Ieri il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, aveva dato appuntamento ai suoi sostenitori martedì su Canale 5, dove alle ore 9:20 (i secondi non sono stati comunicati) sarebbe stato intervistato nella trasmissione Mattino 5.
Un invito assolutamente dovuto, perché le dichiarazioni di Toninelli, almeno in parte, non sono state così scontate. Che cosa ha detto di così interessante? Questo passaggio sulla vicenda del sequestro dei migranti sulla nave Diciotti, che ha portato il suo collega di Governo, Matteo Salvini, alla richiesta di rinvio a giudizio da parte del Tribunale dei ministri di Catania su cui il Senato è chiamato a dare o meno il via libera.
«Abbiamo preso insieme io, il presidente del Consiglio e l'intero governo - ha detto Toninelli - la decisione sul caso Diciotti. Se processano Salvini devono processare anche me e l'intero governo. Se dovessi essere indagato anch'io, significa che è una giusta e corretta responsabilità di tutto il governo.»
Lasciando da parte la logica che sta dietro alle affermazioni di Toninelli e alla costruzione del suo pensiero, su cui è meglio non avventurarsi, rimane comunque la sostanza di quanto ha dichiarato.
Quindi, al di là di quando e come tale decisione sia stata discussa nel Governo, da chi e con chi, resta il fatto che il gruppo 5 Stelle al Senato è chiamato a votare No alla richiesta di rinvio a giudizio per Matteo Salvini.
Una vera e propria notizia, perché la decisione politica che sta alla base di tale scelta contraddice tutto quanto i 5 Stelle avevano propagandato finora in relazione a casi simili.
Infatti, solo pochi giorni fa, Gianluigi Paragone aveva detto che i 5 Stelle, proprio in base a come si erano sempre comportati in passato, non avrebbero negato ai giudici di decidere se Salvini avesse o meno commesso un reato. Toninelli ha detto invece che i 5 Stelle negheranno l'autorizzazione.
Ma c'è anche un altro aspetto grave che, implicitamente, viene tirato in ballo da Toninelli e riguarda l'autonomia dei parlamentari 5 Stelle. Secondo il Movimento, il Parlamento è sovrano. In questi primi mesi di governo, abbiamo visto che anche in questa legislatura il Parlamento è succube delle decisioni del Governo. Non solo. In base a quanto si può interpretare dalle parole del ministro delle Infrastrutture, i gruppi parlamentari 5 Stelle non hanno alcuna autonomia e non possono discutere e prendere alcuna decisione in relazione a qualunque tema. Devono solo votare ciò che dice loro Di Maio. Una bella contraddizione per come loro stessi si erano descritti e proposti in passato.
Nonostante il diretto interessato della vicenda Diciotti, Matteo Salvini, rilasci dichiarazioni rodomontesche al riguardo del rinvio a giudizio facendo intendere che a lui non importerebbe nulla, la realtà sembra essere diversa, visto che in ogni occasione parla della vicenda, cercando di giustificarsi con questa tesi, espressa anche in una recente intervista a RTL 102.5: «Non ha precedenti che un ministro venga indagato e rischi la galera per aver difeso i confini del proprio Paese. Sono tranquillo, e lo rifarei, perché so di aver agito in base alla Costituzione e nell'interesse degli italiani.»
Tesi ribadita anche in una lettera al Corriere: «La mia vicenda è strettamente legata all'attività di ministro dell'Interno e alla ferma volontà di mantenere gli impegni presi in campagna elettorale. Non intendo sottrarmi al giudizio, ma mi accusano di sequestro di persona impedendo lo sbarco in virtù dell'essere ministro dell'Interno. Il reato contestato, insomma, non sarebbe stato possibile se non fossi stato ministro. Il contrasto all'immigrazione clandestina costituisce preminente interesse pubblico. Inoltre, il governo italiano, non Salvini, ha agito per ottenere un'equa ripartizione degli immigrati a bordo della Diciotti.»
Quindi da quello che possibile capire, interpretando la posizione di Salvini, il ministro non è così sereno riguardo al fatto di essere rinviato a giudizio, cosa che pertanto vuole assolutamente evitare. Inoltre continua a sostenere, di aver agito supportato dal suo ruolo istituzionale, tramite il quale ha dato seguito ad una decisione politica già espressa in campagna elettorale.
Ma a Salvini e a chi lo sostiene - anche dentro il Governo - sembra completamente sfuggire un particolare che non è affatto di poco conto. Infatti, se un governo dovesse giustificare le proprie azioni in base alle proprie convenienze politiche rischierebbe, ovviamente e paradossalmente, anche di agire al di là della legge che invece dovrebbe far rispettare.
Un governo ed i suoi ministri possono agire, infatti, solo in base alla legge vigente. Se ritengono che questa possa limitarne le decisioni, hanno tutti gli strumenti per cambiarla. Non esiste in nessun Paese che si definisca democratico che un ministro faccia sequestrare delle persone, quando tale compito è affidato alla magistratura che agisce in base a precise norme di legge. E non esiste neppure che un Governo, di un Paese che pretende di definirsi democratico, non capisca una simile banalità.