Giovedì 23 aprile si è tenuto, in videoconferenza, il Consiglio europeo per discutere sugli strumenti che i vari Stati membri avrebbero potuto utilizzare per affrontare l'emergenza economica, a seguito di quella sanitaria, provocata dall'epidemia da coronavirus.  Come è andata?


Così descrive il risultato della riunione il presidente del Consiglio europeo, il belga Charles Michel:

In primo luogo vorrei ringraziare tutti i nostri operatori sanitari, medici e ricercatori che lavorano senza sosta per salvare vite umane.Vorrei anche esprimere sostegno a quanti sono malati e proprio in questo momento stanno combattendo contro il virus.Questa pandemia sta mettendo a dura prova le nostre società. Il benessere di ciascuno Stato membro dell'UE dipende dal benessere dell'UE nel suo complesso.Siamo tutti coinvolti. La lotta contro il coronavirus e le relative conseguenze richiederà tempo, ma abbiamo già compiuto notevoli progressi e intrapreso azioni coraggiose.Oggi i membri del Consiglio europeo hanno tenuto la quarta videoconferenza per affrontare la crisi della Covid-19 e le relative conseguenze. Abbiamo espresso la ferma volontà di procedere fianco a fianco.Abbiamo valutato i progressi compiuti per quanto riguarda i diversi aspetti della risposta europea alla pandemia e abbiamo accolto con favore la tabella di marcia comune europea verso la revoca delle misure di contenimento della Covid-19. Siamo tutti d'accordo nel ritenere che le priorità sono la salute e la sicurezza dei nostri cittadini.Abbiamo inoltre convenuto di continuare a monitorare attentamente la situazione, soprattutto con l'avvicinarsi della stagione estiva, e di coordinarci il più possibile al fine di garantire una revoca progressiva e ordinata delle misure restrittive.Abbiamo accolto con favore la tabella di marcia comune per la ripresa, in cui sono stabiliti alcuni principi importanti, quali i principi di solidarietà, coesione e convergenza. Nella tabella di marcia si definiscono inoltre quattro settori d'intervento chiave: un mercato unico pienamente funzionante, uno sforzo di investimento senza precedenti, un'azione a livello mondiale e un sistema di governance funzionante.Riveste la massima importanza aumentare l'autonomia strategica dell'Unione e produrre beni essenziali in Europa.A seguito della riunione dell'Eurogruppo in formato inclusivo del 9 aprile 2020, abbiamo approvato l'accordo sulle tre importanti reti di sicurezza per i lavoratori, le imprese e gli enti sovrani, con un pacchetto del valore di 540 miliardi di EUR.Abbiamo chiesto che il pacchetto sia operativo a partire dal 1° giugno 2020.Abbiamo inoltre convenuto di lavorare per la creazione di un fondo per la ripresa, che è necessario e urgente. Il fondo dovrà essere di entità adeguata, mirato ai settori e alle aree geografiche dell'Europa maggiormente colpiti e destinato a far fronte a questa crisi senza precedenti.Abbiamo pertanto incaricato la Commissione di analizzare le esigenze specifiche e di presentare con urgenza una proposta all'altezza della sfida che ci troviamo ad affrontare.La proposta della Commissione dovrebbe chiarire il nesso con il QFP, che in ogni caso dovrà essere adeguato per affrontare l'attuale crisi e le relative conseguenze.L'Eurogruppo in formato inclusivo continuerà a monitorare attentamente la situazione economica e a preparare il terreno per una ripresa solida.Manteniamo il nostro impegno a dare il necessario slancio ai lavori relativi al fondo per la ripresa come pure al QFP, in modo da poter raggiungere il prima possibile un accordo equilibrato su entrambi.

Così riassume i risultati della riunione il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte:

Grandi progressi, impensabili fino a poche settimane fa, all’esito del Consiglio Europeo appena terminato. Un lungo percorso, avviato con la nostra iniziativa e con la lettera dei 9 Paesi Membri, oggi segna una tappa importante: i 27 Paesi riconoscono la necessità di introdurre uno strumento innovativo, da varare urgentemente, per proteggere le nostre economie e assicurare una ripresa europea che non lasci indietro nessuno, preservando, per questa via, il mercato unico.La Commissione lavorerà in questi giorni per presentare già il prossimo 6 maggio un “Recovery Fund” che dovrà essere di ampiezza adeguata e dovrà consentire soprattutto ai Paesi più colpiti di proteggere il proprio tessuto socio-economico.

Così il segretario del maggior partito di opposizione, Matteo Salvini (anche se non è ben chiaro se fosse consapevole di ciò che stava dicendo):

Approvato il MES, una drammatica ipoteca sul futuro dell’Italia e dei nostri figli. Di tutto il resto, come il Recovery Fund, si parlerà solo più avanti, ma già si delinea una dipendenza perenne da Berlino e Bruxelles. Sconfitta, fallimento, disfatta, oltretutto avendo impedito al Parlamento di votare, violando la legge.Le promesse del governo di non usare il MES? Gli impegni, gli attacchi, le promesse di Conte? Erano solo FAKE NEWS. Ladri. Ladri di Futuro, di Democrazia, di Libertà.Noi ci siamo e non ci arrendiamo, viva l'Italia libera e sovrana.


