Nelle ultime settimane, il conflitto tra Russia e Ucraina ha attraversato nuove fasi di intensità e, al contempo, di diplomazia. Ma è davvero così che Russia e Ucraina stanno lavorando per la pace? Gli sviluppi più recenti suggeriscono che la via verso un accordo di pace sia ancora lontana, con azioni militari e negoziati paralleli che sembrano non trovare un punto di convergenza.
La notte scorsa, la Russia ha subito uno degli attacchi più massicci da quando il conflitto è iniziato nel febbraio del 2022. La regione di Mosca e altre aree del territorio russo sono state colpite da un attacco a sorpresa lanciato dall’Ucraina. Ben 337 droni sono stati inviati verso obiettivi strategici, con il bilancio di un morto e tre feriti. Il ministero della Difesa russo ha comunicato che 91 droni sono stati abbattuti nella regione della capitale, mentre altri 126 sono stati neutralizzati nella regione di Kursk.
L’attacco ha avuto un impatto significativo anche sui trasporti: voli in entrata e in uscita da aeroporti cruciali come Domodedovo, Sheremetyevo, Vnukovo e Zhukovsky sono stati limitati. Inoltre, il traffico ferroviario alla stazione di Domodedovo ha subito brevi interruzioni. Nonostante le pesanti perdite materiali, l'azione non ha scosso la determinazione della Russia, che ha continuato a fare affidamento sulle proprie capacità difensive.
Mentre la guerra sul campo si intensifica, la diplomazia cerca di trovare spazi di mediazione. Un segnale importante è arrivato da Gedda, dove si stanno tenendo negoziati cruciali tra la delegazione ucraina e quella americana. In particolare, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha incontrato il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman, un incontro che potrebbe segnare un passo significativo verso un futuro di pace. Dopo il colloquio, Zelensky ha espresso ottimismo, affermando che la posizione ucraina durante i negoziati sarebbe stata «costruttiva», con l’obiettivo di trovare una soluzione che possa porre fine al conflitto e creare una pace «affidabile e duratura».
Anche gli Stati Uniti hanno sostenuto i colloqui, con il segretario di Stato americano, Marco Rubio, che ha ringraziato l'Arabia Saudita per il suo ruolo cruciale nel favorire il dialogo. Tuttavia, in un contesto di estrema tensione, anche le sfide tecnologiche emergono come parte del conflitto. Elon Musk ha denunciato un attacco informatico a X, piattaforma di social media di sua proprietà, proveniente da indirizzi IP associati all’Ucraina. Questo episodio sottolinea come anche la guerra cibernetica stia diventando una componente significativa delle ostilità tra i due paesi.
Anche sul piano internazionale si moltiplicano gli incontri diplomatici. Il premier britannico Keir Starmer ha convocato per sabato una videocall tra i leader della cosiddetta «coalizione dei volenterosi», un gruppo di paesi disposti a sostenere l’Ucraina. Questo segna una continuazione degli sforzi per creare un fronte unito contro l’aggressione russa, pur mantenendo un canale aperto per la ricerca di soluzioni pacifiche.
In parallelo, la visita imminente dell'inviato di Donald Trump, Witkoff, a Mosca, evidenzia come anche gli Stati Uniti stiano cercando di esplorare diverse modalità di negoziazione. Le voci su un possibile incontro tra l'inviato e il presidente russo Vladimir Putin alimentano il dibattito su quanto siano reali le possibilità di un cessate il fuoco e un accordo duraturo.
Il contrasto tra le azioni sul campo e i tentativi di negoziato rappresenta una delle contraddizioni centrali di questa guerra. Da un lato, l'Ucraina lancia attacchi a sorpresa e continua a difendere il proprio territorio, mentre dall'altro lato si siede al tavolo dei negoziati cercando di ottenere garanzie per una pace stabile. Le dichiarazioni di Zelensky, che ha sottolineato il supporto saudita e la sua speranza di un risultato concreto, lasciano intendere che la pace rimane un obiettivo primario, ma la guerra continua a essere la realtà quotidiana.
In sintesi, la risposta alla domanda iniziale – «è così che Russia e Ucraina stanno lavorando per la pace?» – sembra essere ambigua. Le azioni sul campo, come l’attacco a sorpresa con i droni, sono chiaramente destinate a mantenere la pressione sulla Russia, mentre i negoziati internazionali, come quelli in corso a Gedda, indicano che esiste ancora un canale diplomatico per risolvere il conflitto. Tuttavia, l’apparente disconnessione tra le azioni militari e gli sforzi diplomatici suggerisce che, nonostante le parole e i tentativi di mediazione, la pace rimane una prospettiva distante in un contesto di continue ostilità e diffidenza reciproca.
Il futuro del conflitto dipenderà non solo dai negoziati, ma anche dalla capacità di entrambe le parti di trovare un terreno comune in un mondo sempre più diviso tra potenze globali. Fino a quel momento, la guerra continuerà a definire il destino di milioni di persone e a mantenere il mondo sull’orlo di un conflitto che potrebbe durare a lungo.