"Il previsto rilascio del soldato israeliano Edan Alexander, senza alcuna contropartita, sarà possibile grazie alla vigorosa politica che abbiamo condotto con il sostegno del presidente Trump e grazie alla pressione militare esercitata dai soldati israeliani nella Striscia di Gaza.Israele non si è impegnato a garantire alcun cessate il fuoco né a rilasciare i terroristi, ma solo a creare un corridoio sicuro che consenta il rilascio di Edan.Stiamo vivendo giorni critici in cui ad Hamas è stato presentato un accordo che permetterebbe il rilascio dei nostri ostaggi. I negoziati proseguiranno sotto pressione, mentre si preparano a un'intensificazione dei combattimenti".

Così l'ufficio del premier Netanyahu, questa mattina, ha commentato l'accordo raggiunto tra Stati Uniti e Hamas, che lo stesso movimento di resistenza palestinese ha comunicato durante la scorsa notte, per la liberazione di Edan Alexander, soldato israeliano di cittadinanza anche americana, per la quale Donald Trump si era impegnato pubblicamente in più occasioni.

La notizia del rilascio di Alexander è stata confermata su Telegram anche dal portavoce militare delle Brigate Qassam, Abu Obeida:

"Le Brigate Al-Qassam hanno deciso di rilasciare oggi, lunedì 12 maggio 2025, il soldato americano catturato, Idan Alexander".

Il motivo del rilascio lo aveva spiegato il capo della delegazione negoziale di Hamas, Khalil al-Hayya, affermando  che la decisione è stata presa in risposta ai recenti contatti con l'amministrazione statunitense. Nella dichiarazione si afferma che il rilascio di Alexander rientra in un percorso più ampio che comprende l'apertura dei valichi di frontiera e l'ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Nella dichiarazione si sottolinea che il movimento è pronto ad avviare immediatamente importanti negoziazioni per raggiungere un accordo definitivo sulla cessazione della guerra e sullo scambio dei prigionieri.

Hamas ha sottolineato l'importanza che la Striscia di Gaza sia amministrata da un organismo indipendente e professionale che possa garantire tranquillità e stabilità costanti, nonché la ricostruzione e la fine del blocco imposto alla Striscia.

Nella dichiarazione, il movimento ha espresso i suoi ringraziamenti ai mediatori del Qatar, della Repubblica araba d'Egitto e della Turchia, apprezzando il loro ruolo nel sostenere gli sforzi politici e umanitari dell'ultimo periodo.

Adesso resta da vedere come si concretizzerà il do ut des tra USA e Hamas, con Netanyahu che, per evitare la sua fine politica, ha già dichiarato di volersi opporre a qualsiasi accordo che possa terminare il genocidio nella Striscia.

Di certo è ormai evidente la rottura tra il premier israeliano e l'amministrazione Trump. Netanyahu pensava, in nome dell'ebraismo e della stabilità geopolitica, di poter prendersi gioco di Trump così come si era preso gioco di Biden. Il suo errore è stato quello di non aver capito che a Trump interessa solo fare gli interessi di Trump... a lui degli ebrei, di Israele e del suo ruolo nel Medio Oriente non importa niente, specialmente se i Paesi arabi possono garantire agli Stati Uniti affari per un trilione di dollari,  in cui anche la sua famiglia avrà un consistente ritorno. Da aggiungere anche il prossimo regalo che il Qatar gli consegnerà a breve: il nuovo Air Force One  che sostituirà quello attuale, descritto come una reggia volante.

Intanto, però, lo Stato ebraico continua l'opera di sterminio nei Territori Occupati e nella Striscia di Gaza dove nelle scorse ore sono stati compiuti nuovi massacri a Khan Younis e Jabalia.