L'ambasciatore permanente dell'Iran presso le Nazioni Unite, Amir Saeid Iravani, durante il Consiglio di Sicurezza dell'Onu riunito venerdì ha messo in guardia contro qualsiasi azione provocatoria del regime israeliano che possa compromettere seriamente la pace in Medio Oriente e Siria.

Gli Stati Uniti, di rimando, hanno accusato l'Iran di supportare gli attacchi dei ribelli Houthi contro navi mercantili nel Mar Rosso, dopo che sabato è stata colpita un'altra nave, che ha collegamenti con Israele. Si tratterebbe di una nave cisterna battente bandiera della Liberia. Una rivendicazione ufficiale dell'attacco non è al momento stata fornita. La nave è stata colpita da un drone a circa 200 km a sud-ovest di Veraval, in India, dove era diretta dopo esser partita da un porto saudita. Segnalati anche alcuni danni strutturali. 

Il sostegno di Teheran al gruppo ribelle yemenita, secondo Washington, oltre che alla fornitura di armi, includerebbe anche un costante supporto  di intelligence tattica: 

"Sappiamo che l'Iran è stato coinvolto nella pianificazione delle operazioni contro navi commerciali nel Mar Rosso", ha detto in una nota la portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca, Adrienne Watson. "Ciò è coerente con il sostegno materiale a lungo termine dell'Iran e l'incoraggiamento delle azioni destabilizzanti degli Houthi nella regione. Questa è una sfida internazionale che richiede un'azione collettiva".

In pratica, gli Houthi non hanno propri radar e devono fare  affidamento sulla tecnologia fornita dall'Iran. Se così non fosse, i missili e i droni da loro lanciati cadrebbero per lo più in mare.

Dal 7 ottobre scorso, gli Houthi, che controllano buona parte dello Yemen e la capitale Sanaa, hanno lanciato numerosi attacchi con droni e missili contro le navi commerciali nel Mar Rosso, in quella che il gruppo ha descritto come una dimostrazione di sostegno ai palestinesi che affrontano i bombardamenti israeliani a Gaza.

A causa dei numerosi attacchi, le compagnie marittime, tutte o quasi, hanno deciso di sospendere la rotta verso il canale di Suez, scegliendo di circumnavigare l'Africa, creando in tal modo le condizioni per un aumento dei costi e dei ritardi di consegna per molti beni di consumo, da quelli energetici a quelli alimentari.

Per questo Washington - che non si fa scrupoli nel supportare il genocidio a Gaza  - all'inizio di questa settimana ha annunciato il lancio di una forza multinazionale, che a vario titolo coinvolge più di 20 Paesi, conlo scopo di proteggere le navi in ​​transito nel Mar Rosso.

La settimana scorsa, un cacciatorpediniere lanciamissili statunitense ha abbattuto 14 droni d'attacco lanciati da aree dello Yemen controllate dagli Houthi. Gli Houthi, a loro volta, hanno dichiarato che reagiranno alle "corazzate americane" e agli "interessi americani" se verranno attaccati.

Anche l'Italia, come annunciato il ministro Crosetto, ha inviato una fregata che farà parte della missione, senza però precisare, neppure al Parlamento, quali siano i suoi compiti e da chi prenderà ordini.

In risposta agli Stati Uniti e ai suoi alleati, il generale di brigata Mohammad Reza Naqdi, comandante coordinatore delle Guardie della rivoluzione iraniane, nelle scorse ore, ha dichiarato sui media locali che il Mar Mediterraneo potrebbe essere chiuso se l'occidente continuerà a commettere "crimini" a Gaza:

"Vedranno presto la chiusura del Mar Mediterraneo, dello Stretto di Gibilterra e non solo", sono state le parole riportate dall'agenzia stampa Tasnim dette dal generale iraniano, che però si è dimenticato di specificare come ciò possa avvenire, considerando che gli unici gruppi sostenuti dall'Iran nel Mediterraneo sono gli Hezbollah libanesi e le milizie alleate in Siria... all'estremità opposta dello Stretto di Gibilterra.



Crediti immagine: twitter.com/Fahad_Heaven/status/1737588793287626945/photo/1