Nella dichiarazione alla stampa di lunedì a seguito dell'incontro con il primo ministro norvegese Støre, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha commentato così i dazi imposti da Trump e le prossime decisioni di Bruxelles:
«Queste tariffe comportano innanzitutto costi immensi per i consumatori e le aziende statunitensi. Ma allo stesso tempo hanno un impatto enorme sull'economia globale. I paesi in via di sviluppo sono colpiti in modo particolarmente duro. Questo è un punto di svolta importante per gli Stati Uniti. Tuttavia, siamo pronti a negoziare con gli Stati Uniti. In effetti, abbiamo offerto tariffe zero-per-zero per i beni industriali come abbiamo fatto con successo con molti altri partner commerciali. Perché l'Europa è sempre pronta per un buon affare. Quindi lo teniamo sul tavolo. Ma siamo anche pronti a rispondere attraverso contromisure e difendere i nostri interessi. E inoltre, ci proteggeremo anche dagli effetti indiretti attraverso la diversione commerciale. A questo scopo, istituiremo una "Import Surveillance Task Force"».
Oggi le borse asiatiche hanno proseguito le perdite, con il record di quella cinese che ha chiuso con un -13,22%. In Europa le perdite hanno oscillato intorno ad un -4%, con Milano che ha fatto registrare un -5,18%. Negli Stati Uniti, lunedì gli indici di borsa hanno aperto intorno ad un -2%, per poi virare in territorio positivo.
Da segnalare, però, che chi fa tendenza nell'economia americana - non i personaggi che fanno parte della corte dei miracoli dell'amministrazione Trump - sta lanciando segnali di allarme... per nulla sottotraccia.
Jamie Dimon, amministratore delegato di JPMorgan Chase, nella lettera annuale indirizzata agli azionisti inviata questo lunedì ha affermato che gli attuali dazi potrebbero avere conseguenze negative durature sulle alleanze economiche degli Stati Uniti:
"L'economia sta affrontando notevoli turbolenze. È probabile che assisteremo ad effetti inflazionistici... Se questi dazi causeranno o meno una recessione non è matematicamente certo, mentre è certo che rallenteranno la crescita".
Ancor più esplicito e per certi versi preoccupante il commento di Bill Ackman (gestore di uno dei principali hedge fund statunitensi), visto che è stato uno tra i più importanti sostenitori di Donald Trump nella campagna per le presidenziali, che in un post su X ha descritto i dazi attuali come un "inverno nucleare economico autoindotto", indicandoli come ostacolo agli investimenti delle aziende e alla spesa dei consumatori. Inoltre, ha aggiunto che "danneggeranno gravemente" la reputazione degli Stati Uniti per anni.
Dal canto suo, quando domenica gli è stato chiesto del calo dei mercati, Trump ha detto che a volte è necessario prendere medicine per risolvere una malattia.
E che difficilmente il presidente americano ascolterà le avvertenze degli esperti lo dimostra la dichiarazione odierna, in cui ha minacciato di aumentare i dazi alla Cina di un ulteriore 50% nel caso in cui Pechino non ritiri i dazi del 34% annunciati come ritorsione in risposta a quelli della stessa entità imposti da Washington.
Inoltre, Trump ha poi pubblicato sul suo account social che "tutti i colloqui con la Cina riguardanti gli incontri da loro richiesti con la sua amministrazione saranno interrotti!"
Che Trump sia un'idiota, oltre che un criminale e un nazifascista - in base a ciò che dice e fa - è un dato ormai accertato. Quello che rimane da appurare è se sia anche un pazzo. Quel che è peggio è che chi lo circonda non è da meno, non facendo nulla per arginarne l'azione, limitandosi a blandirlo e a condividerne le decisioni.