Nel pomeriggio di giovedì, il senatore Armando Siri, al centro di uno degli oramai innumerevoli scontri che vedono sempre più divisi gli "alleati" Lega e 5 Stelle, aveva rilasciato la seguente dichiarazione:

«Dal primo momento ho detto di voler essere immediatamente ascoltato dai magistrati per chiarire la mia posizione. La disponibilità dei magistrati ad essere ascoltato c’è e confido di poterlo fare a brevissimo.

Sono innocente, ribadisco di avere sempre agito correttamente, nel rispetto della legge e delle Istituzioni, e di non avere nulla da nascondere. Proprio per questo, vivo questa situazione con senso di profonda amarezza. Confido che una volta sentito dai magistrati la mia posizione possa essere archiviata in tempi brevi.

Qualora ciò non dovesse accadere, entro 15 giorni, sarò il primo a voler fare un passo indietro, rimettendo il mio mandato, non perché colpevole, bensì per profondo rispetto del ruolo che ricopro».

In base a quanto aveva detto, sembrava che la modalità scelta per l'addio di Siri all'incarico di sottosegretario al Mit fosse stata concordata con 5 Stelle e Conte, come via d'uscita che avrebbe accontentato tutte le parti in commedia, termine quanto mai appropriato visto che la querelle in atto altro non è che una vera e propria farsa.

Ma il presidente del Consiglio Conte, c'è da immaginare su mandato dei 5 Stelle, ha subito dopo organizzato una conferenza stampa a Palazzo Chigi per parlare del caso Siri.



Dopo una lunga premessa, il premier Conte ha detto: «Ho sempre rivendicato per questo governo un alto tasso di etica pubblica ... è normale ricevere suggerimenti per modifiche o introduzione di norme da parte di soggetti terzi, anche imprenditori ... ma come governo abbiamo la responsabilità di discernere e valutare se queste proposte abbiano carattere di generalità o se avvantaggino il tornaconto di singoli. ... Nel caso di Siri la norma da lui proposta non era generale e astratta. Per questo ho valutato la necessità di dimissioni del sottosegretario».

Conte ha poi aggiunto di aver appreso della dichiarazione di Siri, ma di non ritenerla significativa, oltre che utile all'azione dello stesso Governo, aggiungendo anche - in base alla sua esperienza di avvocato - che è pure inutile, visto che in questa fase dell'inchiesta i magistrati non potrebbero certo scagionarlo.

In seguito a tutto questo, pertanto, il premier ha detto che nel prossimo Consiglio dei ministri, il numero 58, metterà all'ordine del giorno anche la proposta di revoca della nomina a sottosegretario di Siri.

La reazione dei due vicepremier sul caso Siri riportata dalle Agenzie.

Questa è quella di Matteo Salvini, rilasciata prima della conferenza stampa di Conte: «I magistrati sono pronti ad incontrarlo e dimostrerà la totale estraneità ad una vicenda surreale dove due tizi parlavano di lui senza che sia stato fatto nulla. In un Paese civile funziona così. Lascio a Conte e Siri le loro scelte. A me va bene qualunque cosa, se me la spiegano».


Questa è quella di Luigi Di Maio rilasciata a Otto e Mezzo, in cui il vicepremier ha fatto ricorso all'invito di Conte di non utilizzare la vicenda Siri in senso politico "per cantar vittoria": «Non esulto e non credo sia una vittoria. Detto questo sono contento che il Governo ora possa andare avanti perché il caso Siri si chiude.

È un problema che poteva risolversi qualche giorno fa con un iniziativa del singolo e senza coinvolgere i vertici del Governo. Quando si mette un faro sui casi di corruzione è perché ci sono i soldi dei cittadini in ballo. Difendiamo i soldi dei cittadini.

Voglio fare un appello. Chiuso il caso Siri: vediamoci, parliamoci, e lavoriamo il più possibile per il bene degli italiani. Conosco la Lega e Salvini da alcuni mesi, hanno intelligenza e buon senso: credo che aprire una crisi di Governo su un sottosegretario accusato di corruzione non dia una bella immagine».


Ma se Di Maio è sicuro che Salvini sia tanto "intelligente" da non aprire una crisi di Governo sul caso Siri, perché allora appellarsi al suo buon senso, anche prima che il ministro dell'Interno si sia espresso in merito?