In un’epoca in cui la tecnologia pervade ogni aspetto della nostra quotidianità, diventa fondamentale comprendere come questa stia ridisegnando anche il nostro modo di abitare.

Per approfondire il tema, abbiamo incontrato il Dottor Gregorio Scribano, esperto di innovazione tecnologica, specializzato in sociologia della comunicazione e attento osservatore delle trasformazioni digitali. Con una lunga esperienza come editorialista e opinionista su testate nazionali, Scribano è noto per la sua capacità di interpretare le dinamiche tra individuo, società e innovazione tecnologica.

Attento osservatore dei cambiamenti sociali innescati dal digitale, Scribano ci offre una chiave di lettura lucida e profonda su come la tecnologia stia ridefinendo non solo le nostre abitazioni, ma anche il nostro modo di pensare e abitare il futuro.
In questa intervista, ci accompagna in un viaggio tra case intelligenti, sostenibilità, domotica e nuovi stili di vita, aiutandoci a leggere i cambiamenti che stanno rivoluzionando il nostro modo di vivere gli spazi.

Dott. Scribano, possiamo davvero dire che la tecnologia sta cambiando il nostro modo di vivere gli spazi?

Assolutamente sì. La tecnologia sta modificando profondamente il rapporto che abbiamo con l’ambiente che ci circonda, sia esso pubblico o privato. L’introduzione di dispositivi intelligenti, sensori e sistemi di automazione domestica sta riscrivendo il concetto stesso di “abitare”. Non si tratta solo di un cambiamento funzionale, ma anche culturale: oggi viviamo in ambienti che apprendono, reagiscono e si adattano ai nostri comportamenti.

In che modo questo cambiamento sta influenzando l’ambito edilizio e il concetto di abitazione?

Nel settore edilizio, la trasformazione è radicale. Non parliamo solo di materiali innovativi o tecniche costruttive più sostenibili, ma di vere e proprie “case intelligenti”. Grazie alla domotica e all’Internet of Things, le abitazioni diventano ecosistemi interattivi, capaci di regolare autonomamente temperatura, illuminazione, sicurezza, consumi. La casa si fa più efficiente, ma anche più personalizzata e inclusiva. È un cambiamento che riflette nuove esigenze sociali, tra cui il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale.

Parlando proprio di domotica e IoT, quali sono, secondo lei, le principali opportunità offerte da queste tecnologie?

Direi che le opportunità si possono sintetizzare in quattro grandi ambiti: efficienza energetica, sicurezza, comfort personalizzato e sostenibilità. Oggi è possibile monitorare i consumi in tempo reale, intervenire da remoto, automatizzare i gesti quotidiani. Questo migliora non solo la qualità della vita, ma anche la consapevolezza ambientale. Pensiamo ai termostati intelligenti o ai sensori che spengono la luce quando non c’è nessuno nella stanza: piccoli gesti che, moltiplicati, fanno la differenza.

E dal punto di vista sociale, quali implicazioni comporta vivere in una casa così connessa?

Dal punto di vista sociologico, le smart home sono una risposta a un bisogno sempre più diffuso: avere il controllo del tempo e dello spazio. Tuttavia, c’è anche il rovescio della medaglia. La tecnologia, se non ben gestita, può accentuare la dipendenza, aumentare le disuguaglianze o generare nuove forme di esclusione, come quella digitale. Senza dimenticare le questioni legate alla privacy e alla sicurezza dei dati. È importante quindi coniugare innovazione e consapevolezza.

Secondo lei, qual è il valore aggiunto della tecnologia per chi vuole acquistare casa oggi?

Oggi un’abitazione dotata di sistemi smart è percepita come un bene di maggior valore. La domotica non è più un lusso, ma un criterio di valutazione reale, anche in termini di efficienza energetica e sostenibilità. Inoltre, l’utilizzo della realtà virtuale e aumentata nelle fasi di compravendita ha reso tutto più accessibile, intuitivo, trasparente. È una rivoluzione anche per il mercato immobiliare, che si sta digitalizzando rapidamente.

Quali sfide ci aspettano, invece, sul fronte tecnologico?

La sfida principale sarà garantire un equilibrio tra innovazione e umanità. Le tecnologie si evolvono rapidamente, spesso più velocemente della nostra capacità di adattamento. Servono infrastrutture adeguate, una regolamentazione attenta e, soprattutto, un’educazione digitale diffusa. Altrimenti rischiamo di creare case intelligenti per persone che non sanno ancora interagire pienamente con esse.

In conclusione, cosa ci aspetta nel futuro delle abitazioni?

Le case del futuro saranno sempre più connesse, sostenibili e centrate sulle esigenze individuali. Ma non dobbiamo dimenticare che la tecnologia deve rimanere un mezzo, non un fine. L’obiettivo finale è migliorare la qualità della vita, non sostituirla. Serve una visione etica, collettiva e partecipativa dell’innovazione. Solo così potremo costruire spazi che siano davvero al servizio dell’uomo.