Quella odierna potrebbe essere una giornata decisiva nei negoziati per porre fine alla guerra a Gaza, con i mediatori che hanno consegnato a Israele e Hamas una bozza finale di accordo per il cessate il fuoco e il rilascio dei prigionieri. L'iniziativa, che ha visto il coinvolgimento di figure chiave della comunità internazionale, rappresenta il culmine di intense trattative che si sono tenute negli ultimi giorni a Doha, in Qatar.
La bozza dell'accordo è stata presentata dal Qatar alla rappresentanza israeliana, di cui fanno parte i direttori del Mossad e dello Shin Bet, e a quella di Hamas. Al tavolo delle trattative erano presenti inviati di alto profilo come Brett McGurk per l'amministrazione di Washington uscente e Steve Witkoff, designato da Trump come suo futuro inviato in Medio Oriente. La “svolta” è stata raggiunta nelle prime ore di lunedì, grazie a pressioni strategiche esercitate su entrambe le parti.
Lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani, emiro del Qatar, ha avuto un ruolo centrale, incontrando una delegazione di Hamas guidata da Khalil al-Hayya per discutere le condizioni di cessate il fuoco. Parallelamente, il primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, ha lavorato intensamente con i delegati israeliani.
Sebbene la bozza non rappresenti ancora un accordo definitivo, essa si concentra su due punti chiave:
- Il cessate il fuoco immediato per interrompere le ostilità.
- Il rilascio dei detenuti, quelli israeliani a Gaza e quelli palestinesi in Israele.
Tuttavia, restano divergenze significative. Hamas insiste su una fine permanente del conflitto e sul ritiro di Israele da Gaza, mentre Israele esige il completo smantellamento delle strutture militari di Hamas.
Secono la stampa israeliana, per il via libera all'accordo mancherebbe l'approvazione di Hamas.
L'imminente insediamento di Donald Trump il prossimo 20 gennaio ha aggiunto pressione ai negoziati. Entrambe le amministrazioni americane, quella uscente di Biden e quella entrante di Trump, hanno investito sforzi significativi per raggiungere un accordo prima di tale data. Trump ha avvertito che ci sarebbero state conseguenze se i prigionieri a Gaza non fossero stati liberati prima del suo insediamento, mentre Biden ha sottolineato l'urgenza di un accordo per garantire un aumento degli aiuti umanitari nella Striscia.
Il conflitto, iniziato nell'ottobre 2023 con l'attacco di Hamas nel sud di Israele, ha causato un massacro senza precedenti. Secondo le autorità palestinesi, oltre 46.000 persone sono morte a Gaza, con gran parte della popolazione sfollata e l'enclave ridotta in macerie. Gli attacchi israeliani continuano, causando vittime anche tra civili e famiglie sfollate nelle scuole trasformate in rifugi.
Non bisogna neppure dimenticare che vi sono forti opposizioni interne in Israele. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, leader del Partito Nazionale Religioso-Sionismo Religioso, ha ribadito che si opporrà a qualsiasi accordo che non garantisca la distruzione completa di Hamas.
In queste ore, poi, a Gaza Hamas ha colpito e ucciso diversi soldati israeliani a Beit Hanoun (nel nord) e a Rafah (nel sud).
Le prossime ore saranno “cruciali”, in base a quanto dichiarato dai negoziatori, per capire se siamo arrivati o meno ad un punto di svolta nel conflitto finora più lungo e più sanguinoso tra quelli iniziati a partire dal 1948 tra ebrei israeliani e palestinesi.