Il 30 ottobre alla Camera durante le interrogazioni a risposta immediata.
Riccardo Magi (Più Europa): "In una recente intervista televisiva, lei, Ministra Roccella, ha affermato, commentando la legge sul cosiddetto reato universale per la gestazione per altri, che i medici sarebbero tenuti a segnalare alle procure i casi di sospetta violazione della suddetta legge.A nostro avviso, si tratta di dichiarazioni gravissime, inconsistenti da un punto di vista giuridico, che, tra l'altro, la comunità dei medici ha prontamente respinto. Ecco, oggi lei ha l'opportunità di rettificare queste affermazioni a beneficio del Parlamento e anche del Paese che l'ascolta".
Eugenia Roccella (Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità): "Noi conosciamo bene le procedure e le norme che riguardano quella che, nell'interrogazione, è stata definita gravidanza per altri e che invece altri, con maggior trasparenza sulla transazione economica, definiscono utero in affitto. Conosciamo il giro vertiginoso di denaro che c'è dietro il mercato della maternità, la disumanità dei contratti per le gestanti, la venatura razzista dei cataloghi, dove si può scegliere il colore della pelle e dove gli ovociti delle donne di colore costano molto meno di quelli delle donne bianche.Forse, è l'interrogante a non conoscere bene la normativa che né questo Governo né questo Parlamento hanno introdotto e che da 20 anni punisce penalmente in Italia non soltanto la realizzazione, ma la promozione e l'organizzazione di una pratica che per la Corte costituzionale mina nel profondo le relazioni umane e che per la Corte di cassazione riduce il corpo della donna a incubatrice meccanica, assecondando un'inaccettabile mercificazione del corpo; una pratica - cito sempre la Cassazione - che offende in modo intollerabile la dignità delle donne, anche in assenza di una condizione di bisogno della stessa e a prescindere dal concreto accertamento dell'autonoma e incondizionata formazione del suo processo decisionale.Di questo divieto, che fin qui è stato troppo spesso aggirato, la legge Varchi garantisce semplicemente una maggiore effettività. Devo però deludere l'onorevole Magi: non ho mai istigato nessuno a denunciare, né i medici, né altri; del resto, da libertaria, non ho mai denunciato nessuno, mi sono semmai autodenunciata, perché penso che, se una legge non piace, si fa una battaglia per cambiarla o si fa disobbedienza civile, assumendosene le conseguenze, non si cerca di eluderla, di aggirarla.Semplicemente interpellata al volo, a margine di un evento che riguardava altro tema, ho detto un'ovvietà: che i pubblici ufficiali - e i medici, come è noto, possono essere fra questi - segnalano eventuali violazioni delle leggi. Non me ne vorrà l'onorevole Magi se, in pochi secondi, non ho avuto modo di esplicitare un'altra ovvietà, che però in altre occasioni ho spiegato, cioè che a ogni professione corrispondono regole specifiche e a maggior ragione questo vale per un medico, per la particolarità e la delicatezza del rapporto di cura. Non a caso per i medici il codice penale prescrive sia la segnalazione della notizia di reato, sia un'eccezione nel caso in cui il paziente possa avere conseguenze penali: è un dilemma che i medici affrontano da sempre; a nessuno, però, verrebbe in mente di parlare di delazione, quando i medici esercitano questa responsabilità di fronte, per esempio, a sospetti casi di violenza, di abuso su minori, di incidenti sul lavoro o, ancora, di obbligo vaccinale o di traffico di organi - riguardo a quest'ultimo, suggerisco all'interrogante di leggere, fra l'altro, il parere vecchio, antico, del comitato di bioetica e, in particolare, la postilla sui medici firmata, tra gli altri, dal professor d'Avack e dal professor Garattini.La verità, che il quesito di oggi conferma, è che l'utero in affitto da alcuni non è percepito come un reato e nemmeno come un disvalore. Mi fa piacere, però, informare l'onorevole Magi che la nostra legge è stata salutata, invece, con entusiasmo, per esempio, dalle reti internazionali del femminismo abolizionista che ritengono, come la Cassazione e come la Consulta, che la maternità surrogata sia un orrore e, quindi, che la nostra legge sia un atto di grande civiltà".
