Il segretario al Tesoro dell'amministrazione Biden, Janet Yellen - secondo quanto riportato dal sito di informazione Axios -, starebbe preparando nuove sanzioni per l'Iran in risposta all'attacco portato nei giorni scorsi contro Israele.

Inoltre, la Yellen chiederà anche ai ministri delle Finanze del G20 – in visita a Washington dove si terranno delle riunioni il 17 e il 18 aprile – di fare altrettanto, coordinandosi in tal senso con le decisioni della Casa Bianca.

"Il Tesoro non esiterà a lavorare con i nostri alleati per usare la nostra autorità sanzionatoria per continuare a interrompere l'attività malevola e destabilizzante del regime iraniano", è quanto dirà la Yellen questo martedì in conferenza stampa. "L'attacco dell'Iran e dei suoi alleati sottolinea l'importanza del lavoro del Tesoro per utilizzare i nostri strumenti economici per contrastare l'attività dell'Iran" (in base ad una copia delle sue dichiarazioni ottenuta da Axios).

Adesso, però, va ricordata anche l'intervista rilasciata dal commissario agli Esteri Ue, Josep Borrell, al quotidiano Le Monde, sempre in merito all'attacco all'Iran:

"Siamo stati avvertiti con diversi giorni di anticipo", ha dichiarato Borrell.

L'Alto rappresentante dell'Ue per la politica estera ha riferito anche che dopo l'attacco il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian, lo ha informato che

"sono state attaccate solo installazioni militari, rendendo chiaro che si è trattato di una risposta controllata". 

E tanto per non lasciar nulla da chiarire, Borrell ha aggiunto anche che se l'Iran avesse voluto davvero causare danni significativi a Israele, non avrebbe inviato droni che hanno impiegato sei ore per raggiungere gli obiettivi:

"Ciò non giustifica o attenua in alcun modo questo attacco, che è il primo (diretto iraniano) sul territorio israeliano. Ma il fatto stesso che i missili e i droni siano stati abbattuti faceva parte della strategia". 

Quindi, anche Borrell fa intendere credibile la dichiarazione dell'Iran che l'attacco in risposta al bombardamento della sede consolare dell'ambasciata iraniana a Damasco, che ha causato la morte di diversi ufficiali dei reparti di elite delle forze armate iraniane, è stato portato solo come azione dimostrativa dovuta, in risposta ad un atto di guerra, e che la vicenda è da definirsi chiusa.

Netanyahu, però, vuole aprire un fronte di guerra anche con Teheran e per tale motivo ha annunciato che l'IDF risponderà all'attacco, rimanendo però sul vago in relazione ai tempi, alle modalità e al destinatario (c'è infatti chi avanza l'ipotesi di un attacco armato contro milizie alleate dell'Iran presenti in Libano, Siria e Iraq). 

L'Iran, da parte sua, ha fatto sapere che in caso di un nuovo attacco risponderà in altri termini e immediatamente. 

Questi i fatti a cui possiamo aggiungere una considerazione riguardo la decisione degli Stati Uniti.

Secondo alcuni, le nuove sanzioni a Teheran dovrebbero convincere Tel Aviv a rinunciare ad una risposta militare o, perlomeno, a mitigarla. Anche se questo fosse il fine di Biden, a questo punto, è lecito chiedersi perché gli Stati Uniti (e non solo loro) non facciano altrettanto nei confronti di Israele che ha raso al suolo la Striscia di Gaza, massacrandone 33mila persone (soprattutto civili, in gran parte donne e bambini) e affamandone oltre 2 milioni.

Chi mette in atto un genocidio non merita di essere sottoposto a sanzioni dalle nazioni della comunità internazionale, soprattutto da quelle che pretendono di difendere i diritti umani e il diritto internazionale a loro tutela?