliardi, con un tasso di realizzazione del 6,4% che dunque non mostra variazioni sostanziali rispetto al 6% indicato due mesi fa.

In pratica, la magistratura contabile ha tolto il velo alle reali capacità di questo governo e ai ripetuti strombazzamenti dei suoi ministri, a partire da quello delle infrastrutture che, non c'è giorno che passi, non fa che annunciare stanziamenti di centinaia di milioni di euro ed inizi di nuovi lavori.

Ma il colpo ricevuto è stato forte e Fitto (insieme al Governo) lo ha sentito eccome. Ecco allora che ha diffuso una nota, piccata in cui il ministro, in relazione al Pnrr, tira in ballo pure Mattarella a conferma che la sua applicazione è una sfida per tutto il Paese e che pertanto serva un approccio costruttivo da parte di tutti. 

"Ognuno – sostiene Fitto – deve contribuire in maniera proattiva al raggiungimento dell’obiettivo comune: realizzare interamente il Piano, ammodernare il Paese e renderlo competitivo. Quindi tutti dobbiamo lavorare soprattutto tra Istituzioni, privilegiando la prudenza e il confronto preventivo. ...In relazione a quanto rilevato dalla Corte dei Conti in merito ai profili temporali di spesa del Pnrr, si rappresenta quanto segue: nel corso del 2021-2022 le spese sostenute sono riferite principalmente alle rendicontazioni di progetti in essere, quindi precedenti alla nascita del Piano, e inseriti nel Pnrr. In particolare alle misure automatiche di incentivazione fiscale, quali il superbonus e il credito di imposta 4.0. ...Si aggiunge anche il fatto che a febbraio 2023 sulla base di indicazioni Eurostat è stata definita una nuova modalità di rendicontazione dei crediti fiscali che hanno sostanzialmente esaurito la loro dotazione finanziaria a valere sul Pnrr. ...L’effettiva rendicontazione è subordinata all’avvio dei lavori dei circa 110 miliardi di opere pubbliche che, secondo i cronoprogrammi del Pnrr, inizierà nel corso del 2023. Pertanto solo dopo l’avvio dei lavori sarà possibile rendicontare gli stati di avanzamento e quindi si verificherà un conseguente aumento della spesa effettivamente sostenuta. Per le altre misure a sportello, come previsto, sono in corso di finalizzazione le procedure di attivazione e concessione dei finanziamenti e anche per tali interventi l’effettiva spesa sarà effettuata a partire dalla seconda metà del 2023. ...Nei prossimi mesi partiranno le rendicontazioni di molti progetti e di molti interventi, sarebbe auspicabile un approccio costruttivo della Corte dei Conti che potrebbe supportare tutti i soggetti attuatori nella fase di rendicontazione, di campionamento, e di verifica del raggiungimento dei risultati, elaborando format, sistemi di autocontrollo che semplificherebbero i compiti dei singoli soggetti attuatori. In tal senso quindi i controlli non si sovrapporrebbero e il sistema sarebbe in grado di rispondere più efficacemente alle richieste europee. Lavorare insieme, lavorare costruttivamente, lavorare bene".

Insomma, per Fitto (ed il governo Meloni) la Corte dei Conti non deve fare il suo lavoro, almeno in relazione al Pnrr e, se proprio non può fare a meno di metter becco, dovrebbe dire in anticipo all'esecutivo cosa fare e non fare... come se quello fosse il suo ruolo!

E che non sia possibile, pare se ne sia reso conto - incredibile a dirsi - anche lo stesso Fitto che, con il placet di Giorgia Meloni, starebbe pensando di agire in sede parlamentare per cancellare la funzione di controllo sul Pnrr esercitata dalla Corte dei Conti. Sarebbe un precedente di una gravità assoluta e non si riesce ad immaginare come potrebbe esser fatto digerire al capo dello Stato... Va beh che Mattarella firma tutto, ma in questo caso la firma sarebbe difficilmente giustificabile da parte sua.

Oggi, in una intervista a Repubblica, il segretario della Cgil Maurizio Landini, sulla vicenda commenta così:

"Meloni ai ritardi risponde con i bavagli".