Chi è che incontra chi? 

La domanda ha una sua logica nel leggere le dichiarazioni di queste ore in base alle quali, da una parte, il premier Conte cerca di presentarsi  come guida del Governo, mentre dall'altra il vicepremier e ministro Salvini fa altrettanto.

Ieri, Conte ha dichiarato di aver incontrato, separatamente, Salvini e Di Maio per scambiare valutazioni sull'esito delle elezioni, sulla nuova composizione del Parlamento europeo, sulle procedure di nomina nelle Istituzioni europee e, soprattutto, sull'agenda dei lavori del Governo... visto che da quasi un mese il CdM non sta decidendo nulla.

Oggi, Conte ha detto di aver incontrato i capigruppo al Parlamento di Lega e 5 Stelle per "fare il punto sullo stato di avanzamento dei lavori". E naturalmente "dai due incontri sono emersi riscontri molto positivi sul percorso che riguarda provvedimenti ritenuti strategici e di fondamentale importanza per il Paese. La comune determinazione è di procedere speditamente alla loro approvazione".


E mentre Di Maio è impegnato nel farsi riconfermare capo politico dei 5 Stelle - forse nella convinzione di poter affossare in ancor meno tempo rispetto a quanto fatto finora quel che resta del suo movimento - Salvini, insieme ai responsabili economici del suo partito (Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia, Claudio Borghi, Alberto Bagnai), ha incontrato il ministro dell'economia Tria, per definire con lui l'agenda del Governo: atteggiamento da tenere nei confronti dell'Europa, necessità di sbloccare cantieri e grandi opere, procedere con il taglio delle tasse...

Naturalmente, Salvini ha stabilito anche il criterio con cui l'Italia dovrà rispondere ai richiami della Commissione Ue in relazione ai conti dell'ultima legge di bilancio e all'aumento dl deficit del Paese: "Risponderemo educatamente - ha detto il vicepremier - con numeri positivi che metteranno al riparo il Paese da ulteriori lettere o infrazioni".

Come si può capire, quindi, l'iperattivismo di Salvini non è tanto da attribuire al ruolo di segretario della Lega, quanto da mettere in relazione al suo ruolo nel Governo, che, in base alle ultime dichiarazioni, travalica quello di ministro dell'Interno per sconfinare in quello di presidente del Consiglio.

Il vero premier è lui o almeno questo è quanto la gente deve percepire, come dimostrano anche le dimissioni del viceministro Rixi da lui irritualmente consegnate nelle mani di Salvini.

La conseguenza di ciò, al di là della confusione politica che anticiperà la crisi di Governo che appare oramai sempre più imminente insieme a possibili elezioni anticipate, è nell'immediato impatto sui mercati della credibilità dell'Italia, con la cartina di tornasole dello spread che, anche oggi, oscilla poco allegramente intorno a quota 280.