Al Senato vi è la stata  la discussione delle mozioni n.551 e n.554 di sfiducia al Governo, richieste dalle opposizioni in merito alla vicenda sull'inchiesta della magistratura di Potenza sull'impianto Eni di Viaggiano, che ha portato alle dimissioni di Federica Guidi da ministro dello Sviluppo economico.

L'esito della votazione con uno scarto di 90 voti a favore del Governo era scontato, considerate le migrazioni verso il gruppo della maggioranza da parte di senatori di tutti gli schieramenti, desiderosi di aspirare ad un seggio o ad un qualche incarico remunerato anche per la prossima legislatura. D'altra parte, per molti di loro, la politica non è una questione di coerenza, ma di sopravvivenza.

Quindi, più che sottolineare l'esito della votazione è interessante sottolineare quello che il presidente del Consiglio Renzi ha detto in fase di replica prima delle dichiarazoni finali dei capigruppo che hanno anticipato la procedura di voto nominale.

Dopo aver individuato i punti principali che potessero riassumere le critiche mosse durante il dibattito dalle minoranze nella totale indeguatezza di questo governo, nella moralità politica, nell'inchiesta di Potenza, nella politica energetica, Matteo Renzi si è rivolto all'Aula non solo per confermare come corretta la propria azione di Governo, ma anche per attaccare, come nel suo stile, coloro che hanno avuto, per l'ennesima volta, l'ardire di sfiduciarlo.

A lato il ministro Delrio seguiva tra il preoccupato e l'imbarazzato l'ennesimo sproloquio del suo presidente che, tronfio della sua esorbitante presunzione, ha dato sfoggio della sua principale capacità oratoria, quella di ribaltare il punto di vista per alterare o nascondere la verità. Ad esempio, l'importante non è più l'aumento denumero degli assunti, ma la diminuzione del numero dei disoccupati! Questo è lo stile Renzi.

Nel suo discorso, Renzi se l'è presa di nuovo con i giudici: "Finché c'è questa Carta costituzionale - e su questo punto la difenderemo con le unghie e con i denti - caro senatore Quagliariello, le sentenze sono quelle che passano in giudicato. Non è sfortuna aver detto che non vanno mai a sentenza, perché le indagini del 2001, le indagini del 2004 e le indagini del 2008 non avranno una conclusione con una sentenza passata in giudicato".
E dai banchi dei 5 stelle un senatore ha ricordato a Renzi che se questo avviene è a causa della prescrizione, istituto che lui, curiosamente, vista questa ossessione sui tempi di lavoro dei giudici, non ha minimamente intenzione di rivedere.

Inoltre, Renzi ha pensato  bene di dare indicazioni su come deve essere svolto il ruolo di opposizione da parte della minoranza: "Per l'ennesima volta provate a mandarci a casa non convinti neanche voi di farlo [...] utilizzando la mozione di sfiducia, non come uno strumento parlamentare, ma come una bandierina da sventolare nei talk show... Questo atteggiamento è del tutto legittimo e non tocca a me chiedervi di cambiarlo, perché credo nel rispetto e nel gioco democratico. Penso però di dovervi dire con estrema franchezza, per la stima e il rispetto che porto al Presidente del Senato e a tutti voi, che i talk, i media, i social non sono l'Italia. Spero che ve ne siate accorti con l'ultimo referendum..."
In pratica ha criticato gli altri di aver fatto, ogni tanto, quello che lui fa quotidianamente. Senza dimenticare l'esaltazione dell'astensionismo, con la citazione del risultato del referendum.
Secondo Renzi, "la politica è rispettare chi governa" ed il rispetto per le opposizioni, sempre secondo Renzi, sono i patti come quello del Nazareno. Come è evidente dalle sue parole, per Renzi il Parlamento non conta, è il luogo delle sceneggiate, perchè, secondo lui, la politica è altrove!

E almeno nella conclusione, Renzi ha detto una cosa sacrosanta.