«C'è una sentenza definitiva che afferma che dal 1974 al 1992 Berlusconi aveva rapporti con la mafia siciliana. L'ha sovvenzionata, ha pagato loro dei soldi. Ciò che preoccupa non è solo che [Berlusconi] conta ancora politicamente, ma che nessuno parli di quelle relazioni che sono state dimostrate nella sentenza. Persino i giornalisti lo ignorano. Al di là delle idee politiche di ognuno, i fatti dovrebbero sempre essere ricordati.

[Quello di Berlusconi] sarebbe il ritorno alla guida del paese di un soggetto che una sentenza definitiva ha riconosciuto di aver avuto rapporti con Cosa Nostra per almeno 20 anni, almeno fino al periodo degli attentati di Cosa Nostra. Un soggetto che ha pagato economicamente la mafia nel periodo in cui ha ucciso dozzine di persone delle istituzioni. Non è un'opinione, sono dati di fatto riconosciuti dalla Corte Suprema.»

Quelle sopra riportate sono le parole di un'intervista rilasciata al quotidiano El Pais dal magistrato della Direzione Nazionale Antimafia Nino Di Matteo. Non sono le uniche di questi tempi, visto che il 5 Stelle Di Battista le ripete da tempo durante i suoi comizi in giro per l'Italia.

In ogni caso, dette da un magistrato, queste parole fanno un certo effetto. Ma gli italiani sembrano non accorgersi del problema, anche perché per molti dei partiti che si presentano alle urne la mafia non è un tema elettorale.
A rammaricarsene è lo stesso Di Matteo che nella stessa intervista ne spiega i motivi.

«Cosa Nostra non rinuncerà mai a coltivarli [i rapporti con il mondo della politica]. Sono nel suo DNA. La sua forza risiede nella capacità di mantenere quei collegamenti. Per questo motivo spero che la politica comprenda un giorno, finalmente, che per sconfiggere la mafia non è sufficiente arrestare, inquisire e condannare i mafiosi. È indispensabile creare le condizioni per distruggere quelle relazioni. Ma sfortunatamente molti segnali che ci aspettavamo non sono arrivati.

È devastante vedere quanto poco si parli [in questa campagna elettorale] di mafia e corruzione, come se non fossero il problema principale della nostra democrazia. Mi aspettavo più attenzione nei programmi e nella dialettica elettorale. Sono sorpreso che la gente parli, ad esempio, di economia e non riesca a capire che le mafie la inquineranno causando il conseguente impoverimento di tutti quei territori da cui traggono la loro forza.»

Ed il sistema della corruzione, ricorda Di Matteo, è quello che la mafia utilizza per controllare la pubblica amministrazione: «Oggi abbiamo più di 60.000 detenuti nelle carceri italiane, ma quelli condannati per corruzione non raggiungono i 30! E, appunto, quelli sono i crimini con cui [le mafie] riescono a controllare la pubblica amministrazione. Oggi dovrebbe essere nell'agenda politica la lotta senza quartiere contro la mafia e la corruzione, ma sfortunatamente non è così.»

E tanto per togliere qualsiasi dubbio in relazione a quanto sia importante, per le mafie, il rapporto con la politica, Di Matteo ricorda una frase che gli disse Salvatore Cancemi, collaboratore di giustizia, uno di quelli che parteciparono con Riina e Provenzano al tavolo per decidere dove e come uccidere Falcone e Borsellino: «Dottore, Totò Riina, molte volte mi ha detto: "Senza il rapporto con la politica, saremmo stati una banda di sciacalli [criminali comuni]. Lo stato ci avrebbe schiacciato facilmente la testa. Questa è la nostra forza e dobbiamo continuare a coltivarla". Non l'ho mai dimenticato.»

Liberi e Uguali e Movimento 5 Stelle, seppur marginalmente, parlano di mafia e dei problemi legati ai rapporti con la politica. Non è sufficiente. Infatti Partito Democratico e Forza Italia pensano ad un patto post elettorale per formare una coalizione di governo. Ed il Partito Democratico di Renzi non sembra avere problemi di sorta ad accordarsi con il partito di Silvio Berlusconi, "un soggetto che ha pagato economicamente la mafia nel periodo in cui ha ucciso dozzine di persone delle istituzioni."

E non meno scandalo devono suscitare partiti come Lega e Fratelli d'Italia che si propongono agli elettori come fari di legalità, indicando i migranti come il male assoluto, e poi si presentano al voto in coalizione con il partito guidato da "un soggetto che ha pagato economicamente la mafia nel periodo in cui ha ucciso dozzine di persone delle istituzioni."