Dopo che il tentativo di giovedì scorso non era andato a buon fine, ieri la Nasa è riuscita ad iniettare aria nel nuovo modulo gonfiabile sperimentale, installato sulla Stazione Spaziale Internazionale.

L'astronauta Jeffrey Williams ha aperto una valvola e ha introdotto aria prima per 22 secondi, e successivamente per altri otto e la struttura è aumentata significativamente di volume, cosa che non era accaduta due giorni prima. I tecnici ritengono che la difficoltà incontrata a distendere gli strati di tessuto sia dovuta al fatto che questi sono rimasti compressi per lungo tempo, prima del lancio del mese scorso.

BEAM (Bigelow Expandable Activity Module), questo il nome del modulo gonfiabile, è una novità assoluta nel suo genere. Realizzato in un materiale simile al kevlar, una volta gonfiato, raggiunge le dimensioni di circa 3 metri per 4 ed un volume di 16 metri cubi, equivalente ad una tenda in grado di ospitare otto persone.

Una volta completamente gonfiato, gli astronauti della stazione spaziale proveranno ad abitarlo per brevi periodi e solo dopo che ne è stata testata la tenuta per almeno due settimane. Il progetto prevede una fase di test della durata di due anni, per verificare la resistenza di BEAM a condizioni spaziali estreme e soprattutto quali potranno essere le conseguenze dell'impatto ad alta velocità di detriti spaziali e delle micrometeoriti che orbitano attorno alla Terra.

Finanziato dalla NASA con uno stanziamenti di quasi 18 milioni di dollari, BEAM è stato costruito dalla Bigelow Aerospace, del magnate dei motel Robert Bigelow, che lo considera il primo passo per la realizzazione in serie di moduli abitativi gonfiabili sia per gli astronauti diretti sulla Luna o su Marte che per turisti in orbita terrestre.