Presentato il piano della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, per il riarmo dell'Europa.
Viviamo in un'epoca di sfide senza precedenti, ha esordito la von der Leyen nella nota di presentazione, dove le minacce alla sicurezza europea richiedono risposte immediate e ambiziose. La guerra in Ucraina, le tensioni geopolitiche globali e la necessità di un'autonomia strategica hanno reso chiaro che l'Europa non può più rimandare scelte cruciali. La domanda non è più se agire, ma come farlo con la rapidità e la determinazione necessarie.
In questo contesto, il Piano ReArm Europe emerge come una roadmap concreta per trasformare la difesa del continente, mobilitando risorse senza precedenti e rafforzando la cooperazione tra Stati membri.
Il piano, presentato dal Presidente della Commissione Europea in una lettera ai leader dell'UE prima del Consiglio Europeo straordinario di questa settimana, si articola in cinque proposte chiave, con l'obiettivo di mobilitare 800 miliardi di euro entro il 2030. Questi i punti su cui si basa;
1. Liberare le Risorse Pubbliche per la Difesa
Per consentire agli Stati membri di aumentare gli investimenti militari senza vincoli fiscali eccessivi, la Commissione propone di attivare la clausola di salvaguardia nazionale del Patto di Stabilità e Crescita. Questo permetterà ai Paesi di destinare fino all'1,5% del PIL alla difesa senza incorrere in sanzioni per disavanzo eccessivo. Un passo che potrebbe generare 650 miliardi di euro in quattro anni, accelerando la modernizzazione degli eserciti e l'acquisto di armamenti.
2. Uno Strumento Finanziario da 150 Miliardi per Investimenti Comuni
Una nuova linea di prestiti agevolati sosterrà progetti condivisi tra Stati membri, incentrati su:
- Difesa aerea e missilistica.
- Sistemi di artiglieria, droni e anti-droni.
- Cybersecurity e mobilità militare.
L'obiettivo è ridurre i costi attraverso acquisti congiunti, aumentare l'interoperabilità tra eserciti e potenziare la base industriale europea. Parte di queste risorse sarà destinata a fornire supporto immediato all'Ucraina, accelerando la consegna di equipaggiamenti critici.
3. Sfruttare il Bilancio UE per Priorità Strategiche
La Commissione intende modificare i programmi di coesione regionale per includere incentivi agli Stati che reindirizzano fondi verso progetti di difesa. Questo approccio massimizza l'impatto delle risorse esistenti, collegando sviluppo economico e sicurezza.
4. Mobilitare il Capitale Privato con l'Unione dei Mercati dei Capitali
Per superare la frammentazione finanziaria, il piano promuove investimenti privati in tecnologie duali (civili e militari) attraverso strumenti innovativi, come i project bond per la difesa e partnership pubblico-private.
5. Il Ruolo della Banca Europea per gli Investimenti (BEI)
La BEI sarà chiamata a sostenere progetti nel settore della difesa, superando limiti precedenti, con focus su innovazione, ricerca e infrastrutture critiche.
Il Piano ReArm Europe non è solo una risposta all'emergenza ucraina, ma una visione di lungo periodo per un'Europa capace di proteggersi autonomamente, senza dipendere da alleati esterni. La collaborazione con la NATO rimane centrale, ma l'UE punta a diventare un attore più coeso e decisivo.
Con 800 miliardi di euro mobilitati, l'Europa dimostra di voler passare dalle parole ai fatti. Il messaggio è chiaro: in un mondo instabile, la difesa non è più un optional, ma un pilastro della sovranità continentale. La sfida ora è trasformare le proposte in azioni concrete, garantendo che ogni euro speso contribuisca a un'Europa più sicura, unita e resiliente.
Questa è la risposta da dare al bullo che si è insediato alla Casa Bianca lo scorso gennaio? Forse sì, ma solo in parte. Infatti, nel momento in cui si dice che la NATO è comunque cruciale al piano di riarmo, al tempo stesso significa consegnare una pistola a Trump, dicendogli puoi sparrarci quando vuoi. In pratica, il piano di riarmo finirebbe per essere sostanzialmente inutile.
Per i criminali come Trump razionalità e logica non contano, ma conta solo la forza, pensare di convincerlo venendo a patti è come incentivarlo a renderlo ancora più bullo di quanto non lo sia adesso. L'unica strada da percorrere è quella della forza. Come? La NATO non è un sistema di difesa dell'Europa, ma un sistema di difesa degli interessi americani, che consente a Washington di estendere il proprio controllo su Russia, Medio Oriente e Nord Africa... oltre che sulla stessa Europa. Senza soldati, mezzi e aviazione nel vecchio continente gli Stati Uniti perderebbero di colpo gran parte della propria influenza a livello internazionale e per ripristrinare qualcosa di analogo in un altra regione confinante dovrebbero spendere una fortuna, al di là del tempo necessario per farlo.
Senza la NATO l'Europa sarebbe alla mercè della Russia? Ma scherziamo? L'Ucraina ha dimostrato che Mosca è un gigante dai piedi di argilla e adesso, nello stato attuale, pure di pasta frolla, anzi... di pasta sfoglia. L'unica minaccia di invasione che può mettere in campo Putin è solo verbale e per ripristinare una forza militare in grado di portare un qualche pericolo gli ci vorranno anni.
In uno scatto di orgoglio, l'Ue dovrebbe coordinarsi per creare un esercito comune dal punto di visto politico, visto che dal punto di vista operativo le forze europee sono già più che coordinate tra loro. Come farlo? Semplicemente copiando la struttura burocratica che è alla base della NATO. Un esercito dell'Ue, in tal caso, agirebbe in tempo reale sotto un coordinamento militare che potrebbe prenderebbe iniziative immediate... almeno in relazione alla difesa. È ovvio che diventerebbe comunque necessario anche un coordinamento degli Stati per ulteriori tipi di decisioni che non potrebbero essere prese solo da dei militari.
Da non dimenticare anche che l'Ue ha in tasca decine di miliardi di euro di beni congelati di proprietà di Mosca che potrebbe decidere di utilizzare anche per la difesa.
Le possibilità, come si vede, sono molteplici. Quello che manca è la volontà e la dignità nel metterle in atto... una dignità che soprattutto i politici sovranisti - considerandone decisioni e dichiarazioni - propagandano a parole ma evitano tenacemente di dimostrare quando c'è da metterla in pratica, rivelando quel che che sono in realtà, servi sciocchi pronti ad obbedire al primo padrone che dà loro degli ordini.