"L’ADDESTRAMENTO ACCELERATO DEI MILITARI FORSE PEGGIORERÀ ADDIRITTURA LE COSE. Quei carri armati non cambiano le sorti di una guerra impossibile da vincere".

Questo il titolo scelto dal quotidiano Avvenire del 29 gennaio 2023. All'interno dell'articolo di Francesco Palmas una interessante analisi della situazione:

"Eccellenti sulla carta, i carri armati promessi a Kiev sono tutt’altro che infallibili. Difficili da comandare, non sono mezzi pronti all’uso. Per prepararne gli equipaggi, gli eserciti Nato impiegano mesi e mesi: fra i 5 e gli 8 li dedicano all’istruzione di base e altri 5 li incentrano sulle manovre in unità. Accelerare l’iter è solo foriero di disastri. E infatti il Pentagono non si illude. Ha tentato di dissuadere fino all’ultimo il presidente Joe Biden, perché ha capito che la fretta ucraina annuncia fallimenti. Purtroppo il presidente Volodymyr Zelensky ha le sue priorità, incompatibili con la razionalità. Le sue difese nel Donbass stanno cedendo. E la diversione russa a sud sta fagocitando soldati preziosi per attaccare altrove, a Kremnina in primis. Le nuove armi occidentali permetteranno un balzo, ma i 50mila ucraini che le useranno saranno appena sufficienti a colmare le perdite. E i carri non risolveranno tutti i mali. Urgono, nessuno lo nega. Ma saranno pochi e non arriveranno al fronte subito. Altro che controffensiva di primavera. Gli ostacoli sono tanti. Quando pronti, bisognerà incamminare i mezzi verso est e farli arrivare integri dove servono, perché c’è l’ostacolo Dnepr, enorme barriera naturale, spazzata dall’artiglieria russa. L’Armata Rossa ha carte da giocare. I suoi satelliti Liana sono puntati di continuo sull’emisfero terrestre settentrionale. Sorvegliano i rifornimenti per l’Ucraina, individuando oggetti piccoli quanto una bicicletta. Le colonne di carri saranno prede per gli elicotteri d’attacco, specie sui ponti fluviali, anche se viaggeranno camuffati.

I Leopard e gli Abrams potrebbero trovare pan per focaccia pure al fronte. I T-90 e gli Armata che li attendono li equivalgono, in una guerra ormai impossibile da vincere con le armi, perché nemmeno i russi se la passano bene: dal 24 febbraio, hanno perso in battaglia oltre 1.634 carri. Un’ecatombe che non ha risparmiato i tank più evoluti, a riprova che le armi taumaturgiche sono solo una drammatica illusione. Certo, i Leopard 2 promessi dalla Germania sono temibili: ne arriveranno 14 a breve e più di 130 nel 2024, se mai Olaf Scholz pagherà all’azienda Rheinmetall i lavori per rimetterli in sesto. Ci attendono forse anni di guerra?

I carri di Varsavia e di alcuni altri “mecenati” potrebbero invece creare più problemi che rimedi: sono sempre Leopard tedeschi, ma di un modello imperfetto, identico a quello schierato dai turchi in Kurdistan e finito spesso in pasto ai missili anti-tank dello Ypg. Un monito sinistro per gli ucraini, perché i polacchi si guarderanno bene dal cedere i loro Leopard migliori, pochi e imprescindibili (10 2PL). Nemmeno gli Abrams saranno infallibili. Consumano troppo e le varianti depotenziate per gli ucraini si discostano parecchio da quelle in mano all’esercito americano, almeno nelle corazze.

Rimpinzare Kiev di tank servirà a poco, perché gli ucraini non hanno uno scudo aereo per proteggerli, né razzi per colpire sistematicamente al di là di 60 chilometri. I russi hanno spostato oltre i depositi di munizioni e di carburanti per i loro cannoni e per i carri. Di questo passo, guidati dalla logica irresponsabile che va per la maggiore, verranno forniti presto a Kiev pure missili più distruttivi. E così il dramma continuerà, senza la ricerca di una pace che fermi la guerra".