L'elezione del primo papa nordamericano, Leone XIV – al secolo il cardinale statunitense Robert Prevost – non ha impiegato che pochi minuti a generare un'ondata di reazioni furiose nei circoli della destra americana. È bastato che riemergesse un vecchio post su X, in cui Prevost criticava JD Vance per la sua visione ristretta dell'amore cristiano, per far divampare la polemica. Vance, convertito da poco al cattolicesimo, aveva ridotto l'amore evangelico a un concetto etnocentrico e familiare, e Prevost gli aveva ricordato con chiarezza che "Gesù non ha mai chiesto di fare una distinzione di valore riguardo l'amore per gli altri".
La replica non si è fatta attendere. Laura Loomer, influencer dell'estrema destra trumpiana, ha bollato il nuovo papa come "un anti-Trump e un anti-Maga. Solo un altro burattino marxista al Vaticano". Un'accusa dura, ma che riflette bene lo stato d'animo nei circoli ultraconservatori americani.
Sean Davis, fondatore del sito ultraconservatore The Federalist, ha rincarato la dose, elencando una lunga lista di "peccati" politici del nuovo pontefice: critiche a Trump e Vance, opposizione alle politiche di chiusura delle frontiere, sostegno all'immigrazione e ai diritti dei rifugiati, apprezzamento per George Floyd e l'attivismo contro la violenza razziale, appoggio al controllo delle armi.
Nella timeline di Davis e su vari canali social come X, Truth e BlueSky, si è diffuso un tono allarmista: l'elezione di Leone XIV viene letta come un segnale politico da parte del Vaticano, un contrappeso esplicito al nazionalismo cristiano della destra americana. Particolarmente velenoso è stato il recupero di un altro post di Prevost, datato aprile, in cui ripubblicava una denuncia dello scrittore cattolico Rocco Palmo contro le deportazioni forzate negli Stati Uniti. Il messaggio, che criticava duramente l'amministrazione Trump e il presidente salvadoregno Bukele, concludeva con un'accusa lacerante: "La vostra coscienza non è turbata? Come potete restare in silenzio?"
Nonostante Prevost sia stato un utente piuttosto silenzioso dei social – nel 2024 non ha pubblicato nulla, e nel 2025 solo cinque post, tre dei quali dedicati a papa Francesco – i suoi vecchi tweet sono stati riesumati come prove del suo "progressismo ideologico". In particolare, ha fatto scalpore un retweet del 2018 del cardinale Cupich: "Non c'è nulla di cristiano o moralmente difendibile in una politica che rinchiude i bambini in gabbie e li separa dai genitori. La vergogna ricade su tutti noi".
Sotto accusa anche le sue posizioni contro il "Muslim Ban" di Trump, la difesa dell'accoglienza dei rifugiati e la condanna degli attacchi russi in Ucraina, inclusa la distruzione di una sede missionaria a Mariupol.
Il soprannome "Woke Pope" è diventato virale nel giro di poche ore, rimbalzando da X a Truth e infine su BlueSky, dove è stato immortalato in meme e screenshot. Ed è proprio su BlueSky che l'anonimato ha lasciato spazio alla lucidità politica. In un thread virale, un utente ha sintetizzato così la posta in gioco: "Il Vaticano ha un'influenza che va oltre il cattolicesimo. I movimenti regressivi pro-Trump sono pieni di cristiani fondamentalisti con programmi apocalittici. In Vaticano è in corso una guerra tra la Chiesa reazionaria e quella progressista. Se Leone XIV sta con questi ultimi, è una buona notizia".
La sinistra Usa, pur mantenendo una cautela realistica, ha accolto l'elezione con un misto di sollievo e speranza. Nessuno si aspetta una rivoluzione dal nuovo papa, ma c'è un auspicio condiviso: che Leone XIV sia almeno un argine visibile al cristianesimo nazionalista che plasma la politica americana.
Mentre i nazifascisti trumpiani hanno già alzato bandiera bianca sulla possibilità di reclutare il "Papa americano" tra le proprie fila, in Italia si cerca disperatamente di farne un baluardo del (post) fascismo meloniano. Come? La stampa "angelucciana" ha già fatto sapere che in passato Prevost si è iscritto come elettore tra le fila del GOP, che la sua nomina sarebbe stata promossa - se non addirittura finanziata - dal cardinale reazionario di New York Timothy Dolan, mentre sui social viene descritto come sosia (!!!) del Papa polacco Karol Wojtyla... una "presunta" quanto incomprensibile somiglianza fisica che dovrebbe preludere ad una somiglianza di indirizzo "politico": il Papa polacco è il Papa di riferimento - a loro dire - dei (post) fascisti Meloni e Salvini.