Il criminologo Vincenzo Musacchio: “La ricostruzione post-bellica farà arrivare in Ucraina ancora tanto denaro e sarà un’ulteriore occasione di lucro per le reti transnazionali della criminalità organizzata”. 


Professor Musacchio, prima o poi la guerra tra Russia e Ucraina terminerà e si dovrà pensare alla ricostruzione di un’intera Nazione, secondo lei, esiste già il pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata?

Assolutamente sì. Infiltrazione mafiosa e ricostruzione sono ormai un binomio che oserei definire assiomatico. Tutte le situazioni di crisi sono “manna dal cielo” per le organizzazioni criminali di stampo mafioso. Ricordo che parliamo di multinazionali del crimine che hanno a disposizione oceani di denaro, imprese, professionisti insospettabili al loro servizio e possono influenzare il funzionamento dell’economia, della finanza, della politica e delle istituzioni. L’edilizia e le infrastrutture saranno la breccia principale dalla quale entreranno le mafie. Ci saranno naturalmente anche altri settori come le armi, i migranti, la droga, la gestione dei rifiuti pericolosi post bellici che avranno la loro parte negli affari delle organizzazioni criminali che si divideranno la torta. Le armi destinate all’Ucraina, ad esempio, in parte potrebbero finire alle varie mafie europee. C’è infine la questione del riciclaggio di denaro sporco che le organizzazione mafiose ripuliranno acquistando beni e facendo investimenti nelle zone di guerra. 

Quali saranno secondo lei le mafie che saranno coinvolte?

Non saranno ma sono già coinvolte. Senza dubbio alcuno le mafie ucraine e quelle russe che, a differenza degli Stati, non si fanno la guerra ma si accordano per fare affari. Ci saranno, inoltre, tutte le mafie appartenenti agli Stati che stanno già finanziando e finanzieranno la ricostruzione. La guerra in Ucraina determinerà profili di operatività della criminalità organizzata che creerà una rete criminale finalizzata a spartirsi i diversi settori dove ci sarà da lucrare.

Quali sono i grimaldelli che utilizzeranno per infiltrarsi?

Entreranno sicuramente in un rapporto sinallagmatico con le imprese e il mondo della finanza in modo tale da produrre vantaggi reciproci, consistenti, per l'impresa e la finanziaria, nell'imporsi sul territorio in posizione dominante e, per il sodalizio criminoso, nell'ottenere profitti, servizi o utilità.  La corruzione sarà la chiave universale utilizzata. Le mafie hanno sempre denaro a disposizione e lo utilizzeranno per accrescere il loro potere e i loro patrimoni. In Ucraina, purtroppo, è presente un livello di corruzione sistemica e organizzata in cui sono attivi non solo mafiosi ma anche imprenditori, politici, funzionari pubblici, esponenti delle istituzioni. La corruzione politica, molto radicata ed estesa, farà da anello di congiunzione con la criminalità organizzata e creerà molti varchi per le infiltrazioni.

Cosa si potrà fare per impedire che questo tipo di infiltrazioni accada?

La ricostruzione nelle zone colpite dalla guerra andrebbe controllata direttamente dalla magistratura evitando di affidarsi ad aziende sconosciute o magari costituite ad hoc. Per evitare o perlomeno ridurre il rischio di infiltrazioni mafiose occorrerà diffidare di soggetti che non sono in grado di garantire capacità tecnica, competenza e soprattutto rispetto della legge nell’esercizio dell’attività imprenditoriale di ricostruzione. Massima attenzione nei settori in cui la criminalità attecchisce: edilizia, trasporti, noleggi, demolizioni, deposito di materiali pericolosi, la cui rimozione e smaltimento richiedono competenze specifiche che non si possono improvvisare. Un modo per prevenire questo pericolo potrebbe essere la gestione decentrata dei fondi. Potrebbero essere gestiti direttamente dagli Stati che finanzieranno la ricostruzione sotto il controllo della Corte dei Conti. La tracciabilità dei finanziamenti erogati e il monitoraggio di imprese e attività economiche incrociando le tante banche dati esistenti potrebbe essere una ulteriore soluzione del problema. Più che un allarme fine a se stesso, quanto sto consigliando è un invito a non sottovalutare questo rischio, a non farsi trovare impreparati come è accaduto purtroppo spesso in passato.

L’Unione europea ha gli strumenti per impedire in Ucraina le infiltrazioni mafiose provenienti dai propri Stati membri?

L’Unione europea non ha ancora tutti gli strumenti necessari per evitare infiltrazioni mafiose in Ucraina. Gli aiuti che i governi nazionali e le istituzioni europee e internazionali si apprestano a mettere in campo per fronteggiare la tragica situazione economico-sociale che l'Ucraina sta vivendo a causa della guerra, rappresentano un'immissione di risorse pubbliche sicuramente superiore a quella registrata dopo la seconda guerra mondiale. Le mafie che si muoveranno per questo fiume di denaro sono tra le più potenti al mondo. Parliamo di ‘ndrangheta, di mafia russa, di mafie turche, cinesi, serbo-croate.  Il lavoro da fare in Europa sfortunatamente è ancora tanto.

Lei da esperto pensa che si potrà vincere questa partita contro le mafie?

La partita potrà esser vinta se sapremo arginare l’accaparramento da parte di imprese mafiose degli aiuti nazionali, europei e internazionali. Si dovrà prestare particolare attenzione al settore economico-finanziario, dove occorrerà scongiurare che si abbassino la tutela di legalità ed i controlli per la partecipazione agli appalti. A mio parere risulterà importantissimo e fondamentale il ruolo di vigilanza diffusa ad opera di tanti cittadini ucraini che, dal basso, potranno collaborare con le istituzioni pubbliche affinché mafiosi, corrotti e corruttori restino lontani dalla ricostruzione del loro Paese.

 

Vincenzo Musacchio, criminologo, docente di strategie di lotta alla criminalità organizzata transnazionale, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). È ricercatore indipendente e membro dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni Ottanta. È tra i più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali. Esperto di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto europeo di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative in ambito europeo.