Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha risposto con cautela alla proposta, arrivata a sorpresa, del presidente russo Vladimir Putin per colloqui diretti volti a porre fine al conflitto iniziato oltre tre anni fa. Kiev non chiude la porta al dialogo, ma pone una condizione netta: nessun negoziato senza un cessate il fuoco immediato.

Putin ha lanciato la sua proposta durante una dichiarazione televisiva notturna trasmessa dal Cremlino all'1:30 locali, in un tempismo chiaramente pensato per coincidere con il prime time statunitense. L'iniziativa arriva dopo che Donald Trump – tornato alla ribalta come mediatore internazionale – ha esercitato forti pressioni su entrambe le parti per fermare le ostilità almeno per 30 giorni, definendo il momento "potenzialmente grandioso per la Russia e l'Ucraina".

Mosca propone un incontro a Istanbul il 15 maggio, ma non offre concessioni significative: il Cremlino parla genericamente di "negoziati diretti senza precondizioni", mentre nel concreto il consigliere Yuri Ushakov chiarisce che i colloqui dovranno partire dalla bozza di accordo del 2022 – che prevedeva la neutralità dell'Ucraina – e dalla situazione attuale sul campo, dove le truppe russe occupano circa un quinto del territorio ucraino.

Putin insiste nel voler discutere un cessate il fuoco durante i colloqui, non prima. Zelensky, dal canto suo, afferma che la disponibilità russa è un "segnale positivo", ma ribadisce: "Il primo passo per porre fine a qualsiasi guerra è un cessate il fuoco". Kiev chiede l'interruzione totale e verificabile delle ostilità a partire dal 12 maggio.

Nel frattempo, le azioni militari proseguono: nuovi attacchi con droni russi hanno colpito Kiev e le regioni circostanti, ferendo civili e danneggiando abitazioni. È difficile prendere sul serio un'offerta di pace quando piovono bombe.

Trump ha rinnovato il suo appello su Truth Social: "Fermate il bagno di sangue! Serve un cessate il fuoco immediato e poi negoziati di pace globali. Non il contrario". Un messaggio che riflette l'impazienza anche tra i suoi sostenitori, come il consigliere Keith Kellogg, che sottolinea la necessità di interrompere le violenze prima di sedersi al tavolo.

La proposta di Mosca è arrivata poche ore dopo che le principali potenze europee avevano richiesto un cessate il fuoco di 30 giorni, minacciando ulteriori sanzioni. Putin ha respinto quella che ha definito una serie di "ultimatum" e ha ribadito che prima vanno affrontate le cause profonde del conflitto.

Il presidente francese Emmanuel Macron è scettico: "Un primo passo, ma non basta. Un cessate il fuoco incondizionato deve precedere i negoziati, non seguirli".

Nel corso degli anni, Mosca ha proposto diverse tregue – dalla moratoria sugli attacchi agli impianti energetici, a una tregua pasquale, fino a una breve pausa per celebrare la vittoria sovietica nella Seconda guerra mondiale – ma nessuna ha retto. Ogni volta, le accuse reciproche di violazione si sono susseguite.

Ora Putin rilancia la bozza di intesa del 2022, secondo la quale l'Ucraina avrebbe dovuto accettare la neutralità permanente in cambio di garanzie da parte dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Ma quella trattativa naufragò, e oggi il contesto è radicalmente cambiato. Putin continua a chiedere che l'Ucraina rinunci all'adesione alla NATO e ritiri le truppe dalle quattro regioni annesse da Mosca.

La posizione russa resta intransigente: Kiev dovrebbe accettare le perdite territoriali e firmare un accordo su misura per il Cremlino. Zelensky e l'Occidente non ci stanno. Gli Stati Uniti e l'Europa vedono la guerra come un'aggressione imperiale, e l'Ucraina non è disposta a trattare sotto il fuoco nemico.

Il tempo stringe. L'ipotesi di colloqui diretti rappresenta una finestra diplomatica, ma resta da vedere se sarà reale o solo l'ennesima mossa tattica del Cremlino per guadagnare terreno politico mentre le sue forze avanzano sul campo.