Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sembra essere pronto a siglare un accordo per il rilascio dei detenuti israeliani nelle mani di Hamas. Lo ha dichiarato il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, durante una conferenza stampa che ha tenuto oggi a Tel Aviv, in quello che è il suo settimo viaggio in Israele in qualità di rappresentante dell'amministrazione Biden.
Negli ultimi mesi, Israele ha consolidato la propria posizione militare e diplomatica, con operazioni che hanno indebolito le infrastrutture terroristiche nella regione. Questo nuovo equilibrio, secondo Sullivan, sta creando condizioni favorevoli per un accordo che potrebbe essere raggiunto già entro la fine del mese.
"Hamas adesso è più isolato", ha detto Sullivan, sottolineando il ruolo strategico avuto dal cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah nel modificare la posizione del movimento di resistenza palestinese al tavolo delle trattative. L'obiettivo, come ha spiegato il consigliere di Biden, è ottenere quanto prima un'intesa concreta senza rimandare oltre, smentendo le ipotesi che Netanyahu non accetterà un cessate fino all'insediamento di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, il prossimo 20 gennaio.
Sullivan ha rimarcato che i successi ottenuti da Israele negli ultimi mesi avrebbero minato la capacità operativa dei principali "gruppi terroristici nella regione, incluso Hezbollah", rafforzando la posizione negoziale di Israele e contribuendo a ridefinire gli equilibri di potere in Medio Oriente. "Israele è più forte, l'Iran è più debole", ha sottolineato Sullivan, attribuendo una parte del merito a una collaborazione strategica tra Washington e Gerusalemme.
Durante il suo discorso, Sullivan ha annunciato che si recherà presto a Doha e al Cairo per proseguire i colloqui e accelerare le trattative. Il suo obiettivo è chiudere un accordo entro la fine del mese, sottolineando che la finestra temporale per un'intesa è stretta, ma concreta.
Nella proposta di accordo che sarà nuovamente discussa in Qatar sarebbe inclusa la condizione che le IDF non si ritireranno dalla Striscia di Gaza, anche se non è chiaro se tale possibilità abbia o meno un "orizzonte temporale".
Il cessate il fuoco in Libano e la caduta di Assad, con l'aviazione israeliana impegnata a bombardare l'arsenale dell'esercito siriano, secondo il quotidiano Yedioth Ahronoth avrebbero convinto lo Stato ebraico ad attaccare gli impianti nucleari in Iran, per prevenire la possibilità che Teheran si possa dotare di un arsenale nucleare, anche a seguito degli ultimi sviluppi della situazione in Medio Oriente.
Nel frattempo, il morale esercito dello Stato canaglia di Israele continua a perpetrare i propri crimini a Gaza dove oltre a giornalisti e operatori umanitari sta assassinando anche il personale sanitario.
Un portavoce dell’ospedale Al-Awda, nel nord di Gaza, ha riportato che un medico dello staff è stato colpito mentre si recava al lavoro ed è deceduto a causa delle ferite, nonostante i disperati tentativi dei colleghi di salvarlo. Gli operatori sanitari sono protetti dal diritto umanitario internazionale e non dovrebbero mai, in nessun caso, essere presi di mira.
Ma essendo degli ebrei e non dei musulmani a compiere tali crimini, in occidente si applaude e si giustifica ciò che a parti invertite si è sempre condannato.
Inutile aggiungere che quanto sta accadendo a Gaza ha come finalità la volontà genocidaria dello Stato ebraico di scacciare i palestinesi anche dagli ultimi lembi di terra loro rimasti, quelli di cui ancora i nazisionisti non si sono impadroniti.
Per chi avesse qualche dubbio in proposito, in Cisgiordania i terroristi ebrei, che vengono spacciati per coloni, sostenuti da criminali dello stampo di Ben Gvir e Smotrich, hanno recentemente affisso dei manifesti (immagine in alto) sulle strade principali della Cisgiordania dove in arabo è scritto "Non c'è futuro in Palestina", insieme ad un'immagine dei residenti di Gaza in marcia durante una delle infinite evacuazioni cui sono stati sottoposti.