I crimini dello Stato ebraico nella Striscia di Gaza non si fermano: gli ultimi raid israeliani hanno provocato almeno 22 morti tra i palestinesi nelle ultime ore, inclusi donne e bambini. Nel nord, la situazione è resa ancora più critica da un'interruzione di corrente che mette a rischio la vita di oltre 100 pazienti in un ospedale già colpito dai bombardamenti.

Il campo profughi di Jabalia è stato attaccato duramente lunedì mattina: un missile lanciato da un drone ha ucciso tre persone che stavano cercando cibo vicino alle loro abitazioni. Secondo fonti locali, i corpi delle vittime giacciono ancora in strada, irraggiungibili a causa dei continui attacchi.

Jabalia, sotto assedio da oltre due mesi, è stata descritta dai residenti come un "cimitero", con migliaia di persone prive di accesso a cibo e acqua. La crisi umanitaria non risparmia nemmeno il sud della Striscia: a Rafah, un attacco aereo ha colpito delle persone che erano in fila per acquistare farina, uccidendo almeno 10 civili.

Anche l'emergenza sanitaria ha raggiunto livelli drammatici. All'ospedale Al-Aqsa, nel centro di Gaza, i cadaveri si accumulano nell'obitorio già sovraffollato, mentre tra le vittime dell'ultimo bombardamento nel campo profughi di Bureij si contano nove membri di una stessa famiglia, per lo più donne e bambini.

Hussam Abu Safia, il direttore dell'ospedale Al Kamal Adwan, nel nord, ha lanciato un grido d'allarme: la mancanza di elettricità, acqua e ossigeno mette in pericolo la vita di oltre 100 pazienti, inclusi sei in terapia intensiva, e 14 bambini. I bombardamenti impediscono anche i lavori di riparazione delle infrastrutture danneggiate.

Dall'inizio dell'offensiva israeliana, le autorità sanitarie locali riportano oltre 44.700 vittime nella Striscia di Gaza, con donne e bambini che costituiscono la maggior parte dei deceduti. Gli attacchi colpiscono non solo aree residenziali, ma anche infrastrutture essenziali, rendendo sempre più difficile fornire aiuti umanitari alla popolazione.

Quando finirà il genocidio in corso a Gaza? Non prima dell'inizio della presidenza Trump, secondo quanto riportano molti commentatori. È un punto d'onore cui Netanyahu non vuol venir meno.  

Per questo, in mattinata, l'ufficio del primo ministro israeliano ha smentito le notizie sui progressi nei negoziati su un cessate il fuoco a Gaza.

"Israele - riporta la nota - nega le notizie che riportano che sono stati compiuti progressi nei negoziati su un accordo con Hamas che avrebbe persino preparato un elenco di prigionieri, tra cui quattro americani, da liberare per primi. ...Tali notizie non sono vere. Continuiamo a lavorare costantemente per il ritorno dei prigionieri e siamo molto attenti alla sicurezza delle informazioni al riguardo.Suggeriamo di continuare a fare affidamento sulle informazioni ricevute da fonti approvate".

Secondo un quotidiano qatariota, Hamas avrebbe inviato a Israele un elenco con i nomi dei prigionieri israeliani da rilasciare e le loro condizioni di salute, oltre a un elenco dei prigionieri palestinesi che avrebbero dovuto essere liberati all'interno di un cessate il fuoco che avrebbe dovuto durare 60 giorni, garantendo l'arrivo di aiuti umanitari a Gaza e il ritiro dell'esercito israeliano da alcune zone della Striscia.

 


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