Sulla stessa linea l'altra sovranista, Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia:

Ma qual è lo stato dei fatti? Lo riassume l'articolo "Da recovery" di Roberto Ciccarelli, pubblicato su il Manifesto

L’IPOTESI del «fondo per la ripresa», il Recovery Fund,  riguarda un finanziamento temporaneo e mirato, dotato di 300 miliardi di euro, inquadrato dentro il bilancio Ue; fondi strutturali per 100 miliardi in due anni (2021-2022) destinati a lavoro, imprese e sanità; investimenti per 200 miliardi per la ricapitalizzazione delle imprese, assicurando la produzione di materiale sanitario (mascherine e altro). E' stata accettata la richiesta italiana di considerare «urgente» il fondo.E Von Der Leyen ha parlato di una «soluzione ponte» da fare partire prima del difficile varo del nuovo bilancio previsto dopo la metà del 2021. Potrebbe essere pari a 200 miliardi ed operativa dal primo gennaio 2021.Il presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha parlato di una garanzia della Bei. La base giuridica, già usata per il progetto «Sure», è l’articolo 122 del Trattato del funzionamento dell’Unione Europea attraverso il quale la Commissione emette obbligazioni sul mercato con garanzie.Per Von Der Leyen il progetto dovrà contemplare un «giusto equilibrio tra prestiti agli stati e sovvenzioni finanziarie senza restituzioni». La presidente non ha dato maggiori dettagli, ma ha ipotizzato una mediazione tra un’obbligazione a lunga scadenza e interessi ridotti a carico degli Stati e il «bond perpetuo» senza rimborso e finanziato con tasse europee come una «Carbon tax».I PROBLEMI politici ed economici non sono stati risolti dalla riunione, le divergenze restano, solo un marchingegno giuridico permetterà di mobilitare risorse certo inedite e richieste dalla Bce impegnata a garantire la sostenibilità dei debiti pubblici dei paesi più colpiti. Sarà conservata l’impalcatura intergovernativa che impedisce di costituzionalizzare una politica di bilancio, ma permette a ciascun leader di rivendere un risultato alle opinioni pubbliche dei propri paesi.La diplomazia economica resterà contorta e conflittuale e, nei prossimi 15 giorni, tornerà nell’arena dell’Eurogruppo. Siamo comunque lontani dal surreale dibattito italiano sull’aut aut del presidente del Consiglio Giuseppe Conte «No al Mes, Sì agli Eurobond» il conflitto è sulla modalità di finanziamento di un fondo che non è l’Eurobond, mentre il Mes è passato, senza l’opposizione del governo italiano. Lo aveva accettato sostenendo la proposta dell’Eurogruppo, coerentemente con la proposta fatta dallo stesso Conte al Financial Times il 19 marzo scorso. Successivamente avete ipotizzato che il Mes diventasse il soggetto creatore dei «Coronabond/Eurobond».A farlo sarà invece la Commissione Ue. Non era scontato. I problemi riguardano sempre la gestione del debito prodotto dalle misure comuni e le modalità del suo finanziamento. Sempre che siano sufficienti le pur ingenti misure: due triliardi di euro, circa, ma divisi tra tutti i paesi.IL CONFLITTO è stato evidenziato dal presidente francese Emmanuel Macron secondo il quale non si tratta di creare un «debito comune europeo» ma destinare «trasferimenti, e non prestiti» ai paesi colpiti dalla crisi. «Credo che nel momento che stiamo vivendo, questi trasferimenti debbano essere dei veri trasferimenti di bilancio», ha detto Macron citando Spagna, Italia e Belgio come i Paesi più colpiti dalla crisi. «Credo che la nostra Europa non avrà un futuro se non sapremo dare questa risposta – ha aggiunto – se abbandoniamo queste regioni, se lasciamo cadere una parte dell’Europa, tutta l’Europa cadrà con essa».CHI È INVECE favorevole ai prestiti, e non ai trasferimenti, è il governo austriaco ad esempio. «Dovremmo farlo attraverso prestiti. Mutualizzazione del debito o eurobond sono inaccettabili. Continueremo a coordinare la nostra posizione con i Paesi che la pensano come noi» ha twittato il cancelliere austriaco Sebastian Kurz. «Per gli aiuti a fondo perduto lo strumento giusto è il bilancio pluriennale, il fondo per la ripresa è basato sui prestiti» ha incalzato il premier olandese Mark Rutte.DA BERLINO la Cancelliera Angela Merkel ha ammesso il dissidio su come dovrebbe «essere finanziato il fondo per la ripresa», se «con sussidi o prestiti». A chi le ha chiesto se al Consiglio europeo vi sia stato uno scontro Nord contro Sud, Merkel ha risposto che ci si è confrontati «nella consapevolezza di dover trovare strade comuni». «È stata una conversazione molto amichevole. Non lavorerei con concetti così marziali».