"Stamattina ho aperto una Porta Santa, dopo quella di San Pietro, nel carcere romano di Rebibbia. È stata come, per così dire, “la cattedrale del dolore e della speranza”.Una delle azioni che caratterizzano i Giubilei è la remissione dei debiti. Incoraggio pertanto tutti a sostenere la campagna di Caritas Internationalis intitolata “Trasformare il debito in speranza”, per sollevare i Paesi oppressi da debiti insostenibili e promuovere lo sviluppo.La questione del debito è legata a quella della pace e del “mercato nero” degli armamenti. Basta colonizzare i popoli con le armi! Lavoriamo per il disarmo, lavoriamo contro la fame, contro le malattie, contro il lavoro minorile. E preghiamo, per favore, per la pace nel mondo intero! La pace nella martoriata Ucraina, in Gaza, Israele, Myanmar, Nord Kivu e in tanti Paesi che sono in guerra".
Queste le parole del Papa, affacciato su piazza San Pietro, all'Angelus per la festa di Santo Stefano.
Di seguito, invece, è quanto Francesco ha detto in precedenza alla carcere di Rebibbia dove ha aperto una delle porte sante di questo Giubileo e celebrato la Messa.
"Ho voluto spalancare la Porta, oggi, qui. La prima l'ho aperta a San Pietro, la seconda è vostra. È un bel gesto quello di spalancare, aprire: aprire le porte. Ma più importante è quello che significa: è aprire il cuore. Cuori aperti. E questo fa la fratellanza. I cuori chiusi, quelli duri, non aiutano a vivere. Per questo, la grazia di un Giubileo è spalancare, aprire e, soprattutto, aprire i cuori alla speranza. La speranza non delude (cfr Rm 5,5), mai! Pensate bene a questo. Anche io lo penso, perché nei momenti brutti uno pensa che tutto è finito, che non si risolve niente. Ma la speranza non delude mai.A me piace pensare alla speranza come all'ancora che è sulla riva e noi con la corda stiamo lì, sicuri, perché la nostra speranza è come l'àncora sulla terraferma (cfr Eb 6,17-20). Non perdere la speranza. È questo il messaggio che voglio darvi; a tutti, a tutti noi. Io il primo. Tutti. Non perdere la speranza. La speranza mai delude. Mai. Delle volte la corda è dura e ci fa male alle mani … ma con la corda, sempre con la corda in mano, guardando la riva, l'àncora ci porta avanti. Sempre c'è qualcosa di buono, sempre c'è qualcosa che ci fa andare avanti.La corda in mano e, secondo, le finestre spalancate, le porte spalancate. Soprattutto la porta del cuore. Quando il cuore è chiuso diventa duro come una pietra; si dimentica della tenerezza. Anche nelle situazioni più difficili – ognuno di noi ha la propria, più facile, più difficile, penso a voi – sempre il cuore aperto; il cuore, che è proprio quello che ci fa fratelli. Spalancate le porte del cuore. Ognuno sa come farlo. Ognuno sa dove la porta è chiusa o semichiusa. Ognuno sa.Due cose vi dico. Primo: la corda in mano, con l'àncora della speranza. Secondo: spalancate le porte del cuore. Abbiamo spalancato questa, ma questo è un simbolo della porta del nostro cuore.Vi auguro un grande Giubileo. Vi auguro molta pace, molta pace. E tutti i giorni prego per voi. Davvero. Non è un modo di dire. Penso a voi e prego per voi. E voi pregate per me. Grazie".
Parole a braccio dopo la Benedizione finale:
"Adesso non dimentichiamo due cose che dobbiamo fare con le mani. Primo: aggrapparsi alla corda della speranza, aggrapparsi all'àncora, alla corda. Mai lasciarla. Secondo: spalancare i cuori. Cuori aperti. Che il Signore ci aiuti in tutto questo. Grazie".
Parole a braccio pronunciate al termine della Messa:
"Prima di finire, faccio gli auguri di un buon anno a tutti. Che il prossimo anno sia migliore di questo. Ogni anno deve essere migliore. Poi, da qui, voglio salutare i detenuti che sono rimasti in cella, che non sono potuti venire. Un saluto a tutti e a ognuno di voi.E non dimenticate: aggrapparsi all'àncora. Le mani aggrappate. Non dimenticatevene. Buon anno a tutti. Grazie".