L'Italia ha deciso di impedire di riprendere il mare anche alla Sea-Watch 4.

Sabato in un comunicato congiunto, Sea-Watch e Medici Senza Frontiere avevano reso noto che era iniziata un'ispezione di controllo delle autorità marittime italiane a bordo della Sea-Watch 4, nave umanitaria gestita da Sea-Watch su cui opera un team medico di Medici Senza Frontiere (MSF), anticipando fin da subito l'esito scontato che sarebbe seguito all'ispezione.

Stamani, Sea Watch ha confermato quanto già anticipato ieri. Alla nave della ong è stato imposto il fermo amministrativo: 

"Era ciò che ci aspettavamo dopo un'ispezione il cui chiaro scopo era quello di trovare delle motivazioni pretestuose per impedirci di tornare a salvare vite", hanno commentato da Sea-Watch, ricordando anche che "la nostra è la quinta nave umanitaria a essere fermata in 5 mesi".

Così, ieri, da Medici Senza Frontiere avevano parlato dell'ispezione a bordo:

"Le autorità italiane addurranno complicate relazioni tecniche e sosterranno che siamo stati noi a infrangere la legge. Le vere motivazioni del fermo della nave saranno ancora una volta offuscate da complicate relazioni tecniche, interpretazioni strumentali del diritto marittimo o rilievi amministrativi di varia natura, mentre l’unico e vero obiettivo rimane quello di impedire alle navi umanitarie di soccorrere persone in mare. Perché nonostante le proclamate dichiarazioni d’intenti, la verità è chiara: nel caso delle frontiere europee, alcune vite semplicemente non contano".


Ma mentre il Governo giallorosso continua a comportarsi - più o meno - come il Governo gialloverde, un'altra nave di un'altra ong sopperisce a ciò che i vari Stati europei dovrebbero fare: salvare le persone che sono in difficoltà in mare e che pertanto rischiano di morire.

Sabato, all'ora di pranzo, l'equipaggio della nave Alan Kurdi, della ong Sea-Eye, ha salvato un totale di 114 persone in due diverse operazioni: prima quelle a bordo di un gommone sovraccarico (90 persone), poi 24 ammassate su un piccolo peschereccio.

Successivamente, altre 9 persone sono state salvate in un'altra operazione.

Adesso sono 133 le persone soccorse. Nessuna comunicazione è arrivata in risposta al comandante della Alan Kurdi, dopo aver dato notizia dei salvataggi, da parte delle autorità di Libia, Italia, Malta e Germania.