Più di due mesi fa la sconfitta dello Stato di diritto è stata presentata pubblicamente attraverso un report speciale sulla mafia andato in onda su La7 con un titolo ambiguo: Fantasmi di mafia. Il collaboratore di giustizia Salvatore Baiardo rilascia una intervista oserei dire dai contenuti audaci e provocatori che si sono rivelati a distanza di poco tempo un’anticipazione di quanto stava accadendo dietro le quinte di uno squallido teatro. Per questo ripeto che ciò che viene “spacciata” per vittoria in realtà è stata una sconfitta per lo Stato di diritto e per tutti i cittadini onesti.
La mafia ha mandato un messaggio chiaro e diretto a quello “stato” che certo non rappresenta dignitosamente i cittadini soprattutto coloro che onestamente ogni giorno affrontano la vita con coraggio e spirito di sacrificio per guadagnarsi quel poco che gli viene posto nel piatto da un sistema economico parassita ed egoista.
Invece ha parlato ed è stato compreso da coloro che in questo sfortunato Paese hanno assorbito la “mentalità mafiosa” e operano all’interno delle istituzioni giurando fedeltà alla Costituzione per poi tradirla per convenienza; a coloro che hanno venduto la loro dignità e la loro libertà per uno stipendio immeritato perché frutto di un illecito accordo; a coloro che tradiscono la fede pubblica disinformando, manipolando la verità, deviando le coscienze, tradendo la fiducia in loro riposta rendono possibile l’ingiustizia nei confronti di coloro che non stanno al gioco sporco e combattono per difendere i propri principi e i diritti degli ultimi pagando un prezzo altissimo.
La mafia non è stata sconfitta, anzi! Ha dimostrato di essere più forte di prima presentandosi a trattare pubblicamente con lo “stato servo”. Baiardo ha avuto l’incarico di far sapere a tutti che era in corso una trattativa tra Matteo Messina Denaro e la solita “cricca istituzionale” con la quale la mafia convive, fa affari e per conto della quale ha fatto anche lavori sporchi e assunto colpe che non aveva da più di settant’anni. Parla per ipotesi: ipotizza che Matteo Mssina Denaro è malato; che sta trattando direttamente con i suoi "compagni di merenda istituzionali" la sua consegna volontaria, che nell'accordo, come contropartita vi è l'uscita di mafiosi dal regime del carcere duro. Verrà inscenato un (falso) arresto clamoroso frutto di indagini scrupolose con tanto di soffiata per far contenti i cittadini e tranquillizzarli che stanno in mani sicure con un governo di destra. Afferma che "le trattative" non si sono mai fermate e mai si fermeranno e che quel legame mefitico continuerà indefinitamente e, purtroppo, gli si può prestar fede perché si tratta di “piccioli”.
Sul piatto la mafia pone le sue immense ricchezze da ripulire e aumentare esponenzialmente attraverso investimenti di ogni genere - provocando gradualmente l’avvelenamento del sistema economico sano - e come contro partita vuole garanzie di impunità e soprattutto piena libertà di movimento.
Baiardo ha dimostrato pubblicamente che la mafia può trattare direttamente con uno Stato debole perché corrotto e da sempre suo complice. Il gotha economico imprenditoriale e politico nazionale va a braccetto con le mafie in un connubio mortale per lo Stato di diritto che continuerà a generare miseria, degrado e che lo condurrà nel baratro di una irreversibile decadenza.
Chi altri ha interesse oltre alla mafia ad annientare lo Stato di diritto sovvertendo l'assetto democratico ed economico dell’Italia onde privarla di qualsiasi potere contrattuale sia interno che internazionale? Conviene soprattutto agli USA che hanno fatto entrare nel “gioco grande del potere” la mafia fin dal 1946 per curare i propri interessi e quelli dei suoi alleati europei nel bacino del Mediterraneo. L’Italia è stata relegata al ruolo della “serva” dal quale non le sarà concesso di riscattarsi: Draghi ha preparato l’entrata del governo di destra che completerà il programma della loggia P2. La politica espansionistica statunitense in questi ultimi anni ha mutato i quadri geopolitici, militari ed economici in Europa e in Medio Oriente rivalutando dal punto di vista strategico l’area mediterranea dove la Sicilia ritornerà ad essere un riferimento importante per i suoi esclusivi interessi. La situazione bellica tra Russia e Ucraina ha sicuramente accelerato una decisa restaurazione dei ruoli e delle dipendenze nell'area mediterranea.
Per trent’anni Matteo Messina Denaro ha vissuto una latitanza tranquilla e confortevole, credere che questa situazione è stata frutto di una geniale strategia di "occultamento di persona" significa essere "ingenui", che sia stato aiutato dalla "borghesia mafiosa" era scontato ma manca un elemento determinante per completare il quadro, la complicità istituzionale. Durante questo arco di tempo lunghissimo Messina Denaro ha portato a termine il suo compito: trasformare la mafia stragista in una potenza economica guidata da una nuova generazione di “capi” istruiti nelle migliori università del mondo. Oggi la possiamo definire - senza temere di essere smentiti - una multinazionale che trae un’immensa ricchezza liquida dal crimine, che non uccide più i suoi rivali perché preferisce strangolare lentamente le economie dei Paesi, può acquisire altre multinazionali e interi settori economici ma così facendo gradualmente arriverà a prostrare il mondo ai suoi piedi.
