Sono iniziate oggi alla Corte Internazionale di Giustizia (webtv.un.org/en/asset/k15/k15vtfs00s) le udienze pubbliche relative agli obblighi di Israele nei confronti della presenza e delle attività delle Nazioni Unite, di altre organizzazioni internazionali e di Stati terzi nei Territori Palestinesi Occupati. I lavori dureranno fino al 2 maggio e vedranno la partecipazione di 40 Stati e quattro organizzazioni internazionali, secondo quanto comunicato ufficialmente dalla Corte.
Le udienze sono il risultato diretto di una risoluzione adottata lo scorso dicembre dall'Assemblea Generale dell'ONU. Con quella risoluzione, presentata dalla Norvegia, si è chiesto alla Corte di esprimere un parere consultivo sugli obblighi di Israele come potenza occupante e membro delle Nazioni Unite. Una richiesta arrivata dopo la decisione israeliana di vietare l'attività dell'UNRWA (l'Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi) nei territori sotto il suo controllo, mossa che ha sollevato forti critiche a livello internazionale.
Mentre all'Aia prendevano il via i lavori, da Gerusalemme è arrivata una reazione durissima. Il neo-ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa'ar, ha convocato una conferenza stampa in cui ha attaccato frontalmente la Corte, l'ONU e l'UNRWA. Senza mezzi termini, Sa'ar ha definito l'intero processo "un altro tentativo di politicizzazione e abuso del diritto internazionale per perseguitare Israele".
Il ministro non si è fermato qui: ha accusato l'ONU di essere diventato "un organismo corrotto, anti-israeliano e antisemita", denunciando che l'UNRWA, secondo lui, avrebbe impiegato "terroristi che hanno preso parte attiva al massacro del 7 ottobre". Secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Haaretz, Sa'ar ha addirittura descritto l'UNRWA di agire per conto di Hamas, puntando il dito direttamente contro la gestione dell'Agenzia e contro il Segretario Generale delle Nazioni Unite.
Queste udienze alla Corte Internazionale di Giustizia non produrranno una sentenza vincolante – trattandosi di un parere consultivo – ma rappresentano comunque un evento politico e giuridico pesante, che potrebbe avere ripercussioni serie sulla legittimità internazionale di Israele, a ciò si devono le sgangherate dichiarazioni del ministro degli Esteri di Tel Aviv.