Il 30 luglio, il direttore della RWM italia, azienda tedesca con sede in Sardegna che opera nella produzione di armamenti, ha pubblicato una nota rivolta ai propri dipendenti per informarli che a partire da "ieri, 29 luglio, sono stati ricevuti i provvedimenti di sospensione di tutte le licenze in essere relative all'esportazione di bombe d'aereo e loro componenti verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. La sospensione ha effetto immediato e durerà al massimo 18 mesi.

Tale situazione, non dovuta a scelte aziendali, né causata dall'andamento del mercato è espressione della volontà politica del Parlamento e del Governo e va serenamente accettata, nel rispetto delle leggi dello Stato che ha sempre guidato l'operato dell'azienda.

Inizia oggi un periodo sicuramente non semplice, che richiederà la massima collaborazione di tutti nel segno della razionalizzazione, dell'efficienza e della tempestività, perché l'azienda prosegua nella realizzazione degli investimenti strategici, mantenga la propria posizione di mercato e si faccia trovare pronta alla ripresa al termine del periodo di sospensione.

I programmi di produzione degli stabilimenti di Ghedi e di Domusnovas saranno modificati per rispondere al meglio alle esigenze degli altri contratti acquisiti e in fase di acquisizione.

Mi adopererò al meglio, insieme ai miei più stretti collaboratori e alla Rsu, per dare continuità lavorativa al maggior numero possibile di lavoratori degli stabilimenti di Ghedi e Domusnovas, durante questo periodo di transizione che speriamo duri il meno possibile".


Il comunicato della RWM Italia fa riferimento agli indirizzi espressi dal parlamento con la risoluzione approvata dalla maggioranza il 26 giugno e dal Consiglio dei ministri il 12 luglio scorso.

E mentre l'Italia fa qualcosa di realmente concreto per mitigare le conseguenze sui civili della guerra in Yemen - dove solo nel 2018 almeno 729 bambini hanno perso la vita o sono rimasti feriti a causa di bombardamenti aerei condotti dalla Coalizione guidata dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti, responsabili, nello stesso arco di tempo, anche di 15 raid contro scuole e ospedali - non è così, purtroppo, da parte delle Nazioni Unite.

Infatti, nell'annuale "Rapporto delle Nazioni Unite sui bambini e i conflitti armati", l'Onu si è "dimenticato" di inserire nella lista nera che documenta le gravi violazioni dei diritti dei bambini la Coalizione guidata dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti, nonostante le responsabilità accertate relative alle gravi conseguenze in molti degli attacchi da essa condotti.

«Le Nazioni Unite hanno documentato accuratamente gli attacchi spaventosi perpetrati contro i bambini yemeniti da parte di tutte le parti in conflitto, eppure il Segretario Generale non ha inserito la Coalizione nella lista dei responsabili per tutte le gravi violazioni contro i minori perdendo l'occasione di chiedere conto alla Coalizione dell'ennesimo anno di bombardamenti sui bambini nelle loro case e nelle loro scuole. Questa decisione dimostra che il Segretario Generale ha anteposto la politica ai bambini e che gli Stati che hanno amici potenti possono cavarsela con l'impunità sebbene distruggano le vite dei bambini», ha dichiarato Mohamad Al Asmar, Direttore Advocacy Media e Comunicazione di Save the Children per il Medio Oriente.

«Mentre le altre parti in conflitto in Yemen sono menzionate nella lista secondo le violazioni commesse - ha proseguito Al Asmar - la decisione di non inserire la Coalizione a guida saudita appropriatamente non è solo uno schiaffo in faccia alle vittime yemenite, ma è anche un duro colpo per la credibilità delle Nazioni Unite come forza in grado di mettere le parti in conflitto davanti alle proprie responsabilità. Ciò dovrebbe innescare un forte sdegno pubblico per chiedere al Segretario Generale di rivedere la sua decisione. Circa 420 milioni di bambini in tutto il mondo vivono in aree colpite da conflitti, e affrontano ogni giorno il rischio di essere uccisi o rimanere feriti, soffrono la fame, sono costretti a interrompere gli studi perché è troppo pericoloso andare a scuola. Questa guerra sui bambini deve essere fermata e un modo per farlo è quello di richiamare gli autori alle proprie responsabilità. Inserirli nella lista nera delle Nazioni Unite è un passo importante, e questa è un'occasione mancata».

Secondo Save the Children, però, il Segretario Generale sta proseguendo in una preoccupante tendenza a schermare le responsabilità di forze armate statali o internazionali. Le decisioni sull'inserimento in lista dovrebbero esclusivamente basarsi sulla serie di violazioni credibili e verificate dalle Nazioni Unite, e non su pressioni di natura politica.