Attualmente la sua primaria e praticamente inesauribile fonte di ricchezza priva di oneri è il traffico di stupefacenti. Da questo mercato infame ricava miliardi che deve riciclare, le banche non gli bastano più, gli occorre investire nell’economia sana infettandola inesorabilmente. Originariamente l’affare che l’ha fatta evolvere fiancheggiando i servizi segreti nostrani e stranieri fu il traffico di armi, questo ha dato inizio alla sua ascesa finanziaria e politica. Abbiamo lasciato sviluppare un morbo mortale che sta contaminando progressivamente l’economia mondiale. Oggi la “nuova mafia” non ha bisogno di fare stragi per farsi ascoltare dai vertici dello "stato", le basta mandare in onda in prima serata l’intervista del suo messaggero.
La mafia di Riina e Provenzano non esiste più, ce n’è un’altra più temibile che opera nelle borse mondiali e, spostando i suoi capitali, può far crollare economicamente una multinazionale e anche un Paese più o meno fragile.
È un’entità indefinita, non ha regole di alcun genere, riesce a raggirare ogni ostacolo, travolge vite e principi usando il denaro come arma.
Le mafie sono entrate nelle nostre vite ma la maggior parte preferisce ignorarlo e fa molto male perché prima arrivano i soldi poi arriveranno i loro rappresentanti: solo allora si renderanno conto che la loro miopia, vigliaccheria e opportunismo li ha resi schiavi di un sistema criminale che li sfrutterà spietatamente. La mafia si è diffusa sul tutto il territorio nazionale in maniera così sfacciata con l’entrata in politica di Berlusconi, lo posso ben dire perché ho visto il paese in cui vivo cambiare in peggio: oggi le attività commerciali che servono per riciclare denaro sporco sono numerose e godono della piena “disattenzione” delle “forze dell’ordine” locali. Vi è un punto di spaccio con tanto di cartello a 30 metri dalla caserma dei carabinieri; ci sono marescialli compiacenti che elaborano informative diffamanti per screditare le persone scomode che “disturbano” le attività delle cricche politiche ( soprattutto di destra).
I fatti accaduti alla scuola Diaz di Genova e tanti altri episodi di violenza e malcostume venuti alla luce e altri che rimarranno sconosciuti testimoniano il clima di violenza che sta travolgendo la vita di cittadini inermi ciò dimostra che lo Stato ha come minimo due facce, triste chi scopre e sperimenta quella nascosta.
Il caso di Stefano Cucchi è emblematico: viene ucciso di botte un cittadino in custodia dello Stato che ne deve garantire la salute e il rispetto dei suoi diritti, gli autori di tale crimine falsificavano i verbali per scaricare la responsabilità sulle guardie carcerarie che hanno passato anni in tribunale e a pagare parcelle agli avvocati.
Grazie alla legge sui collaboratori di giustizia abbiamo potuto conoscere una parte delle verità inconfessabili che hanno segnato tragicamente la vita di troppi cittadini: hanno parlato quelli “brutti, sporchi e cattivi” ma nessuno dei “sepolcri imbiancati” (della politica, dell’apparato permanente istituzionale e dell’imprenditoria) che hanno curato la regia delle stragi e dei tentati golpe negli anni di piombo hanno aperto bocca.
Spatuzza non fu creduto quando testimoniò in udienza: «Graviano mi disse che avevamo ottenuto tutto quello e questo grazie alla serietà di quelle persone che avevano portato avanti questa storia, che non erano come quei quattro “crasti” socialisti che avevano preso i voti dell'88 e '89 e poi ci avevano fatto la guerra. Mi vengono fatti i nomi di due soggetti: di Berlusconi, Graviano mi disse che era quello del Canale 5». L'altro personaggio era Dell'Utri.
Su Berlusconi & C. è stato scritto e detto molto, celebrato processi durati anni quando era dovere di tutte le persone di buona volontà buttarlo fuori a calci dalla politica non votandolo, anche per esperienza personale, posso ben dire che ha distrutto il futuro di questo Paese e soffocato ogni speranza di cambiamento positivo.
Oggi siamo di fronte ad una svolta, sono cambiati gli assetti e le condizioni che hanno governato finora le scelte politiche, economiche e militari del Paese. Cosa ci riserva il futuro? Bisogna attendere per vedere chi uscirà dal 41 bis.
Il permanere di questa situazione ci sta trascinando tutti alla rovina, chi prima e chi dopo, inoltre devo confessare che è difficile per me immaginare cosa presenterà il futuro alle nuove generazioni.
Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola. (Giovanni Falcone)