Siamo di fronte ad un fenomeno unico per la sua peculiarità e pericolosità che ci pone di fatto al di fuori dei paesi civili e che lo si può definire “criminalità istituzionale”.
Questa anomalia tipicamente italiana si è andata gradualmente affermando e oggi si mostra con spudoratezza, avvalendosi della propria posizione nell’ambito dell’ordinamento statale dal quale trae legittimazione, potere e autotutela.
Si sono instaurate delle logiche che offendono la coscienza civile e sono ormai le nuove regole che di fatto vigono nei rapporti economici, istituzionali e civili: è grazie a questo nuovo codice che si fonda sulla corruzione, sull’ipocrisia, sull’opportunismo, sulla mediocrità morale e culturale che si sono perse le coordinate per orientarci nei nostri rapporti quotidiani come cittadini e utenti dei servizi pubblici.
Non dimentichiamoci soprattutto che l’attuale classe dirigente è stata plasmata nel periodo post ’68 l’era dei pezzi di carte (diplomi di maturità regalati o pagati nei centri di recupero anni scolastici); del 18 politico (lauree regalate); carriere pilotate dai partiti; posti di lavoro venduti ad incapaci in cambio di voti o al prezzo della propria integrità morale. Nell’arco degli ultimi 50 anni gradualmente tali logiche “mafiose” hanno gravemente ed irreversibilmente contaminato tutti i settori gestiti dalla Pubblica Amministrazione.
Solo dove c’è verità si può realizzare giustizia e difendere la libertà, queste non sono solo parole ma principi viventi che animano tutti coloro che hanno combattuto e combattono la battaglia quotidiana dello scegliere coscientemente il proprio pensare, sentire e agire ma tale coraggio lo si paga a caro prezzo. Per avere un’idea abbastanza corretta di quanto ho appena detto bisogna seguire la “scia di sangue” che ha accompagnato le verità scomode denunciate da persone coraggiose.
Spostiamoci nel dicembre 1983, Enzo Biagi organizza un dibattito sul fenomeno mafioso, tra gli ospiti vi è Giuseppe Fava che alla domanda di Biagi fornisce un’analisi impietosa e realistica della reale situazione che non interessava solo la Sicilia, riporto testualmente: “I mafiosi non sono quelli che uccidono, quelli sono solo gli esecutori, anche al massimo livello, si fanno i nomi dei fratelli Greco, dicono che sono i mafiosi vincenti a Palermo, i nuovi padroni della mafia, governatori, garanti, i vice-re della mafia ma non è vero, sono anche loro degli esecutori, sono nell’organizzazione. I mafiosi sono in ben altri luoghi, in ben altre assemblee. I mafiosi stanno in Parlamento; i mafiosi a volte sono ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione. Se non si chiarisce questo equivoco di fondo è molto difficile parlare di questo argomento. Il problema della mafia è molto più tragico e più importante. E’ un problema di gestione dei vertici della nazione ed è un problema che rischia di portare alla rovina e al decadimento culturale definitivo l’Italia.”
Giuseppe Fava verrà ucciso una settima dopo. Successivamente le forze dell’ordine provenienti dal Piemonte effettueranno una serie di arresti in Sicilia a seguito di un’inchiesta aperta dalla Procura di Torino e l’ufficiale a capo dell’operazione, informando il figlio del giornalista ucciso dell’operazione in corso, gli mostrerà varie copie del giornale “I Siciliani” dicendogli che gli articoli in esse contenuti avevano fornito una traccia e riscontri preziosi per riordinare i vari pezzi di un puzzle per molti aspetti incomprensibile.
A riprova di quanto aveva detto Giuseppe Fava con i suoi articoli e nella sua ultima intervista, il 10 luglio 1989, dopo circa un mese dal mancato attentato all’Addaura, Giovanni Falcone rilasciava una dichiarazione a Saverio Lodato offrendo una chiave di lettura riguardo lo sventato attentato che ricalcava sostanzialmente i contenuti espressi più lapidariamente dal giornalista assassinato infatti diceva: “Ci troviamo di fronte a menti raffinatissime che tentano di orientare certe azioni della mafia. Esistono forse punti di collegamento tra vertici di cosa nostra e centri occulti di potere che hanno altri interessi, ho l’impressione che sia questo lo scenario più attendibile se si vogliono capire davvero le ragioni che hanno spinto qualcuno a tentare di uccidermi ”.
Altri magistrati e Procuratori erano stati eliminati perché avevano capito che l’organizzazione mafiosa aveva perduto i suoi connotati originari infatti si era evoluta grazie ai legami con politici di alto livello che le avevano permesso l’accesso agli appalti pubblici arricchendola velocemente. Il giudice Falcone ormai si era avvicinato troppo alla “verità” infatti verrà eliminato nel 1992 insieme a Paolo Borsellino nell’arco di tempo di 57 giorni l’uno dall’altro. Con il senno del poi ci si accorge che la svolta verso quella rovina e quel decadimento definitivo dell’Italia a cui alludeva Giuseppe Fava è iniziato negli anni 92/93.
