PREMIATA NEL CONCORSO “IL PARNASO – PREMIO ANGELO LA VECCHIA” È STATA SEMPRE ATTENTA AL DIALOGO INTERCULTURALE. IL CORDOGLIO DEL PROF. CALOGERO LA VECCHIA.

Nata il 16 settembre 1947 nel villaggio di Bammatyurt, nel distretto di Khasavyurtovskij, Shayit-Khanum ha dedicato la sua vita alla poesia, alla traduzione e al giornalismo. La sua produzione letteraria, in lingua kumyk e russa, si distingue per una straordinaria capacità di coniugare motivi lirici e civici, arricchiti da una visione del mondo profonda e originale. La poetessa è stata membro dell’Unione degli Scrittori dell’URSS dal 1982 e ha rappresentato un punto di riferimento per la cultura kumyk e daghestana.

La poetessa Shayit-Khanum Arslanaliyevna Alisheva, è stata premiata con la menzione d’onore nell’ambito della quarta edizione (2019) del Concorso Internazionale di Poesia “Il Parnaso – Premio Angelo La Vecchia”. Il riconoscimento è stato assegnato per il componimento “Casa in attesa”, un'opera che riflette la profondità del suo animo e la sua visione poetica unica.

Tra le sue opere più celebri si annoverano raccolte di poesie come “Calore della palma” (1975), “Canzone sulla strada” (1981) e “Piangi, ama, ricorda” (1996). Inoltre, la sua produzione si è estesa anche alla letteratura per l’infanzia, con titoli come “Casa su un asino” (1990). Le sue poesie sono state tradotte in numerose lingue e incluse in antologie internazionali, rendendola ambasciatrice della cultura del Daghestan nel mondo.

Oltre al premio “Il Parnaso”, Shayit-Khanum Alisheva è stata insignita del Premio di Stato della Repubblica del Daghestan per il libro “Gyasiret-Nome” (“Confessione di un’anima che soffre”) nel 2023, e ha ricevuto l’Ordine “Per meriti alla Repubblica del Daghestan” nel 2018. La sua carriera è stata coronata da prestigiosi riconoscimenti, tra cui la medaglia Rasul Gamzatov e il Premio Letterario di Stato intitolato alla Federazione Russa Rasula Gamzatova.

La poetessa è stata anche una figura attiva nella promozione della cultura kumyk, ricoprendo ruoli di rilievo come capo della sezione Kumyk dell’Unione degli Scrittori del Daghestan e vicepresidente del Movimento Popolare di Kumyk “Tenglik”. La sua partecipazione a congressi internazionali, come quelli tenutisi a Kazan, Ankara e Strasburgo, testimonia il suo impegno per il dialogo interculturale.

La sua recente scomparsa, avvenuta all’età di 78 anni, rappresenta una grande perdita per il mondo letterario e culturale. Il Consiglio e la Segreteria dell’Unione degli Scrittori del Dagestan, insieme alle redazioni delle riviste letterarie repubblicane, hanno espresso le loro più sentite condoglianze alla famiglia e agli amici di Shayit-Khanum Alisheva.

Il professor Calogero La Vecchia, direttore artistico del Concorso “Il Parnaso – Premio Angelo La Vecchia”, ha dichiarato: “La scomparsa di Shayit-Khanum Alisheva è una perdita incolmabile per la letteratura internazionale. La sua poesia, intrisa di profondità e sensibilità, continuerà a ispirare generazioni di scrittori e lettori in tutto il mondo. Siamo onorati di aver avuto l’opportunità di celebrare il suo talento nell’ambito del nostro concorso.”

La sua eredità poetica continuerà a ispirare generazioni di lettori e scrittori, mantenendo vivo il suo spirito indomito e la sua visione del mondo.

Questa la poesia premiata nella IV edizione 2019 del Concorso “Il Parnaso – Premio Angelo La Vecchia”. Una poesia di straordinaria intensità emotiva e simbolica che sembra essere una pagina del suo testamento che fa della Memoria una umanità perpetuata.

CASA IN ATTESA

Senti come i cancelli piangono,
soppressa dall’erba giace la corte,
e il vento, come un’anima di cane,
sbatte una catena vuota,
abbaia sulla mangiatoia vuota
e chiede a essa di bere.

La grondaia intagliata e decorata
guarda verso l’abisso delle finestre,
immagina la vernice e sospira,
e nei sogni tutta la notte inspira
il dolce aroma della vernice fresca.
I gradini neri tremano.

Il volto degli antichi passi
è stato dimenticato dal vecchio portico.
Una stretta fessura tra le assi del pavimento
sbircia come un occhio stupito,
e il sangue rappreso dell’argilla
si sbriciola sul vecchio battiscopa.

Il focolare triste non fuma.
Là una brace soffre nell’oscurità,
alzando due mani al cielo
e imbiancata di dolore.

E sopra, su un pilastro intagliato,
pende un kumuz.*
Un soffio di vento -
e le corde tremano debolmente,
sfavillando nel buio.

L’anima ha abbandonato la dimora -
e la casa muore nell’attesa.
Così, che la mia poesia
perpetui la sua leggenda.

*Il kumuz è uno strumento musicale tradizionale.