Ogni Paese dovrebbe specializzarsi nella produzione dei beni che è in grado di produrre con maggiore efficienza, e poi commerciare con altri Paesi per ottenere tutto il resto. In questo modo, tutti i Paesi ne trarranno beneficio attraverso un uso più efficiente delle risorse globali.
Se, ad esempio, l'Inghilterra è relativamente più efficiente a produrre stoffa e il Portogallo a produrre vino, allora è vantaggioso per l'Inghilterra esportare stoffa e importare vino, e viceversa per il Portogallo, anche se il Portogallo fosse più efficiente in assoluto in entrambe le produzioni.
Chi lo ha detto?
David Ricardo (1772–1823), economista britannico, considerato uno dei padri dell'economia classica insieme a Adam Smith e Thomas Malthus, la cui teoria più famosa è quella del vantaggio comparato, base del pensiero moderno sul libero scambio.
Perché Ricardo era contro i dazi? Perché i dazi
- alterano il libero scambio e impediscono ai Paesi di specializzarsi nei beni in cui hanno un vantaggio comparato.
- rendono i prodotti più costosi e meno efficienti, danneggiando i consumatori.
- possono portare a ritorsioni e guerre commerciali.
In sostanza, Ricardo vedeva i dazi come una politica miope, usata per proteggere gli interessi di pochi (tipicamente produttori nazionali meno efficienti) a discapito del benessere collettivo.
Duecento anni dopo un idiota [non è un'offesa, ma un dato di fatto che riassume ciò che è secondo il significato del termine riportato da Treccani] di nome Donald Trump vuole negare quella che non è più una teoria, ma ormai un dato di fatto, anche in base a come borse ed esperti di economia hanno accolto e reagito all'imposizione delle nuove tariffe USA.
Vi sono delle giustificazioni alla base dell'aumento indiscriminato dei dazi annunciato nel cosiddetto Liberation Day?
Oggettivamente no, visto che la bilancia commerciale degli Stati Uniti, considerando anche i servizi, è quasi in parità, e visto che l'occupazione in quel Paese è ai massimi livelli.
E allora, di cosa stiamo parlando? Di una assurda fake news diffusa da Trump nell'ultima campagna delle presidenziali in base alla quale l'America doveva riportare la produzione nei propri confini perché altri Paesi le stavano rubando posti di lavoro e benessere, oltre ad imporre dazi svantaggiosi negli scambi commerciali.
I nuovi dazi di Trump, oltretutto, penalizzano i Paesi in via di sviluppo ai quali i produttori americani che sono accorsi ad omaggiarlo nella cerimonia di insediamento avevano affidato la realizzazione della loro merce. Paesi che sono stati penalizzati con dazi fin quasi al 50%, che non hanno capacità di contrattazione perché i loro acquisti dagli Stati Uniti sono ridotti per scarsa capacità di spesa e che vedranno scomparire l'inizio del loro benessere perché diminuiranno o scompariranno le fabbriche che lì erano state realizzate.
Ma gli stessi americani saranno penalizzati. L'inflazione aumenterà perché i prezzi dei prodotti importati aumenteranno, dato che è impossibile che gli Stati Uniti possano realizzare in casa tutto ciò che compravano all'estero. Questo avrà un effetto sul Pil e causerà un progressivo calo degli acquisti con il rischio di recessione e, comunque, con la certezza che diminuiranno i posti di lavoro. Finito qua? No. Tutto ciò avrà un effetto negativo anche sulla borsa e sulle obbligazioni che negli Stati Uniti costituiscono anche la base del sistema pensionistico.
Che cosa sta facendo Trump? Sta costruendo l'impalcatura per creare il caos perfetto... prima di tutto nella sua stessa nazione. Perché? Difficile dirlo. Forse perché è solo un idiota circondato da altri idioti, forse perché c'è un disegno che ad oggi non è possibile immaginare.