Riccardo Magi, in replica: "Ringrazio la Ministra Roccella, che ha definito come ovvietà quello che non è affatto ovvio. Non era ovvio quello che lei ha detto oggi, nel momento in cui ha fatto quell'affermazione solamente alcuni giorni fa. Tutti noi sappiamo che la legge, la Costituzione italiana e il codice deontologico dei medici indica il dovere di curare come prevalente su qualsiasi altro obbligo. Le sue parole, Ministra Roccella, in realtà hanno espresso una inquietante concezione del ruolo del medico. Il problema è esattamente nella norma che avete realizzato: lei si rivolge a me, alla mia formazione politica, che fa esattamente quello che lei ha descritto si dovrebbe fare, cioè tentare di cambiare la normativa in Italia, affermando finalmente una legge che preveda e regolamenti la gestazione per altri in forma solidale. Lei ha descritto la gestazione per altri con parole insultanti nei confronti delle donne che scelgono liberamente di portare avanti quelle gravidanze, così come dei nati, dei figli e delle figlie, così come delle famiglie che diventano genitori di quei nati e lo ha fatto dando questa rappresentazione. Questo, però, non cancella la concezione inquietante che lei ha espresso: avete bisogno che i medici diventino una sorta di polizia surrogata. La domanda che ci viene da porre è: a quando la proposta di introduzione di una polizia morale?La verità è che avete prodotto una norma inapplicabile, discriminatoria e che è in contrasto con il diritto dell'Unione europea. Quando quella legge sarà disapplicata o sarà ritenuta formalmente illegittima, già ascoltiamo le vostre affermazioni: sarà colpa della magistratura politicizzata.Vede, Ministra, c'è un filo conduttore tra la norma che introduce un cosiddetto reato universale - lo sappiamo benissimo e lo sa anche lei che non è universale, perché in altri Paesi non è riconosciuto come reato, quindi non può esserlo -, quella sui centri di detenzione in Albania, la norma contro la carne coltivata e persino l'altra ancora contro la canapa a basso contenuto di THC ed è l'insofferenza verso il diritto europeo, verso quell'ordinamento che, per fortuna, ancora c'è e dovete rispettare anche voi, come Governo".
Ma la "ferocia" di questo governo contro diritti possibili e diritti acquisiti è tale che un senatore di FdI ha permesso che ieri in una conferenza al Senato dei fanatici di Pro Vita potessero dire le loro falsità, evidentemente perché ritiene che ostacolare ulteriormente il diritto all'aborto sia un cavallo di battaglia da utilizzare per promuovere il consenso a favore dei (post) fascisti. Ecco che cosa hanno avuto il coraggio di sostenere:
"OPA (Osservatorio Permanente sull'Aborto) ha presentato al Senato il suo Terzo Rapporto sui costi dell'aborto indotto e i suoi effetti sulla salute delle donne: "Tra clandestinità e indifferenza”. Sono stati presentati i dati aggiornati sul numero degli aborti in Italia, che, tra il 1978 e il 2022, è di 5.987.323, di cui 64.703 nell'ultimo anno rilevato (2022). Il numero è solo apparentemente in declino perché non tiene conto dell'incremento dei criptoaborti causati dalle pillole postcoitali: oltre 760.000 scatole vendute hanno causato almeno altri 76.000 aborti, secondo una stima molto prudenziale. Nel 2022 sono state abortite il 13% delle gravidanze, secondo i calcoli basati su dati ufficiali (erano state il 12,5% nell'anno precedente). Quindi, Il tasso di abortività totale, anch'esso in crescita, nel 2022, è di 206 donne su 1000. Dopo 44 anni di applicazione della legge, quindi, ancora oggi l'aborto volontario è un problema sociale rilevante. Anche perché è evidente che, contrariamente a quanto dichiarato nell'articolo 1 della legge 194, è stato e viene usato come ordinario mezzo di controllo delle nascite e non come extrema ratio in casi drammatici. Per quanto riguarda gli aborti clandestini, non solo non sono stati eliminati dalla legalizzazione del 1978, ma sono incrementati dall'uso di sostanze off label che provocano l'aborto. Tale pratica è sempre più in voga, soprattutto tra le giovanissime e purtroppo è in qualche modo incentivata dalla propaganda tesa alla promozione planetaria dell'aborto fai-da-te fuori dall'ambiente ospedaliero protetto. Considerati questi numeri, il costo cumulato dell'aborto legale in Italia aggiornato fino alla fine del 2022 è di 7 miliardi e 290 milioni di euro e nel 2022 la legge 194 ha comportato un costo complessivo di poco più di 56 milioni di euro, in lieve crescita (+1,3%) rispetto all'anno precedente. Se si aggiunge, però, anche il prezzo al dettaglio delle pillole post-coitali si può stimare un costo aggiuntivo per l'anno 2022 pari a quasi 15,7 milioni di euro. La quota dei costi per le complicazioni da aborto farmacologico, infatti, cresce nei tre anni passando da 5,5 a 6,4 milioni di Euro, raggiungendo una quota dell'11,4% sul totale. Infine, l'OPA ha anche analizzato l'andamento della mortalità femminile in Italia negli anni intorno all'approvazione della legge: dal 1974 al 1983 i dati ufficiali sulla mortalità femminile non segnalano alcuna discontinuità che possa essere considerata collegata all'approvazione della legge 194. Non esiste alcuna evidenza statistica che prima del 1978 l'aborto clandestino costituisse un problema di salute pubblica rilevante, risolto negli anni successivi con la legalizzazione. L'assenza di qualsiasi impatto della legalizzazione dell'aborto sulla mortalità femminile è un risultato non diverso da quello osservato anche in altri Paesi. Peraltro i dati mostrano che l'aborto clandestino ha continuato ad essere praticato in Italia anche dopo l'approvazione della legge. Non solo, quindi, la legalizzazione dell'aborto volontario ha introdotto un'ingiustizia, perché ha messo nelle mani degli adulti il diritto di vita o di morte su bambini non ancora nati, non ha costituito neppure un valido strumento di contrasto del fenomeno dell'aborto clandestino, né ha diminuito la mortalità materna".
Senza parole!