Donald Trump, candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, ha tenuto il discorso conclusivo alla convention del partito a Cleveland.

Solo pochi mesi fa, pochi pensavano di poter leggere o ascoltare una frase come questa. A Trump non venivano date molte possibilità di riuscire a vincere le primarie, sconfiggendo l'establishment del suo partito, che poi suo non lo è mai stato e nelle cui fila si contano ancora molti suoi oppositori, come ha testimoniato l'intervento di Cruz dal palco della convention.

E ora, come allora, poche possibilità gli vengono date nella corsa alla Casa Bianca contro Hillary Clinton. Auguriamoci che non ci smentisca anche questa volta.

Nelle ore precedenti all'intervento di Trump, hacker di "Correct the Record", un gruppo che appoggia la Clinton, sono riusciti ad impadronirsi del testo del discorso ed hanno pensato bene di metterlo in rete.

Autodefinendosi il candidato della legge e dell'ordine (un richiamo a titoli di serie televisive è sempre efficace e rimane nella testa della gente), Trump, cercando di unire nuovamente la base dei Repubblicani, ha orgogliosamente annunciato: "Insieme riporteremo il nostro partito alla Casa Bianca e condurremo il paese in una nuova era di sicurezza, prosperità e pace".

Ha descritto l'America come un paese, che è scivolato in una grave crisi: "gli attacchi ai nostri poliziotti e il terrorismo nelle nostre città" sarebbero una minaccia per il classico stile di vita americano (the american way of life). "Un politico che nega questi fatti non ha la stoffa per guidare questo paese", ha affermato l'immobiliarista di Manhattan. E sappiamo a chi si riferiva.

Ha promesso di porre fine a violenza e criminalità e, a partire dal 20 gennaio 2017 (il giorno di insediamento del nuovo presidente), verrà finalmente ristabilito l'ordine.

Ha ribadito l'intenzione di chiudere i confini, di impedire l'ingresso negli Stati Uniti a persone provenienti da paesi sospettati di terrorismo, mentre migranti da altre nazioni dovranno prima dimostrare di amare il popolo americano.

Tutto questo fra gli applausi di una folla delirante di sostenitori, che gridavano "Usa, Usa", unitamente a qualche espressione in cui era condensato il loro disprezzo per Hillary Clinton. Gli stessi che, forti della assoluta fiducia nel loro candidato, sono certi che fra qualche mese saranno gettate le fondamenta per il muro con il Messico, naturalmente a spese dei messicani.

Nota positiva, se vogliamo, in tutta questa atmosfera di conservatorismo retrivo, il fatto che, prima che Trump pronunciasse il suo discorso, sia salito sul palco Peter Thiel, il solito miliardario di Silicon Valley, creatore di PayPal, che si è rivolto all'assemblea dicendosi orgoglioso di essere omosessuale, repubblicano e americano. Ed è sopravvissuto.