Questo è un resoconto dell'Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), organizzazione delle Nazioni Unite, sulla situazione a Gaza all'inizio di questa settimana:

"L'OCHA avverte che incursioni aeree e altri attacchi continuano in tutta la Striscia di Gaza; secondo quanto riferito, decine di persone sono state uccise e centinaia sono rimaste ferite nel fine settimana, tra cui bambini e altri civili.Ieri, il team umanitario nazionale del Territorio palestinese occupato, che riunisce circa 15 entità delle Nazioni Unite e circa 200 ONG, sia internazionali che locali, ha rilasciato una dichiarazione, parlando unitariamente e ribadendo la posizione assunta dal Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres e dal Coordinatore degli aiuti di emergenza, Tom Fletcher, sulle operazioni di aiuto basate su principi.Hanno ricordato che da nove settimane le autorità israeliane hanno bloccato l'ingresso di tutti i rifornimenti a Gaza. Questo blocco ha costretto panifici e mense comunitarie a chiudere, ha svuotato i magazzini e ha lasciato i bambini affamati.Le organizzazioni sottolineano che i funzionari israeliani hanno cercato di chiudere l'attuale sistema di aiuti gestito dalle Nazioni Unite e dai suoi partner, chiedendo loro di consegnare invece i rifornimenti attraverso gli hub israeliani, secondo le condizioni stabilite dall'esercito israeliano, una volta che il governo accetterà di riaprire i valichi.Nella dichiarazione si invitano anche i leader mondiali a usare la loro influenza per contribuire a revocare il blocco, ora. Le organizzazioni umanitarie rimangono a Gaza e dispongono di ingenti scorte pronte a essere trasferite nella Striscia non appena le restrizioni saranno revocate. Una volta che ciò accadrà, saranno pronte a intensificare nuovamente le operazioni.Nel frattempo, l'OCHA riferisce che rapine e saccheggi sono diventati una realtà quotidiana, soprattutto a Gaza e nei dintorni. Questo fenomeno si accompagna all'esaurimento delle scorte. Ci sono stati anche tentativi di saccheggio dei magazzini delle Nazioni Unite e, nella maggior parte dei casi, le guardie sono riuscite a fermarli, oppure i saccheggiatori hanno trovato i magazzini già vuoti, dopo oltre due mesi di blocco totale.La scorsa settimana, i sistemi di pompaggio dell'acqua e di depurazione a Beit Lahiya, nel governatorato del nord di Gaza, sono andati in tilt a causa dell'esaurimento del carburante. Questi servizi non sono ancora stati ripristinati, poiché il carburante rimane indisponibile. Venerdì, un'importante conduttura idrica proveniente da Israele è stata danneggiata, dimezzando l'approvvigionamento idrico nella parte settentrionale di Gaza, compresa la città di Gaza. Solo ieri le squadre sono riuscite a ripararla, poiché i lavori di riparazione hanno richiesto il coordinamento con le autorità israeliane.Sempre ieri, una squadra delle Nazioni Unite è riuscita a recuperare del carburante da una stazione di rifornimento nella città di Gaza, dopo che le autorità israeliane avevano agevolato i loro sforzi per raggiungerla. Tuttavia, gran parte delle riserve di carburante rimangono irraggiungibili perché le forniture si trovano in aree in cui le autorità israeliane negano sistematicamente l'accesso agli aiuti umanitari. A Rafah, dal 18 aprile, non è stato facilitato alcun tentativo di recupero di carburante.L'OCHA sottolinea che il carburante è essenziale non solo per alimentare i pozzi d'acqua e trattare le acque reflue, ma anche per far funzionare le unità di terapia intensiva e le ambulanze.Le squadre umanitarie hanno bisogno del coordinamento israeliano per muoversi in vaste aree di Gaza. Da sabato, la maggior parte di questi tentativi – 19 dei 27 movimenti pianificati – sono stati respinti in modo netto. Altri tentativi hanno inizialmente ricevuto il via libera, ma sono stati poi bloccati sul campo".

Alla luce di questa situazione, Bassem Naim, membro dell'ufficio politico di Hamas, ha sottolineato che, al momento, qualsiasi negoziato per un cessate il fuoco è "privo di significato" alla luce della "guerra per fame" condotta da Israele nella Striscia di Gaza, invitando la comunità internazionale a fare pressione sul governo israeliano affinché ponga fine a tale crimine:

"Non ha senso intraprendere negoziati indiretti con l'occupazione israeliana, e non ha senso affrontare nuove proposte di cessate il fuoco, alla luce della guerra di fame e di sterminio che l'occupazione israeliana sta conducendo contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza", ha detto Naim all'AFP. "La comunità internazionale deve fare pressione sul governo di Benjamin Netanyahu affinché ponga fine ai crimini di fame, sete e uccisioni a Gaza".

Da parte sua, Mahmoud Mardawi, uno dei leader di lungo corso di Hamas, ha dichiarato che                                                                                                                                                                      "non ci sarà alcun accordo a meno che non sia globale, comprendente un cessate il fuoco completo, un ritiro completo dalla Striscia di Gaza, la ricostruzione di ciò che è stato distrutto dalla guerra e il rilascio di tutti i prigionieri da entrambe le parti".

Le dichiarazioni di Mardawi giungono mentre i media riportano che gli Stati Uniti hanno fissato la prossima visita del presidente Donald Trump nella regione come scadenza per raggiungere un nuovo accordo sugli ostaggi, mettendo in guardia contro un'operazione militare israeliana su larga scala se i negoziati fallissero.

In questo contesto, Axios ha citato funzionari israeliani che hanno affermato che il piano per espandere la guerra include la creazione di una "zona umanitaria unificata" in cui i palestinesi sarebbero obbligati a trasferirsi, con l'opzione di lasciare la Striscia come alternativa.

Da parte sua, il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha espresso profonda preoccupazione per i piani di Israele di espandere le sue operazioni militari, avvertendo che tali piani "porteranno a innumerevoli vittime civili e a una distruzione diffusa a Gaza", chiedendo l'immediata cessazione della violenza e la protezione delle vite civili.