Proprio in quel periodo si sono verificati accadimenti che lasciavano ben sperare per un futuro migliore: l’inchiesta mani pulite sembrava l’occasione giusta per fare pulizia e aprire un nuovo capitolo per la vita civile ed economica del paese; il maxi processo aveva dato ottimi risultati; la commissione parlamentare presieduta dall’on. Tina Anselmi sulla loggia P2 aveva messo in luce un fenomeno estremamente pericoloso per la stabilità della nostra democrazia; il terrorismo che aveva mietuto tante vittime innocenti era cessato invece…
Cosa ci si può aspettare da politici posti nelle più alte cariche istituzionali che dopo più di vent’anni hanno un ritorno di memoria come l’ex ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli che durante una manifestazione pubblica affermava che l’ormai defunto Presidente della Repubblica pro tempore Scalfaro avrebbe commissionano tramite ufficiali dei carabinieri una trattativa con i mafiosi per far cessare l’ondata di attentati che stava sconvolgendo la vita di cittadini inermi. Molto probabilmente la mafia mirava ad eliminare fisicamente una serie di complici istituzionali che non erano stati “ai patti” e tentare di ottenere la solita impunità giudiziaria di cui aveva goduto per decenni: come mai organizza attentati su tutto il territorio nazionale?
Questa ondata di gravi violenze cessa con l’eliminazione degli ultimi fedeli difensori dello Stato: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino infatti dopo la loro morte, gradualmente, sono state ristabilite le regole originarie, l’uscita dal regime del 41 bis di 400 mafiosi ed in particolare l’abbandono di tutti i controlli sul territorio del centro sud dell’Italia in merito al riciclo del denaro sporco che ha ormai compromesso l’economia sana e la contaminazione irreversibile dei territori dovuta agli sversamenti ed interramenti di rifiuti tossici e nucleari.
L’entrata in politica di Berlusconi ha prodotto un irreversibile declino morale ed economico del paese le cui conseguenze si stanno manifestando drammaticamente soprattutto nel centro sud dell’Italia. Un altro elemento fondamentale per la ricostruzione delle dinamiche devastanti che hanno travolto la nostra nazione sono le dichiarazioni di uno dei capi della camorra Carmine Schiavone: fonte attendibile perché facente parte della dirigenza dell’organizzazione; per i terribili riscontri sulle condizioni di salute della popolazione che vive nei siti da lui indicati sin dal 1992/93 dove sono stati sversati rifiuti tossici e interrato il nucleare; per aver fatto condannare centinaia di camorristi e soprattutto perché le sue testimonianze sono interdette dal segreto di stato.
Carmine Schiavone uscì dall’organizzazione camorrista proprio per cercare di fermare il traffico indegno dei rifiuti tossici e nucleari e alla barba dei segreti di stato posti fino al 2070 ha avuto il coraggio e la coscienza civile di raccontare agli italiani quello che quella “colonna infame” annidata nelle varie branche delle istituzioni aveva deciso in merito al destino delle future generazione di due terzi della popolazione italiana, quella stanziata nel centro sud del paese.
Ho seguito con molta attenzione le varie interviste rilasciate da Carmine Schiavone è evidente che è una memoria storica molto scomoda per chi fa parte della criminalità istituzionale, è certo che quest’uomo era il depositario di moltissimi segreti inconfessabili che avrebbero distrutto la “patina” di rispettabilità di molti personaggi pubblici: è stata una preziosa occasione mancata per smascherare molti mostri.
In particolare mi hanno colpito due passaggi in due interviste diverse. Parlando degli intrecci tra camorra e criminalità istituzionale, riporto testualmente: “Se dicessi tutto, Gomorra di Saviano sarebbe considerato la favola di Cenerentola”. Schiavone in occasione di un sopralluogo nei siti da lui indicati veniva accompagnato da un non meglio identificato rappresentante dello Stato, probabilmente un elemento dei servizi segreti deviati che gli diceva: “Ma perché dici tutte queste cose, noi le conosciamo già da tempo, vedi di tacere tanto QUESTA GENTE DOVRA’ CONTINUARE A MORIRE PER ALTRI CENTO ANNI”.
Di fatto i contribuenti italiani pagano profumatamente coloro che commettono impunemente il reato di alto tradimento. Profeticamente durante un incontro con alcune madri che avevano perso i loro figli per patologie generate dall’inquinamento ambientale molto francamente Schiavone diceva loro che la criminalità istituzionale non avrebbe fatto nulla e i soldi stanziati per le bonifiche sarebbero andati nelle tasche dei soliti parassiti infatti si hanno notizie che si stanno effettuando dei sopralluoghi nelle zone non inquinate dai rifiuti tossici e nucleari ma dove è interrata la normale immondizia che non costituisce un pericolo per la salute pubblica. In un’intervista rilasciata dalla vedova del vice commissario Roberto Mancini morto di leucemia provocata dal contatto diretto con sostanze tossiche interrate nel casertano dichiarava che alcuni giorni prima di morire suo marito aveva telefonato a Carmine Schiavone dicendogli che ormai era giunto al termine della sua esistenza ma lui doveva continuare a combattere per la verità, bisognava credere e combattere per la giustizia e Schiavone gli aveva giurato che sarebbe andato fino in fondo e così ha fatto. Due esseri umani provenienti da due contesti opposti si ritrovano uniti da uno stesso ideale: servire la verità affinché si affermi la giustizia.
