Il pensiero prioritario di un governo responsabile dovrebbe essere quello di inseguire i nastri da tagliare o piuttosto quello di evitare che i cittadini muoiano per colpa di un Paese sofferente di mille insicurezze?

È questa l'amara domanda che mi sto ponendo da ore mentre assisto alle operazioni di soccorso per il tragico crollo del viadotto Morandi sull’autostrada A10 a Genova.

Purtroppo, ed è solo l'ultima di una assurda catena di tragedie, la voragine del Viadotto Morandi ha provocate, fino a questo momento, già 26 vittime ed una decina di feriti estratti dai rottami delle vetture.

Nel pomeriggio, a Genova è arrivato per la rituale passerella tra le macerie il presidente dell'esecutivo gialloverde, Giuseppe Conte che, udite udite, è arrivato perfino ad impegnare il governo per un piano immediato di monitoraggio dello stato di tutte le infrastrutture presenti sul territorio italiano … sempre che Salvini e Di Maio siano d’accordo… ovviamente.

Già, perché sempre più con il trascorrere dei giorni la sensazione è che le sorti del nostro Paese siano nelle mani di un aggregato di individui modello Babilonia, caotici, fumosi, antitetici, confusi, bisbetici, etc.

Dai vicepremier ai sottosegretari, dai ministri ai vice dei vice, tutti insomma si sentono autorizzati a blaterare di tutto e di più, appropriandosi di volta in volta delle prerogative di questo o quel dicastero ma, quel che è ancora più penoso, dimostrando la totale disomogeneità di pensiero.

Ecco appunto, perché in un Paese pervaso da insicurezze quotidiane, con ponti che si sbriciolano, chilometri di ferrovie ancora a binario unico, una fragilità idrogeologica che si ripropone regolarmente da nord a sud, i nostri raffazzonati governanti sono capaci invece di accapigliarsi sul fare o no le cosiddette grandi opere.

Miliardi e miliardi di pubblico denaro che, secondo i fautori di TAV e TAP, creerebbero posti di lavoro ed incrementerebbero il PIL.

Come se quegli stessi miliardi investiti per mettere in sicurezza il territorio, per adeguare le strade ferrate da terzo mondo, per creare passaggi a livello sicuri, per conservare integre ed efficienti le infrastrutture, ecc. non fossero ugualmente in grado di creare posti di lavoro e di favorire la crescita del PIL.

Certo, è vero che dare priorità alla regolare manutenzione di un viadotto, oppure ad opere che prevengano catastrofiche inondazioni, od ancora alla messa in sicurezza di un passaggio a livello, non offrirebbero occasioni, ai nostri sedicenti politici, per il taglio di nastri inaugurativi… però potrebbero salvare la vita di molti italiani!  

Ecco perché quando ascolto coloro che dello slogan “Prima gli Italiani” se ne fanno da mesi un insistente cavallo di battaglia senza rendersi conto che i primi a morire per le mille quotidiane insicurezze del nostro Paese sono proprio gli italiani, mi viene il voltastomaco.