Il prossimo 26 maggio potrebbe aprirsi uno scenario inedito per il neonato decreto sicurezza. A Milano, la giudice Ilaria Simi de Burgis deciderà se sollevare o meno una questione di costituzionalità sul provvedimento, avanzata dagli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini durante un processo per un caso di resistenza a pubblico ufficiale.  

La vicenda riguarda un ragazzo che, sabato scorso, non si è fermato a un posto di blocco ed è stato coinvolto in un alterco con le forze dell'ordine dopo l'arresto. Gli è stata contestata la resistenza aggravata, un reato introdotto dall'articolo 337 del codice penale proprio dal nuovo decreto sicurezza, entrato in vigore pochi giorni fa. La norma prevede un aumento della pena fino alla metà se la resistenza è nei confronti di un agente in divisa.  

Gli avvocati Losco e Straini contestano la validità del decreto, sostenendo che manchi dei requisiti di "necessità e straordinaria urgenza" richiesti dall'articolo 77 della Costituzione per i provvedimenti governativi urgenti. Secondo i legali, il preambolo del testo si limita a «riportare affermazioni apodittiche» senza indicare i motivi concreti che giustificherebbero l'urgenza, violando così i criteri stabiliti dalla Corte costituzionale.  

Gli avvocati richiamano la Sentenza 171/2007, in cui la Consulta bocciò un decreto proprio per l'assenza di "situazioni di fatto" preesistenti che richiedessero interventi immediati. Oggi, sostengono Losco e Straini, il governo ha utilizzato il decreto per aggirare i tempi parlamentari: il testo, già approvato dalla Camera a settembre e ora al Senato, è bloccato dalle opposizioni. Ma i rallentamenti legislativi, sottolineano, «non possono giustificare l'urgenza», essendo parte fisiologica della democrazia.  

Oltre alla mancanza di urgenza, i legali evidenziano l'eterogeneità del provvedimento, che accorpa norme su terrorismo, pubblica sicurezza, tutela delle forze dell'ordine, vittime di usura e riforme penitenziarie. Una frammentazione che, secondo loro, rende il testo incoerente e potenzialmente illegittimo.  

Se la giudice Simi de Burgis accoglierà la richiesta, il decreto sicurezza finirà sotto la lente della Corte costituzionale. Un esito che aprirebbe un conflitto istituzionale senza precedenti, mettendo in discussione non solo il provvedimento, ma anche il ricorso sistematico ai decreti-legge per aggirare l'iter parlamentare.  

In una intervista a La Stampa il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, Cesare Parodi (Procuratore Aggiunto a Torino) ha espresso questo giudizio sul decreto Sicurezza:"Sul decreto Sicurezza stiamo preparando un documento con una valutazione organica delle criticità, a partire dalla costituzionalità, perché si fatica a comprendere quali siano i motivi di urgenza. Poi, certo, prevedere nuove fattispecie di reati è in controtendenza con la preoccupazione, condivisa dallo stesso ministro Nordio, per l'aumento della popolazione carceraria. Ma ci sono varie questioni su cui auspichiamo un ripensamento e penso ci sia lo spazio per delle correzioni in fase di conversione".