Attualmente è in corso una concreta operazione per lo smantellamento della legge sui pentiti per eliminare questo se pur contenuto “flusso di verità scomode” e riportare nel buio più completo l’informazione e la presa di coscienza della popolazione sulle reali condizione in cui vive. Le uniche fonti di informazioni a cui attingere sono il giornalismo d’inchiesta; le indagini ben condotte da magistrati onesti e capacima che comunque sono coperte dal segreto istruttorio e non meno importante le testimonianze dei pentiti che hanno fornito una chiave di lettura appropriata delle organizzazioni criminali a cui appartenevano.
La comprensione del fenomeno mafioso, camorristico e ‘ndranghetista è difficile perché in continua e rapida evoluzione ed ha varcato da tempo i confini nazionali espandendosi in ogni dove. In particolare con i suoi capitali e un sistema bancario compiacente la mafia si è ormai inserita in ogni settore dell’economia e della finanza sia lecita che illecita: uno stato non può più competere con un organismo così micidialmente veloce e privo di regole. Bisogna riconoscere che solo grazie ai pentiti stanno trapelando “brandelli di verità”, veniamo a conoscenza di fatti gravissimi che sono stati sottaciuti utilizzando anche la secretazione di dichiarazioni posta in essere da “uomini dello stato” ai quali la collettività aveva affidato la tutela dei suoi diritti costituzionali e la sicurezza delle proprie esistenze e quelle delle generazioni future.
Non vi è da parte di alcun elemento rappresentativo dello stato alcun “pentimento” anzi vi è una recidività che a definirla socialmente pericolosa è riduttivo. Non possono convivere politica e criminalità ecco perché ci troviamo di fronte a questo aberrante fenomeno tipicamente italiano. Ogni giorno che passa di fronte alla determinazione dei componenti di questo sistema e alla paura di chi non vuole essere coinvolto si perde il coraggio di combattere con la forza dei valori autentici che rendono gli esseri umani solidali infatti chi ha la forza per farlo viene isolato e falcidiato.
Ma se si può combattere la mafia e sconfiggerla come fenomeno criminale; se si può combattere e sconfiggere la corruzione con leggi severe e una rieducazione all’onestà; se si può combattere e sconfiggere l’ignoranza e la mancanza di coscienza civile con una corretta educazione costituzionale perché sono tutti processi reversibili e alle cui conseguenze bene o male si può porre rimedio, si è inesorabilmente perdenti di fronte ad un processo irreversibile come la contaminazione nucleare alla quale “rispettabili” uomini delle istituzioni hanno posto il “segreto di stato” lasciando che quello scempio continuasse indisturbatamente.
Questa classe dirigente gradualmente ha sottratto e svuotato di efficacia ogni strumento in mano ai cittadini atto a controllare la correttezza delle attività della pubblica amministrazione scoraggiando chiunque non facesse parte della “cricca” ad esercitare il diritto a partecipare alla gestione della cosa pubblica infatti la legge Bersani abolendo il CO.R.E.CO. ha estorto al cittadino la possibilità di impugnare senza spese gli atti ritenuti irregolari se non addirittura illeciti posti in essere dagli amministratori pubblici e, al contempo, fissando per un ricorso al tribunale regionale un costo di € 20.000,00 (ventimila) più spese legali.
Sono ormai decenni che la maggioranza dei “cittadini” accetta (chi passivamente per paura e chi attivamente perché complice e/o fruitore di favori) l’affermarsi di anomalie gravissime in seno all’amministrazione della cosa pubblica che hanno prodotto gradualmente un danno talmente grave da aver compromesso la stabilità dello Stato stesso e il futuro di intere generazioni: è totalmente assente da parte della stragrande maggioranza degli italiani un appropriato atteggiamento di rifiuto, di condanna e di civile reazione contro un gotha sorto e alimentato dal voto di scambio e un atteggiamento generale complice e passivo, composto da individui senza scrupoli che hanno sempre avuto la finalità di soddisfare le proprie ambizioni ed interessi personali.
Questi comitati d’affari stanno soffocando ogni garanzia costituzionale e attraverso leggi “ad personam” si garantiscono l’impunità e allo stesso tempo stanno cancellando delle buone leggi che sono costatate la vita a chi ha servito lo Stato con fedeltà, onestà e determinazione.