Lunedì Maria Kolesnikova, l'ultima delle principali voci del dissenso a Lukashenko che ha deciso di rimanere in Bielorussia, era stata spinta su un minibus, contro la sua volontà, da alcuni uomini incappucciati. Nessuno ne aveva avuto più notizie.

Quasi 24 ore dopo, nelle prime ore del mattino, la Kolesnikova è ricomparsa a Gomel, a 300 km dalla capitale, nei pressi del confine ucraino.

Secondo quanto risferito dalle autorità bielorusse, la Kolesnikova era con due membri dell'opposizione, Anton Rodnenkov e Ivan Kravtsov, su una BMW. "Spinta fuori" dall'auto la donna si sarebbe diretta verso il confine con l'Ucraina, per attraversarlo. Per tale motivo, Lukashenko ha poi dichiarato ai giornalisti russi che Maria Kolesnikova è stata tratta in arresto per aver cercato di attraversare il confine di Stato senza avere con sé alcun documento.

Le autorità ucraine hanno però smentito la riscostruzione del dittatore bielorusso.

Come ha dichiarato il vice ministro dell'Interno ucraino Anton Gerashchenko alla Reuters, in realtà la Kolesnikova si è opposta con successo ad un tentativo di espulsione dal suo Paese.

"Maria Kolesnikova - ha detto Gerashchenko - ha compiuto un atto coraggioso che non ha permesso ai servizi speciali bielorussi di espellerla in Ucraina". 

Come ha riportato l'agenzia di stampa Interfax, l'attivista ha deliberatamente strappato il suo passaporto in modo che i funzionari di frontiera ucraini non potessero lasciarla passare.

Altri due membri dell'opposizione scomparsi lunedì come lei, Anton Rodnenkov e Ivan Kravtsov (citati in precedenza), avrebbero invece deciso di fare il loro ingresso in Ucraina nelle prime ore di martedì mattina, secondo quanto dichiarato  dalle autorità di frontiera ucraine.

Maria Kolesnikova, invece, è stata arrestata, ma nessuno sa dove sia in questo momento.