Dopo che ieri il Parlamento russo aveva approvato pene più severe per i disertori nel caso di mobilitazione e legge marziale, mercoledì 21 settembre, Vladimir Putin ha pronunciato un discorso in cui ha annunciato di aver firmato un decreto per la mobilitazione parziale a seguito "dell'operazione militare speciale per smilitarizzare e denazificare l'Ucraina e liberare il Donbass, nonché per proteggere la sovranità e l'integrità della Russia".
 
"Per proteggere la nostra Patria, la sua sovranità e la sua integrità territoriale, per garantire la sicurezza del nostro popolo e del popolo nei territori liberati, ritengo necessario sostenere la proposta del Ministero della Difesa e dello Stato Maggiore Generale di condurre una mobilitazione parziale nella Federazione Russa".

Putin ha sottolineato che solo i riservisti saranno le persone che verranno fin da subito richiamate in servizio, cioè coloro che abbiano già svolto il servizio militare, abbiano una qualche specializzazione ed esperienza sul campo. Prima di essere inviati alle proprie unità, tutti i coscritti saranno sottoposti a un nuovo periodo di formazione.

Le attività di mobilitazione parziale inizieranno a partire già da oggi.

Nel suo discorso, Putin ha detto che l'obiettivo dell'Occidente è indebolire e distruggere la Russia, tanto da aver trasformato l'Ucraina in un punto d'appoggio per la sua strategia. Dopo che il regime di Kiev ha pubblicamente rifiutato una soluzione pacifica al problema del Donbass e ha annunciato le sue rivendicazioni sulle armi nucleari, è diventato chiaro che una nuova offensiva era inevitabile, ha dichiarato il presidente russo, dicendosi sicuro che ci sarà anche un attacco alla Crimea, alla Russia.
 
In queste condizioni, la decisione di avviare un'operazione speciale preventiva era l'unica possibile, ha sottolineato Putin. La liberazione dell'intero territorio del Donbass rimane l'obiettivo primario.
 
"La Repubblica popolare di Luhansk è già stata quasi completamente ripulita dai neonazisti. I combattimenti nella Repubblica popolare di Donetsk continuano. Qui, per otto anni, il regime di occupazione di Kiev ha creato una linea profondamente scaglionata di fortificazioni. Un assalto frontale avrebbe pertanto provocato pesanti perdite, quindi le nostre unità, così come le unità militari delle repubbliche del Donbass, stanno agendo in modo sistematico e competente, utilizzando attrezzature, proteggendo il personale e, passo dopo passo, liberando il territorio di Donetsk".
Secondo quanto rivelato da Putin, dopo l'inizio dell'operazione speciale, anche ai colloqui di Istanbul, i rappresentanti di Kiev hanno reagito positivamente alle proposte di Mosca per garantire la sicurezza della Russia e proteggere i suoi interessi. Ma la soluzione pacifica non si addiceva all'Occidente, che avrebbe così dato a Kiev l'ordine di interrompere qualsiasi accordo. Successivamente, l'Ucraina ha iniziato ad essere rifornita di armi ancor più di prima, insieme all'arrivo di "mercenari stranieri".

La politica di intimidazione e terrore del regime di Kiev sta assumendo forme sempre più terribili e barbare e le repressioni contro i cittadini in tutta l'Ucraina si stanno intensificando, ha affermato Putin. In tali circostanze, la Russia sosterrà la decisione che sarà presa dai residenti delle repubbliche di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson sul loro futuro.
 
"Non possiamo, non abbiamo il diritto morale che le persone a noi vicine siano sbranate dai carnefici, non possiamo che rispondere al loro sincero desiderio di determinare il proprio destino. I parlamenti delle repubbliche popolari del Donbass, così come le amministrazioni militari e civili delle regioni di Kherson e Zaporizhzhia, hanno deciso di indire un referendum sul futuro di questi territori e si sono rivolti a noi, alla Russia, con la richiesta di sostenere un simile passo".
Da parte sua, la Russia farà di tutto per garantire condizioni sicure per lo svolgimento dei referendum, in modo che le persone possano esprimere la propria volontà.


Questo è il contenuto del discorso pronunciato questa mattina da Putin. Integrato con le dichiarazioni del ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ecco che cosa farà la Russia per contrastare la controffensiva Ucraina.

Il piano iniziale è di reclutare circa 300.000 riservisti, dei 25 milioni a cui Mosca potrebbe attingere con la mobilitazione generale. Shoigu ha ricordato che i russi avrebbero perso finora 6.000 soldati, mentre il 90% di quelli feriti è guarito ed è tornato tra le fila dell'esercito.

All'inizio di agosto, il Pentagono aveva indicato che la Russia aveva perso fino a 80.000 soldati tra morti, feriti e prigionieri, mentre secondo lo stato maggiore ucraino, il numero delle vittime tra i militari russi avrebbe superato le 55.000 unità.


Adesso un breve riassunto della situazione in Ucraina.

Dopo che il Cremlino ha preso atto che la controffensiva di Kiev è al momento inarrestabile, il portavoce di Putin, Peskov, ad inizio settimana ha dichiarato che da parte di Mosca vi sarà una risposta adeguata in relazione a qualsiasi pretesa di conquista ucraina del territorio russo, compresa la Crimea.

Ieri, la Russia ha annunciato nei prossimi giorni dei referendum il cui esito è già ampiamente scontato, per annettere i territori finora conquistati dal 24 febbraio alla Federazione Russa.

Dopo l'annessione, a logica, la controffensiva ucraina secondo Mosca sarà interpretata come un attacco al proprio territorio e, in tal caso, Putin si sentirà autorizzato a far salire ulteriormente di livello la guerra in corso.

In che modo? Lo vedremo nei prossimi giorni. E vedremo anche come, nell'ordine, gli Stati Uniti, la Nato e l'Europa (oltre agli altri Paesi che formano la coalizione pro Ucraina) decideranno di rispondere all'escalation che, quasi sicuramente, prevedrà l'invio di nuove armi sempre più potenti. 

È l'inizio dell'escalation militare già ampiamente prevedibile e paventata, di cui però nessuno è in grado di indicarne i limiti... e non solo quelli temporali. 

Infine, da notare che quello che potrebbe essere l'inizio di una nuova guerra mondiale avviene mentre a New York si tiene l'annuale Assemblea generale delle Nazioni Unite.