Azione e Italia Viva sono due zoppi che si sono messi insieme per tentare di riprendere a camminare. Calenda e Renzi si odiano sinceramente, quasi apertamente, con tutto il cuore. Nonostante ciò hanno deciso di correre alle prossime elezioni nella stessa coalizione per riuscire a superare quella soglia del 3% che consenta loro, nella prossima legislatura, di non scomparire dalla scena politica. 

Nonostante quei due partiti non siano mai stati testati a livello nazionale e nonostante i sondaggi attuali siano piuttosto incerti, visto che i collegi sono stati ridisegnati a seguito della riforma costituzionale che ha tagliato il numero dei parlamentari, il consenso di quello che da Calenda e Renzi viene pomposamente definito terzo polo oscilla, in base alle simpatie politiche di chi raccoglie i dati, tra il 5% e l'8%.

Qualunque sia il risultato reale, non si può sostenere che tali percentuali, considerando anche i meccanismi della legge elettorale, consentano di ottenere un numero di seggi tale da poter dettare condizioni a chicchessia. Eppure, non la pensa così Calenda che, oltre ad elencare - come suo solito - che cosa gli altri avrebbero dovuto dire o fare in relazione a qualsiasi tema, adesso anticipa anche scenari e condizioni del dopo voto.

"L'alleanza con il Pd non la farò: l'avrei fatta prima. Un governo di larga coalizione, questo voglio fare. Serve un Governo di Alleanza comune, mi auguro anche con la Meloni. L'alleanza con il Pd l'ho spaccata per Fratoianni e Bonelli: impossibile governare con loro. Le larghe intese sono la soluzione più sicura per il Paese. Mi piacerebbe molto fare il primo ministro, ma serve l'umiltà di dire che ora c'è uno più bravo di tutti [Mario Draghi, ndr]".

Se uno come Calenda non ci fosse stato sarebbe stato necessario inventarlo... non per dare un governo migliore all'Italia, ma per far sorridere gli italiani in momenti come questi, quando motivi per sorridere non ce ne sono.

Il segretario del Pd, Enrico Letta,  lo ha però preso sul serio, disturbandosi pure a rispondergli con quello che ormai è diventato il ritornello che ad ogni legislatura anticipa il tracollo dei dem:

"Mi sembra che dalle parole di Calenda si sia chiarito che il terzo polo guarda a destra: chi vuole battere quel fronte ha un solo voto utile, quello per il centrosinistra. Tutti gli altri voti alla fine, in un modo o nell'altro, aiutano la destra".