La Corte Suprema degli Stati Uniti ha sospeso sabato mattina l'ordine esecutivo dell'amministrazione Trump di espellere un gruppo di uomini venezuelani detenuti per motivi migratori. Con una decisione non firmata, i giudici hanno imposto al governo di interrompere le deportazioni fino a "nuovo ordine", dopo che gli avvocati dell'American Civil Liberties Union (ACLU) avevano denunciato il pericolo imminente di nuovi trasferimenti senza che questi fossero stati approvati da un tribunale.
La decisione, emessa nelle prime ore di sabato, non è stata unanime. I giudici conservatori Clarence Thomas e Samuel Alito hanno espresso pubblicamente il loro dissenso, sottolineando tensioni all'interno della Corte. L'intervento arriva dopo che venerdì l'ACLU aveva lanciato un appello urgente, segnalando che alcuni detenuti erano già stati caricati su alcuni autobus in vista di una deportazione immediata.
L'amministrazione Trump intendeva utilizzare l'Alien Enemies Act del 1798, una legge storicamente applicata solo in tempo di guerra, per espellere i venezuelani, classificati come presunti membri del Tren de Aragua, un'organizzazione criminale venezuelana definita "terroristica" dal governo. Tuttavia, la Corte Suprema aveva stabilito, il 7 aprile, che l'uso della legge doveva garantire ai detenuti un "lasso di tempo ragionevole" per contestare l'espulsione attraverso l'habeas corpus, un diritto costituzionale fondamentale.
La vicenda ha visto numerosi scontri giudiziari. Venerdì, il giudice distrettuale James Boasberg aveva respinto la richiesta dell'ACLU di bloccare le deportazioni, citando la sentenza di aprile, ma aveva espresso preoccupazione per l'azione governativa: "Non credo di avere il potere di intervenire". Intanto, un tribunale d'appello aveva sospeso una minaccia di accusa di oltraggio contro Boasberg, in seguito a precedenti frizioni con Trump.
Parallelamente, l'ACLU ha presentato ricorsi in Texas, dove molti detenuti sono trattenuti, chiedendo interventi alla Corte Suprema dopo che al riguardo le corti inferiori non si erano pronunciate. Gli avvocati hanno evidenziato che agli uomini erano stati consegnati moduli che li identificavano come "nemici stranieri", senza prove concrete della loro appartenenza al Tren de Aragua. Molti familiari e difensori sostengono che siano semplici migranti, privi di legami con attività criminali.
La questione centrale riguarda il rispetto del giusto processo. La Corte Suprema non ha specificato quanti giorni di preavviso siano necessari, ma gli avvocati richiedono almeno 30 giorni per permettere ai detenuti di preparare un ricorso.
Il governo, dal canto suo, ha evitato di chiarire pubblicamente i tempi, limitandosi ad affermare di "attenersi alla sentenza". Il vicesegretario alla sicurezza interna, Tricia McLaughlin, ha dichiarato: "Non riveleremo i dettagli delle operazioni antiterrorismo".
Il caso riaccende il dibattito sull'equilibrio dei poteri. Già a marzo, l'amministrazione trump aveva deportato oltre 130 presunti membri del Tren de Aragua in El Salvador, molti dei quali, secondo famiglie e avvocati, del tutto innocenti. La mancanza di trasparenza nel dimostrare i legami con le gang ha attirato critiche dai democratici, che chiedono prove concrete.
L'uso dell'Alien Enemies Act in tempo di pace, unito al rischio di deportazioni verso carceri come quelle salvadoregne, note per le condizioni disumane, solleva ulteriori dubbi etici e legali. Se l'amministrazione dovesse ignorare le direttive della Corte Suprema, il confronto potrebbe trasformarsi in una crisi istituzionale senza precedenti.
Questa battaglia legale non riguarda solo il destino di alcuni detenuti, ma testa i principi fondanti degli Stati Uniti. Da un lato, Trump rivendica un potere esecutivo illimitato in materia di immigrazione; dall'altro, la magistratura cerca di preservare le garanzie costituzionali.